Secondo Adolfo Nicolas, generale dei sedicenti gesuiti, “Può esserci più amore cristiano in un’unione canonicamente irregolare che in una coppia sposata in Chiesa”.
Questa espressione, in puro spirito modernista, può sedurre ad una prima lettura e, nell’ottica dell’ignoranza religiosa contemporanea, potrebbe sembrare anche una frase condivisibile, eppure è evidentemente uno spot in matematico marketing diabolico.
Contro la perniciosa affermazione di Adolfo Nicolas, la verità di fede cattolica ce la enuncia e spiega, per esempio, san Giovanni:
1) Et in hoc cognoscimus quoniam novimus eum: si mandata eius servemus (IGv. 2,3) - Da questo sappiamo d'averlo conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti;
2) Qui dicit: “ Novi eum ”, et mandata eius non servat, mendax est, et in isto veritas non est (IGv. 2,4) - Chi dice: «Lo conosco» e non osserva i suoi comandamenti, è bugiardo e la verità non è in lui;
3) […] quodcumque petierimus, accipimus ab eo, quoniam mandata eius custodimus et ea, quae sunt placita coram eo, facimus (IGv. 3,22) - […] qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui;
4) […] qui servat mandata eius, in ipso manet, et ipse in eo; et in hoc cognoscimus quoniam manet in nobis, ex Spiritu, quem nobis dedit (IGv. 3,24) - […] chi osserva i suoi comandamenti dimora in Dio ed egli in lui. E da questo conosciamo che dimora in noi: dallo Spirito che ci ha dato;
5) In hoc cognoscimus quoniam diligimus natos Dei, cum Deum diligamus et mandata eius faciamus. Haec est enim caritas Dei, ut mandata eius servemus; et mandata eius gravia non sunt, quoniam omne, quod natum est ex Deo, vincit mundum; et haec est victoria, quae vicit mundum: fides nostra (IGv. 5,2-4) - Da questo conosciamo di amare i figli di Dio: se amiamo Dio e ne osserviamo i comandamenti, perché in questo consiste l'amore di Dio, nell'osservare i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi. Tutto ciò che è nato da Dio vince il mondo; e questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo: la nostra fede.
Qui brevemente la dottrina cattolica sul matrimonio (v. IL MATRIMONIO CATTOLICO CONTRO LE FANTASIE DEL “SINODO” DI BERGOGLIO). Come può esserci amore cristiano in una coppia irregolare, quindi in una coppia di conviventi o di adulteri in scandalo, resta un mistero. È il Vangelo secondo gli eredi di Lutero.
Attraversando l’ingresso del Vaticano con la sua borsa nera alla Bergoglio, aggiunge: “Il Sinodo sta completando il Concilio”. Ce ne siamo accorti, purtroppo. Essendo tuttavia il vero Sinodo della Chiesa una “legittima adunanza”, appare evidente che fino ad ora di legittimo non c'è nulla. Credo che a lavori conclusi di debba nuovamente parlare di “conciliabolo”.
Prosegue: “La discussione, libera e franca, si sta indirizzando verso il cambiamento, l’adeguamento pastorale alla mutata realtà dei tempi odierni. E’ un segno epocale perché invece in questi anni ci sono state forze che hanno tentato di riportare indietro la Chiesa rispetto alla grande stagione conciliare”.
Questo è falso, stimando il fine evidente di questa affermazione. Come insegna papa Pio XII nella Orientalis Ecclesiae (Enciclica di Pio XII, 9 aprile 1944) ed in numerosi altri documenti (v. Humani generis, Mystici Corporis, ecc…), la scienza pastorale (o dell’azione correttiva), così come qualsivoglia altra scienza, è subordinata al Magistero ed in alcun modo può prevaricarlo. Da san Pietro fino a Pio XII NON esiste alcun documento dove si attesti che è ammesso l’errore dottrinale su questioni di fede e costume in documenti di Magistero (solenne, straordinario, ordinario ed universale), anche nella fantomatica pastorale. Difatti chi sostiene il contrario fa riferimento esclusivamente a due note dichiarazioni: la prima di Roncalli e la seconda di Montini (chi convocò e chi terminò il CV2), senza alcuna corrispondenza nel Magistero bimillenario della Chiesa, dunque nel depositum fidei. Chi sostiene il contrario dovrebbe provarlo: fino ad oggi non lo ha fatto.
