venerdì 3 ottobre 2014

SATANA SERVO DI DIO (Estratto dell'opera di mons. Delasuss "Il Probblema dell'ora presente", Tomo II°) .






 G. de Maistre
Ubi sapiens? Ubi scriba? Ubi conquisitor huius saeculi? esclamava G. de Maistre, usando le parole di S. Paolo, quando vedeva la Rivoluzione, dopo i delitti del Terrore, servirsi dell'Impero per propagarsi in tutta l'Europa. - Dov'è l'indagatore di questo secolo? Dov'è il sapiente capace di penetrarne lo spirito, le vie, le dottrine? Dov'è lo scriba, il poeta, il profeta, che sull'ora presente e al domani, getti la vera e pura luce che farà risplendere sopra di noi il pensiero di Dio, la soluzione che il sovrano Signore prepara alla Rivoluzione?
Questa domanda quanto più è angosciosa oggidì che non lo era al principio del secolo XIX! Allora potevasi ancor credere che la Rivoluzione francese fosse stata principalmente una rivoluzione politica, e che compiuta questa rivoluzione, la società riprendesse il suo assetto. Non è più così ai nostri giorni, pur non considerando che il suo primo periodo. Come dice F. Brunetière: "La grandezza degli avvenimenti supera ed oltrepassa per ogni verso la mediocrità di coloro che son creduti esserne gli autori. La sproporzione tra l'opera e gli operai è prodigiosa. I più famosi fra loro, - un Mirabeau, un Danton, un Robespierre, forse lo stesso Bonaparte - non sono i padroni del movimento se non in tanto e nella misura che vi si lasciano condurre.
Essi sono più spesso "mossi" che non "moventi". Una corrente più forte di loro li trascina, li trasporta, li travolge, li infrange ... e continua il suo corso.(1) È più di un secolo che scorre sempre. Dove ci trascina?
Abbiamo inteso la setta che si è posta al servizio di Satana, dirci quello che vuol fare sotto la sua direzione: distruggere le nazionalità e costruire sulle loro rovine una repubblica universale: annientare il cristianesimo e fondare una religione novella, religione umanitaria, secondo il voto degli uni, religione satanica, secondo il voto degli altri; ma, per questi come per quelli, religione universale, che abbracci tutti gli uomini, per ricondurli nel medesimo tempio come in una medesima città.
Una tale concezione, un tale progetto sembra una mera follia. È mestieri però riconoscere che oggidì esso si manifesta più attuabile che non poteva esserlo agli occhi di coloro che primi l'esposero agli uomini della Convenzione; e che tutto, tanto nel movimento delle idee, quanto nelle rivoluzioni politiche e nelle scoperte e nelle applicazioni della scienza, sembra prestarsi alla sua attuazione.
Come, un secolo fa, quando non potevano avere alcuna idea di ciò che noi vediamo, gli uomini della Rivoluzione potevano essi concepire il pensiero d'una rivoluzione che abbracciasse l'umanità intera per trasformarla così radicalmente?
Non si può spiegare se non mercé l'ispirazione di Satana. L'angelo decaduto vedeva, fin d'allora, nelle loro cause, gli avvenimenti ai quali noi oggi assistiamo e che spezzano l'una dopo l'altra le barriere che separavano i popoli e le razze; egli vedeva del pari i progressi che dovevano fare le scienze, i cui principi erano compresi dall'intelligenza umana, e le radicali negazioni nelle quali i discepoli di Voltaire e di Rosseau trascinavano la ragione separata dalla fede. Egli sperò d'impadronirsi, per mezzo di quelli che consentirebbero a farsi schiavi nelle società secrete, di questi movimenti di ordine fisico e politico, di ordine intellettuale e morale, e di farli concorrere a ristabilire il suo regno su tutto il genere umano.
Abbiamo visto come, e con quale successo, si può dire, egli abbia lavorato durante tutto il corso del secolo XIX. Abbiamo inteso i suoi ministri nel governo e nella stampa, nelle loggie e nei clubs, gridare tutti ad una voce: Abbiamo vinto!
Essi non sanno, o vogliono ignorare, che al disopra del loro padrone Satana, infinitamente al disopra, c'è Dio, Dio onnipotente. Egli ha creato il mondo per la sua gloria, gloria incomprensibile che gli sarà resa eternamente da tutte le creature, senza eccezione, sebbene diversamente, le une manifestando la sua bontà, le altre la sua giustizia. Fino al giorno delle supreme retribuzioni, egli le lascia nel loro libero arbitrio, in maniera però che i cattivi come i buoni, il male come il bene, servano all'adempimento dei disegni della sua infinita Sapienza.


