Certamente quest’epoca, gravissima ed UNICA nella storia della Chiesa, pone molte tentazioni ai cattolici romani (“resistenti”) che vogliono rimanere tali: una tra tante, una su tutte, l’affannosa ricerca di precedenti storici che, macchiando e lordando il pontificato romano nei secoli andati, quasi attutiscano la veemente e cogente attualità demolitrice dei decenni che stiamo vivendo, non ultima quella dell’ultimo anno e mezzo.
Giova dirlo, sui pontefici immediatamente precedenti il Tridentino grava una doppia maledizione: l’ingiuria dei malvagi e la “timidezza” dei buoni. Eppure una questione sorge spontanea : un Sacro Collegio del 1513, composto anche di ragazzi e di giovani piuttosto mondani, non tutti dai gusti e dagli stili di vita esemplari, elegge lo “scomunicatore” di Lutero, colui che tra il protestantesimo eretico e anticristiano e la Chiesa cattolica traccerà IN AETERNUM un fossato invalicabile, incolmabile, abissale.
Un Sacro Collegio del 1958, ricolmo di venerate canizie, di nozze d’oro sacerdotali, di sacerdoti esemplari, di secolari e regolari oranti, di curiali dediti ai più profondi studi, di insigni vescovi residenti, elegge Colui che indice, imposta e apre l'aberrante Vaticano II. Non è una considerazione nuova ma sorge sempre in questi casi. Le domande, un poco PER ABSURDUM, seguono spontanee : è peggio per un Papa dedicarsi con passione alla caccia o interrompere la profilassi antimodernista come, purtroppo, fece S.S. Benedetto XV nel 1915? E’ peggio che il cardinal Dovizi (il Bibbiena) scriva nel 1515 la “Calandria” o che il cardinal Ippolito d’Este giri accompagnato da due leopardi alla catena o per un cardinale creato da Pio XII compiere le “gesta” di un cardinal Feltin, di un Roncalli, di un cardinal Leger ?
E’ meglio avere qualche Cesare Borgia nel Concistoro oppure anche un solo “cardinal” Bea o Montini o Lercaro..? ma qui il loro nome è legione. Mi riferisco qui ai più sordidi corifei del neo-modernismo conciliare.
Su Leone X° e sui Papi di quel periodo gravano i “moralismi” eccessivi del Von Pastor, gran raccoglitore di fonti, lettore di fonti, affastellatore di fonti ma spesso infelicissimo commentatore cui fa velo forse l’ origine germanica, un certo preconcetto antiromano... (basta leggere l’esaltazione fortissima per Adriano VI).
E poi, bisogna pur dirlo, è facile moraleggiare sui Papi pre-tridentini, vagliarli, criticarne i costumi, la prassi, le abitudini, le simpatie, le antipatie in quella grande e giustamente famosa “Storia della Chiesa” che spesso somiglia ad un emporio di racconti, raccontini, relazioni che il buon conte raccoglie come “oro colato”, quando si è governati da papi santi come san Pio X, privi di incombenze politiche-militari del governo di un vasto stato pontificio, dalla solida formazione sacerdotale ed episcopale ma privi di legami dinastici e politicamente depotenziati dal post-Westfalia.
Gravano su Leone X° gli oltraggiosi commenti del Picotti (vera “bestia nera” del Pontificato “rinascimentale”), persecutore di Innocenzo VIII, di Alessandro VI, di Leone X, di Clemente VII, un “laico” di scuola “liberale” e di patinatura “cattolica” che imperversò per quasi 90 anni, giungendo a scrivere (misteri degli anni ‘50) alcune voci sull’ “Enciclopedia Cattolica” proprio sui Papi.
Egli si segnalò anche come dileggiatore schiumante indignazione contro S.S. Alessandro VI Borgia su quella bella palestra di modernismo storiografico che fu la “Rivista di storia della Chiesa in Italia” e si fece un nome come oltraggiatore di Monsignor Soranzo che aveva osato mettere un argine alla congerie di “scoop” storiografici che Picotti accumulava sulla Rivista allora diretta da monsignor Maccarrone.
Eppure la vita di Papa Leone X non fu priva di meriti.