Sul tema della comunione agli adulteri in scandalo (loro li chiamano “divorziati risposati”) ha sostenuto: “Non si può impedire al Sinodo di discuterne come vorrebbe qualcuno. I vescovi non sono stati convocati per ribadire idee astratte a colpi di dottrina, bensì per cercare soluzioni a questioni concrete. Significativamente il Papa e molti padri sinodali hanno fatto riferimento nei loro interventi ai testi del Concilio. Ad esprimersi è quella la Chiesa in ascolto dello spirito che anche il cardinale Martini ha auspicato fino alla fine della sua vita”.
Altra dichiarazione falsa. Carlo Maria Martini era notoriamente eretico modernista (il dato è provato dalla scienza teologica oggettiva), quindi non è un modello da imitare e da citare; la Chiesa è sempre stata in ascolto ed ha forgiato generazioni di santi e secoli luminosi benedetti da Dio; le soluzioni alle questioni concrete la Chiesa le ha sempre trovate e, nello specifico, la dottrina non è affatto astratta ma si è espresso chiaramente Nostro Signore, così come ha fatto la Chiesa; la Chiesa ha sempre aperto al dialogo nei sinodi e nei concilii, pertanto anche l’incipit di questa dichiarazione è un’invenzione di Adolfo Nicolas.
Per difendere la sua linea modernista usa addirittura sant’Ignazio: “Il nostro fondatore Sant’Ignazio è stato sottoposto per ben otto volte all’esame dell’Inquisizione dopo aver parlato di ascolto dello Spirito. Allora come oggi per noi conta più lo Spirito perché viene da Dio rispetto alle regole e alle norme che invece sono opera degli uomini. Alla morale familiare e sessuale servono dolcezza e fraternità. Non si tratta di dividere ma di armonizzare. Non si può evangelizzare le persone a colpi di Vangelo. Solo la scelta di concentrarsi su Cristo mette al riparo dalle sterili dispute, dalle controversie ideologiche astratte”.
Come si possa evangelizzare concentrandosi su Cristo, senza usare il Vangelo - che, a detta del sedicente generale dei gesuiti, NON mette al riparo da sterili dispute - resta un mistero dell’apostasia. Come fa davvero ribrezzo la dichiarazione sul presunto “ascolto dello Spirito” appannaggio esclusivo dei modernisti di oggi. Come si capisce: verosimilmente la Chiesa, secondo questo “prete”, per 2000 anni non avrebbe avuto l’“ascolto dello Spirito”. Dio aspettava lui e Bergoglio.
Al soggetto in questione ha già risposto san Paolo che, per esempio, dice:
1) Nos autem non spiritum mundi accepimus, sed Spiritum, qui ex Deo est, ut sciamus, quae a Deo donata sunt nobis (ICor. 2, 12) - Noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere tutto ciò che Dio ci ha donato;
2) Et ipse dedit quosdam quidem apostolos, quosdam autem prophetas, alios vero evangelistas, alios autem pastores et doctores ad instructionem sanctorum in opus ministerii, in aedificationem corporis Christi, donec occurramus omnes in unitatem fidei et agnitionis Filii Dei, in virum perfectum, in mensuram aetatis plenitudinis Christi, ut iam non simus parvuli fluctuantes et circumacti omni vento doctrinae in fallacia hominum, in astutia ad circumventionem erroris (Ef. 4, 11-14) - È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri, per rendere idonei i fratelli a compiere il ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all'unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo. Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l'inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell'errore.
I colorati “padri sinodali” (sic!) ieri hanno affermato: “l’Eucaristia non è il sacramento dei perfetti, ma di coloro che sono in cammino […]agendo con empatia e tenerezza, sarà possibile ridurre il divario tra la dottrina e la prassi, tra gli insegnamenti della Chiesa e la vita quotidiana delle famiglie […] deve essere lasciato più spazio alla logica sacramentale, piuttosto che a quella giuridica […] le coppie di fatto presentano elementi di santificazione”.
Queste affermazioni, strepitoso capolavoro di modernismo misto a sofismi, inserite però nel contesto del “sinodo” di cui stiamo parlando, assumono un significato inequivocabile, scandaloso, apostata.
Le risposte sono già state fornite da Nostro Signore:
1) “ Quid me interrogas de bono? Unus est bonus. Si autem vis ad vitam ingredi, serva mandata ” (Mt. IX, 17) - «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti»;
2) Dixit autem ei Iesus: “[…] Mandata nosti: non moechaberis, non occides, non furtum facies, non falsum testimonium dices, honora patrem tuum et matrem (Lc. XVIII, 19-20) - Gesù gli rispose: «[…] Tu conosci i comandamenti: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre»;
3) Si diligitis me, mandata mea servabitis (Gv. XIV, 15) - Se mi amate, osserverete i miei comandamenti;
4) Si praecepta mea servaveritis, manebitis in dilectione mea, sicut ego Patris mei praecepta servavi et maneo in eius dilectione (Gv. XV, 10) - Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore.