Donoso Cortes

Come disse Donoso Cortes: "Lucifero non è il rivale, ma il servo dell'Altissimo. Il male ch'egli ispira o introduce nell'anima e nel mondo, non lo introduce, non lo ispira senza la permissione del Signore; e il Signore non glielo permette che per castigare gli empii o purificare i giusti col ferro rovente della tribolazione. In questa guisa il male stesso giunge a trasformarsi in bene sotto la cospirazione onnipotente di Colui che non ha eguale né per la potenza, né per la grandezza, né pel prodigio; che è Colui che è, e che trasse tutto ciò che è, fuori di Lui, dagli abissi del nulla".(2)
Così Dio permette i traviamenti dell'uomo ed anche la ribellione contro di lui, ma in una misura che non sarà mai oltrepassata; egli aspetta. Tutto servirà a' suoi disegni, e quando sarà cessata la prova, tutto sarà al suo posto; allora non vi sarà del male che per i colpevoli ostinati. Ma, diciamolo, i colpevoli stessi ricorderanno ancora i disegni pieni d'amor di Dio per le sue creature: infatti ciò che avrà cagionato la loro perdita, sarà l'abuso d'un beneficio che era destinato a procurar loro un peso immenso di gloria, l'abuso della libertà che Dio dona alle sue creature affine di formarsi degli eletti.