Ebbe una giovinezza travagliata dopo la morte del Duca Lorenzo, suo padre; successivamente in una battaglia campale a Ravenna fu fatto prigioniero da cardinale e riottenne la libertà con una rocambolesca fuga, mostrando come anche il coraggio fisico sia una dote importante in un principe della Chiesa.
Le critiche per il Concordato con Francesco I di Francia non hanno retto ad una severa critica storiografica, priva di pregiudizi.
Casto, esemplare sempre in tutte le cerimonie, zelante nella difesa del patrimonio di San Pietro, fermissimo nella difesa del Papato (fece decapitare lo sventuratissimo Cardinal Petrucci per la nota congiura il 16 luglio 1517), elevò al cardinalato molte persone degnissime o alcune degne secondo i tempi, da sovrano temporale seppe giostrarsi nel terribile ginepraio delle contese tra i “principi cattolici”, elogiò Enrico VIII prima che la sua vera natura si rivelasse.
Distinguere magistero pontificio e persona del Papa è teologicamente necessario, falsante e foriero di disastri il separarli.
Il Papa è sempre papa, il Papa è tutto papa, quando va a caccia, a teatro o al concistoro, quando va agli assedii o ai pontificali... è sempre Pietro, è sempre il Sommo Pontefice.
Anche in Radio Spada la difesa e l’apologia delle vite dei Papi contro calunnie inveterate e secolari, contro motteggi protestantici e storielle illuministiche, non perde mai d’attualità, quando persino certi “difensori” (travolti dalla disperazione e dalla confusione di questi decenni drammatici) sparano sul Trono di Pietro che è Trono di Cristo. Tutti i Papi, infatti, qualunque fosse la loro privata condotta, sono i nostri Papi, sono i nostri Padri. (non ci si riferisce ovviamente ai "papi" del Vaticano II). Anche i padri possono commettere errori di condotta pratica e di valutazione ma spetta forse ai figli arguire o presumere sulle “colpe” e sugli sbagli dei padri (lo disse un vescovo infallibilista al Vaticano I mentre, da parte gallicana, si ciarlava di Onorio, Liberio, Giovanni XXII, Alessandro VI etc. etc.) ? Il nostro è l’ufficio di Cam oppure di Japhet e Sem?
L’infallibilità è la prima nota della PETRINITAS, la punta di diamante della spada fiammeggiante del Papato. Ma vi sono, anche, altre note : lo splendore, la magnificenza, la regalità, un temporalità senza paure unita ad un spiritualità profonda (a Roma il Papa impugna sempre la seconda spada di sua mano).
Non si temano Sacri collegi dove giovani cardinali e giovani Papi litighino con decisione, nè collegi cardinalizi a caccia (nell’autunno 1514 Leone X° si portò 18 cardinali alle vacanze venatorie), non si temano cardinali spadiferi, a cavallo, secolari senza essere secolarizzati.
Si temano molto di più fragili e tremebondi mistici “personalisti”, “spiritualisti”, “ecumenisti” di montiniana o premontiniana o fogazzariana memoria oppure completamente detemporalizzati o in balia dei capricci delle “POTENZE”.
Per gli storici “cattolici”, critici e infangatori della vita dei Papi, possa sempre valere questa frase di Monsignor Umberto Benigni:
“[essi] SORTIRONO DALLA NATURA L'OCCHIO DELLA MENTE INSANABILMENTE MIOPE. POSSONO ESSERE [...] DOTTI, ERUDITI, BLINDATI DI DOCUMENTI PUBBLICATI DA UN CORPUS ALL'ALTRO [...]: SONO QUESTE LE LORO COLONNE D'ERCOLE. PARLATE LORO DI UN MONDO CHE SORGE ALL'ALTRA SPONDA DEL LORO "ATLANTICO"; VI RISPONDERANNO COL SORRISO SCETTICO CHE IMMORTALO' I PROFESSORI DI SALAMANCA IRONICAMENTE SORRIDENTI A COLOMBO.”
Piergiorgio Seveso - http://radiospada.org/
Per ulteriori approfondimenti: http://radiospada.org/2013/04/prima-traduzione-italiana-della-bolla-di-papa-leone-x-contro-il-luteranesimo/