Vorrei solo concludere ricordando:
1) Quotiescumque enim manducabitis panem hunc et calicem bibetis, mortem Domini annuntiatis, donec veniat. Itaque, quicumque manducaverit panem vel biberit calicem Domini indigne, reus erit corporis et sanguinis Domini. Probet autem seipsum homo, et sic de pane illo edat et de calice bibat; qui enim manducat et bibit, iudicium sibi manducat et bibit non diiudicans corpus (ICor. 11, 26-29) - Ogni volta infatti che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché egli venga. Perciò chiunque in modo indegno mangia il pane o beve il calice del Signore, sarà reo del corpo e del sangue del Signore. Ciascuno, pertanto, esamini se stesso e poi mangi di questo pane e beva di questo calice; perché chi mangia e beve senza riconoscere il corpo del Signore, mangia e beve la propria condanna;
2) Quicumque autem totam legem servaverit, offendat autem in uno, factus est omnium reus. Qui enim dixit: “ Non moechaberis ”, dixit et: “ Non occides ”; quod si non moecharis, occidis autem, factus es transgressor legis (Gc. II, 10-11) - Poiché chiunque osservi tutta la legge, ma la trasgredisca anche in un punto solo, diventa colpevole di tutto; infatti colui che ha detto: Non commettere adulterio, ha detto anche: Non uccidere. Ora se tu non commetti adulterio, ma uccidi, ti rendi trasgressore della legge.
Apprendiamo, quindi, che “non commettere adulterio” è uno dei comandamenti; che chi non rispetta i comandamenti non ama Gesù e non resta nel Suo amore; che chi “commette adulterio”, anche se osserva gli altri comandamenti, trasgredisce tutta la legge; che in questo stato inequivocabile di peccato mortale (senza alcun pentimento, senza alcun rimedio allo scandalo, senza alcuna soddisfazione), è impossibile ricevere la Santa Eucaristia senza essere rei di sacrilegio, pertanto si mangia e si beve la propria condanna.
Credo che i portavoce del fallibilismo (camuffato da tradizione) a breve cominceranno a scrivere articoli su fantomatici sinodi straordinari pastorali (definitori) fallibili (sic!).
C’è da dire che già J. Ratzinger, certo in una maniera meno balorda e non sfacciata, aveva già espresso questo concetto di puro modernismo: “Grazie per tutto quello che fate per aiutare queste persone sofferenti. In realtà, questo problema dei divorziati risposati è una delle grandi sofferenze della Chiesa di oggi. […] Mi sembra un grande compito di una parrocchia, di una comunità cattolica, di fare realmente il possibile perché esse sentano di essere amate, accettate, che non sono «fuori» anche se non possono ricevere l’assoluzione e l’Eucaristia: devono vedere che anche così vivono pienamente nella Chiesa. […] è anche molto importante che sentano che l’Eucaristia è vera e partecipata se realmente entrano in comunione con il Corpo di Cristo. Anche senza la ricezione «corporale» del Sacramento, possiamo essere spiritualmente uniti a Cristo nel suo Corpo. E far capire questo è importante”. (2.06.2014 Milano, risposta ai coniugi brasiliani).
Praticamente J. Ratzinger, sebbene lo faccia con eleganza di stile, non solo usa la parola “risposati” (sic!), ma apre ad una presunta comunione di desiderio in stato di adulterio. Nel contesto delle obiezioni di Matinetti a Carlo Buzzi (qui), si lascia intendere che non sta parlando di “comunione di desiderio”, ma che la sostanza c’è tutta. Secondo Magister, autore dell’articolo: «Anche se la comunione di desiderio non è sacramento, è pur sempre comunione “vera”, “partecipata”, “reale” con il corpo di Cristo».
J. Ratzinger arriva addirittura a pensare un fantasioso «digiuno eucaristico di solidarietà» per quei cristiani che non possono ottenere l’assoluzione - su quel punto specifico dell’adulterio - e di conseguenza non possono ricevere l’Eucarestia (Cf. Apologia del Papato, EffediEffe 2014, nota 557; Vatican Insider, «Il Papa, i divorziati, la famiglia», M. Tosatti, editor. digit. del 3 giugno 2012).
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