martedì 7 ottobre 2014

IL RAVVICINAMENTO DELLE STIRPI (Estratto dell'opera di mons. Delasuss "Il Probblema dell'ora presente", Tomo II°) .




G. de Maistre
Se noi avessimo il piano dell'edificio che il divino Architetto si propone di erigere in quest'"epoca del mondo", - poiché possiamo credere con G. de Maistre, di essere entrati colla Rivoluzione in una delle principali epoche del mondo, - noi sapremmo perché tante costruzioni politiche, tante istituzioni sociali, tante fondazioni religiose sono state rovesciate; perché le costruzioni, erette
durante il secolo XIX sulle rovine, sono oggidì così vacillanti; perché l'Europa è stata sì profondamente devastata; e perché Japhet vede alfine compiersi la profezia che Noè gli fece da tanti secoli.
Il restauratore del genere umano annunziò al più giovane dei suoi figli che verrebbe un giorno in cui la sua stirpe coprirebbe il mondo.




Che Dio conceda a Japhet

Che abiti nelle tende di Sem,

E Canãan ne sia suo servo!(1)

L'Audax Japeti genus si allarga più che mai nell'universo intero. L'Europa ha coperto l'America dei suoi emigranti, ed ecco che si sforza di occupare le tende di Sem, nel mentre che Cam è suo schiavo. Il mondo si restringe, i popoli tendono a riunirsi ed a confondersi. Non è un'epoca del mondo quella che vede compiersi così stupendi avvenimenti, ancor più degni d'osservazione mercé la predizione che ne è stata fatta fin dall'origine dei tempi?
"Mi sembra, diceva de Maistre, che nuovi operai si avanzino nella oscurità dell'avvenire, e che Sua Maestà, la Provvidenza dica: Ecce nova facio omnia". Questi operai sono venuti, vengono e verranno. Gli uni si mettono volonterosi sotto gli ordini del divino Architetto; gli altri lavorano per se stessi secondo le mire delle loro cupidigie e delle loro ambizioni; questi infine si levano contro di Lui nel loro stolto orgoglio. Tuttavia, sì gli uni come gli altri, non fanno che adoperare le loro braccia negli atterramenti voluti, per livellare il terreno, per condurre i materiali, e renderli pronti ed atti alle divine costruzioni.
Quali saran desse? La prima osservazione da farsi è che Dio agita il mondo in tutta la sua estensione. La cosa comparisce ai nostri occhi sempre più evidente. Il genio di de Maistre già da un secolo ne scorgeva i preludi.
"Ciò che vi ha di sicuro, si è che l'universo cammina verso una grande unità che non è agevole di scorgere e di determinare. La smania dei viaggi, la comunicazione delle lingue, la mescolanza inaudita degli uomini, operata dallo sconvolgimento terribile della Rivoluzione, le conquiste senza esempio, ed altre cause ancora più attive, sebbene meno terribili, non permettono di pensare altrimenti".(2) In molti luoghi delle sue opere, il Veggente espose più lungamente questi passi, per così dire, del genere umano verso l'unità che avea prima di Babele e che vuole riconquistare. Noi li vediamo moltiplicarsi, e, potremmo dire, precipitarsi ai nostri giorni, a tal segno, che l'avveramento di cui de Maistre diceva non poter assegnare la data, può sembrarci vicino. 
America, Asia, Oceania, Africa, non vi è più alcun luogo del mondo dove le razze europee non siansi installate, dove non impongano la loro lingua, le loro idee, i loro costumi, le loro istituzioni. E dal canto loro, tutte le razze umane entrano nel vortice politico che le ravvicina, che tende ad unificarle, come prima della dispersione di Babele. Gli uni si presentano spontaneamente, come i Giapponesi, gli Abissini, i Persiani, gli altri vi sono tratti per forza.
"L'unificazione del mondo, disse Dufourq nella prefazione della sua grand'opera, l'Avenir du Christianisme, sembra oggigiorno, massime da una decina d'anni, accelerare la sua marcia e quasi precipitare il suo corso. I vari popoli che formano l'umanità son vissuti lunghi secoli separati gli uni dagli altri; essi tendono sempre più ad uscire dal loro isolamento, a sviluppare la loro solidarietà che li lega, ad unirsi in una grande famiglia".
Ciò era scritto nel 1903 o 1904. La guerra tra la Russia e il Giappone è venuta di poi ad aprire a questa vista orizzonti infiniti.
Lo stesso fenomeno nell'ordine scientifico, come nell'ordine politico. Quante scoperte non sono state fatte ai nostri giorni! Servono esse pure, come le rivoluzioni, come le guerre, come le emigrazioni a ravvicinare gli uomini. Già nell'occasione d'una più grande comunicazione di alimenti e bevande fra i popoli di differenti climi, de Maistre diceva: "Niente avviene a caso nel mondo, ed io suppongo da lungo tempo che ciò si riferisce da vicino o da lontano a qualche opera secreta che si lavora nel mondo senza che ce ne accorgiamo".(3) A più forte ragione si può credere che l'invenzione del vapore e dell'elettricità non sia punto effetto del caso, e che il fatto d'aver messo a' nostri giorni nelle mani dell'uomo queste due meravigliose potenze, ignorate dai mortali per tanti secoli, quantunque anche in addietro come al presente li toccassero da tutti i punti, sia in rapporto con. qualche opera che si agita nel mondo.
Quest'opera non è più secreta. Le strade ferrate ed i telegrafi che da una estremità all'altra del mondo mettono gli uomini in comunicazione costante e rapida,(4) preparano essi pure la grande concentrazione. Ben presto faranno del mondo, mercé l'agricoltura, l'industria ed il commercio, un unico mercato.
Or, tutto ciò che accade, tutto ciò che si fa nel mondo materiale è ordinato dalla Sapienza infinita in relazione al mondo degli spiriti. Siccome l'unità dell'Impero romano aveva preparato il terreno alla propagazione del Vangelo, così queste relazioni sì facili fra tutti i popoli preparano, si può crederlo, al cristianesimo un'êra di diffusione, di grandezza e di forza quale non si è per anco conosciuta.
Lacordaire lo proclamava un giorno dall'alto della cattedra di Nôtre Dame: "O voi, uomini del tempo, principi della civiltà industriale, voi siete, senza saperlo, i pionieri della Provvidenza. Questi ponti che voi sospendete in aria, queste montagne che aprite dinanzi a voi, queste vie in cui il fuoco vi trasporta, voi credete che siano destinate a servire la vostra ambizione; voi non sapete che la materia non è che il canale onde scorre lo spirito. Lo spirito verrà quando voi avrete scavato il suo letto. Così facevano i Romani, vostri predecessori; essi impiegarono settecento anni a ravvicinare i popoli coi loro eserciti, ed a solcare di lunghe strade militari i tre continenti del vecchie mondo; essi credevano che le loro legioni passerebbero eternamente per di là per recare i loro ordini all'universo; e non sapevano che preparavano invece le vie trionfali al console Gesù. O voi dunque loro eredi, e ciechi al pari di loro, voi, Romani della seconda razza, continuate l'opera di cui siete gli strumenti; abbreviate lo spazio, diminuite i mari, involate alla natura i suoi ultimi secreti, affinché un giorno la verità non sia più arrestata dai fiumi e dai monti, ma corra diritta e veloce. Quanto son belli i piedi di coloro che evangelizzano la pace!"(5)
Dufourq, nel libro che abbiamo citato, dice altresì che ciò che si prepara sarà la continuazione, il compimento di quello che si fa da Gesù Cristo in poi.
"È un fatto, i popoli cristiani tengono il primo posto e fanno la prima figura. Sono i cristiani che hanno colonizzata la Russia e l'America, estenuato l'Islam, conquistata l'India, aperta la Cina; è la civiltà cristiana che reca agli altri popoli i principi organizzatori della vita materiale e morale: le nostre locomotive solcano il pianeta e il Parlamento delle religioni riunito a Chicago ha recitato il Pater Noster. Sembra che tutti i ruscelli umani si dirigano, per esservi successivamente raccolti, verso il gran fiume che, nato in Palestina, dilatato in Galilea, diciannove secoli fa, conduce lentamente le sue acque salutari attraverso il mondo".
Tutti, coscienti od incoscienti, arrecano il loro contributo alla grande opera: i guerrieri ed i sapienti, i missionari ed i mercanti, gli onesti ed i scellerati. Ed ecco che la framassoneria internazionale
tende allo stabilimento d'una repubblica universale, d'uno Stato-Umanità; ecco che l'Alleanza Israelita Universale si propone di trascinare tutte le anime in uno scetticismo in cui esse pure si confonderanno. Questo può spaventare nell'ora presente, ma questo può anche concorrere a conseguire il fine voluto.
Nel suo numero del 7 gennaio 1899, la Croix riportava questa frase d'un giudeo: "È il nostro impero che si prepara; è quello che voi chiamate l'Anticristo, il giudeo temuto da voi, che approfitterà di tutte le nuove vie per conquistare rapidamente la terra". Il signor di Vogüé che non è dei nostri, la pensa diversamente. Egli dice: "Il nostro secolo lavora per la Chiesa quando unifica il mondo, come un tempo vi lavorava Roma imperiale".
Forse hanno ragione ambedue; e forse le loro profezie si realizzeranno l'una dopo l'altra e l'una per mezzo dell'altra. Ciò che è certo si è che l'ora presente è l'ora delle distruzioni.
"Non è mestieri fondere il metallo prima di gettare la statua? Per lungo tempo ancora non vedremo che rovine (rovine politiche e sociali, rovine intellettuali e morali). Non si tratta niente meno che di una fusione del genere umano. Allorché le nazioni schiacciate sotto il medesimo martello, avranno perduto ciò che hanno di eterogeneo e di antipatico, e che non formeranno più che un metallo malleabile e suscettibile a prendere tutte le forme, comparirà l'artefice ed il metallo ne prenderà una".(6)
Qual'è la forma che medita ed eseguirà il divino Operaio?
 