Louis-Claude de Saint-Martin

Il fondatore dell'Illuminismo francese, Saint-Martin, aveva l'intuizione di queste verità e diceva fra sé che Satana potrebbe non avere l'ultima parola della Rivoluzione. Il 6 gennaio 1794 scriveva al barone di Kirchberger: "Per conto mio non ho mai dubitato che la Provvidenza non intervenga nella nostra Rivoluzione, e che non sia possibile che essa retroceda. Io credo più che mai che le cose andranno fino al loro termine ed avranno un finale molto importante e molto istruttivo pel genere umano".(3)
De Maistre non pensava diversamente. Egli disse: "Per ogni uomo che ha l'occhio sano, e vuol vedere, non vi ha niente di più visibile che il legame dei due mondi. Tutto ciò che succede sulla terra ha in Cielo la sua ragione d'essere. Al compimento dei decreti divini sono ordinati tutti i fatti, tutte le rivoluzioni che la storia ha registrato, tutti quelli che registrerà sino alla fine dei tempi: tutti concorrono, secondo la loro natura e la loro importanza, all'opera secreta che Dio effettua, quasi senza che ce ne avvediamo, e che non sarà pienamente rivelata, se non nel gran giorno della eternità. Se le rivoluzioni sono una conseguenza degli errori degli uomini, se sono il colmo dei loro delitti, Dio le domina in guisa da farle concorrere al compimento de' suoi disegni, che datano dall'eternità".
Nessuno espresse con un linguaggio più sublime questa bella e consolante verità. Egli ha fatto toccare con mano questa azione della Provvidenza che conduce gli uomini dov'essa vuole, pur lasciandoli liberi nei loro movimenti. "Noi siamo attaccati al trono dell'Essere supremo con una flessibile catena che ci trattiene senza asservirci. Ciò che vi ha di più ammirabile nell'ordine universale delle cose, è l'azione degli esseri liberi sotto la mano divina. Liberamente schiavi operano nelle stesso tempo volontariamente e necessariamente; fanno realmente ciò che vogliono, ma senza poter derogare ai piani generali. Ciascuno di questi esseri occupa il centro di una sfera di attività il cui diametro varia a beneplacito dell'eterno Geometra, il quale sa dilatare e restringere, arrestare o dirigere la volontà senza alterare la sua natura ... La sua potenza opera quasi scherzando; nelle sue mani tutto si piega, niente resiste; per essa tutto è mezzo, anche l'ostacolo; e le irregolarità prodotte dalle operazioni degli agenti liberi, vengono a schierarsi nell'ordine generale".(4)
Satana non si sottrae per nulla a questa legge. Egli pure fa quello che vuole, ma facendo quello che vuole, lavora al compimento dei disegni divini. Egli trionfa nell'ora presente; tutto cammina a seconda de' suoi desideri, ed i suoi schiavi umani sono nel giubilo. Essi non si avveggono che mentre sembrano condurre la rivoluzione, non sono che semplici strumenti, e le loro scelleratezze sono sempre rivolte contro i fini che si erano proposti.
Essi vogliono annientare il cristianesimo; non lo nascondono, anzi lo proclamano; e vedendo le rovine che hanno accumulate da un secolo, tanto nelle anime quanto nella società, si lusingano di pervenire al loro intento. Le loro grida di gioia unite alle grida di odio risuonano dovunque con un fragore ognor più insolente. Essi hanno torto. Si gloriano di quello che, in una maniera o nell'altra, formerà la loro vergogna.
Se le previsioni che noi abbiamo udite intorno alla prossima apparizione dell'Anticristo devono avverarsi, i figli ed i servitori della Rivoluzione si prestano a condurre colle loro opere nefaste, il giorno in cui Nostro Signore Gesù Cristo verrà, con infinita maestà, a confonderli e ad aprire a' suoi il soggiorno dell'eterna gloria.
Se il numero voluto degli eletti non è ancora raggiunto, gli empi non potranno impedire che si compiano le manifestazioni della misericordia divina. Ma perché possano compiersi, fa d'uopo che il posto delle costruzioni divine sia preparato, che il terreno sia sgombrato, ed è ciò che fanno i rivoluzionari. Essi pensano di soddisfare al loro odio contro ogni sorta di bene, invece lo rendono possibile colle distruzioni che compiono.
Nei giorni del terrore si gridava da ogni parte: Come? I più scellerati degli uomini trionfano! I progetti più giganteschi si eseguiscono per parte loro senza difficoltà, mentre il partito dei buoni è sventurato e messo in canzone in tutto ciò che intraprende. A ciò G. de Maistre rispondeva: "Senza dubbio, poiché la prima condizione di una rivoluzione decretata, si è che tutto ciò che poteva prevenirla non esista più, e che niente riesca a coloro che la vogliono impedire".
Noi ascoltiamo oggi le medesime meraviglie. Tutto riesce ai Gambetta, ai Ferry, ai Waldeck ed ai Combes. Essi possono calpestare tutti i diritti, anche quelli che risulterebbero dalle loro proprie leggi, possono compiere tutti i tradimenti, avvoltolarsi in tutte le turpitudini, sollevare tutti gli sdegni e tutte le avversioni, nulla li arresta. E si può star sicuri che niente li arresterà, finché Dio non li rigetti come vili e colpevoli strumenti di un'opera che, per quanto stava in loro era malvagia, ma che al fin dei conti il sovrano Padrone renderà buona.
Attualmente, Dio eseguisce i decreti della sua giustizia; e si serve degli empi per punire i colpevoli. Ma egli ha altri intendimenti.
Le rivoluzioni non servono solo a punire i prevaricatori, uomini e nazioni; colle stesse mani Dio distrugge le cose che si sono corrotte al punto di non poter più conseguire il fine loro assegnato, o purifica dei loro elementi vecchi e degenerati quelle che sono chiamate a nuovi destini. Quante istituzioni la Rivoluzione ha troncate, sradicate, distrutte e dalle quali è sparita anche la memoria! Esse non davano più frutti, tanti almeno che avrebbero potuto produrre. Se Dio pota la sua vite, ha detto Nostro Signore, gli è perché produca frutti più abbondanti. O, per essere più esatti: "Io sono la vera vite e mio Padre è il vignaiuolo. Tutti i tralci che non portano in me frutto, li toglie via; e tutti quelli che portan frutto, li rimonderà, perché vieppiù fruttifichino. Gius. de Maistre ritorna costantemente su questo pensiero. La frase "Se la Provvidenza cancella, egli è senza dubbio per
scrivere di nuovo", è divenuta celebre. Negli esordi della Rivoluzione ei diceva: "Tutto ciò che deve cadere, cadrà, come tutto ciò che cader dovea è caduto non ostante tutti gli appoggi immaginabili".(5) Quanti troni che sembravano incrollabili, quante istituzioni che parevano eterne, sono sparite dopo che furono scritte queste righe! E quante costruzioni innalzate su queste ruine crollarono anch'esse, o son prossime a crollare! Esse non erano che tende poste là per servire di rifugio, aspettando l'ora propizia all'attuazione dei pensieri che Dio conserva nel suo cuore.
"Napoleone stabilisce dappertutto dei regni, diceva de Maistre, come Robespierre stabiliva dappertutto delle repubbliche. L'uno non durerà più dell'altro". All'indomani della consacrazione, il 26 dicembre 1804, egli diceva ancora: "Non crediate vi sia alcun che di stabile in tutto ciò che si opera in Francia. Il battesimo che il Papa è venuto a dare all'usurpatore non lo stabilirà sul suo piedestallo. Buonaparte fa quello che il re non avrebbe certamente potuto fare; dopo ciò egli scomparirà".(6) Egli scomparve, e così avvenne a tutti quelli che vennero di poi. Ognuno doveva compiere uno sgombro: una volta fatta la cosa, lo si vide abbandonare la scena, ed il più delle volte in un modo tragico.
La libertà di mai fare lasciata ai demolitori d'oggi, non ha altra ragione d'essere. Noi siamo desolati nel vederli portare senza difficoltà la scure sulle istituzioni religiose degnissime di riconoscenza e di rispetto. Non v'è dubbio che Dio vuole rialzarle più perfette in se stesse, o più atte a provvedere alle necessità dei tempi futuri. "Non havvi castigo, dice de Maistre (si può aggiungere non vi è prova) che non purifichi; non vi è disordine che l'Amore eterno non rivolga contro il principio del male. Assai pochi sono gli uomini capaci di comprendere il prodigio adorabile che sforza il male a sgombrare colle sue stesse mani, il luogo che l'eterno Architetto ha già misurato coll'occhio per le sue meravigliose costruzioni".
 
 
Note:

(1) Revue des Deux mondes, dicembre 1902, pp. 868-869.
(2) L'Eglise et la Rèvolution.
(3) Corrispondenza inedita di S. C. di Saint-Martin pubblicata da L. Schauer. Parigi, Dentu.
(4) Œuvres complétés de J. de Maistre, t. I, p. 1.
(5) Œuvres complétes de J. de Maistre, t. IX, p. 365. 
(6) Ibid., t. IX, p. 300.