 
Note:

(1) La profezia di Noè abbraccia tutta la storia dell'umanità. Essa sembra riferirsi più direttamente ai nostri giorni. Mai dopo la caduta dell'Impero romano, e forse dopo le origini dell'umanità, le emigrazioni degli Europei in tutte le altre parti del mondo sono state così importanti come nella seconda metà del secolo XIX.
Le emigrazioni individuali non segnano che una parte del movimento pel quale la stirpe di Japhet s'impadronisce del resto del mondo. Bisogna aggiungervi le conquiste fatte dalle potenze europee dopo che la emulazione colonizzatrice si è impadronita di loro.
(2) Œuvres complètes de J. de Maistre, t. XII, p. 33.
(3) Œuvres complètes de J. de Maistre, t. IV, p. 59.
(4) Il 1° novembre 1902 il signor Chamberlain riceveva due telegrammi che avevano fatto il giro del mondo, l'uno per la parte d'Est, l'altro per quella di Ovest. Il primo avea messo 10 ore e 10 minuti a fare il suo gran viaggio, il secondo vi avevi impiegato 13 ore e mezzo.
(5) Conférences de Nótre-Dame, t. II, p. 198.
(6) Œuvres complètes de J. de Maistre, t. IX, p. 358 e t. XII, p. 33.