Ora, dopo aver scritto ben due lavori sulla Casa di Borbone, e i suoi rami , voglio trattare un altro argomento legato a doppio filo ai precedenti temi , e cioè la successione di Ferdinando VII di Spagna.
La successione di Ferdinando VII, fece scorrere in Spagna fiumi di sangue e divise il paese in due parti inconciliabili, non solo per la persona nella quale si incarnava la sovranità, ma anche per dottrine politiche diverse. A pensare a ciò , conviene non soffermarsi sull'errore di prospettiva considerando le guerre di successione del secolo XIX come un fenomeno esclusivamente religioso-politico: è evidente che il segno predominante di questa lotta era il problema dinastico, e si sarebbe verificato anche se Doña Isabella e Don Carlo fossero stati entrambi liberali o Tradizionalisti. Senza disconoscere la vincolazione che successivamente si produsse nei programmi e nei principi di entabi i rami, non sarà diffícile inbattersi in alcune esposizioni fatte alla Regina Maria Cristina da elementi isabellini , e nelle quali i liberali si mostrano come difensori della Tradizione spagnola medievale, sebbene solo nella forma , cercando di identificare la buona Tradizione con il liberalismo, e che ciò sarebbe stato una restaurazione delle libertà storiche medievali spagnole e dei Re Cattolici , dimenticando l'assolutismo degli Asburgo e dei Borbone. Naturalmente dobbiamo riconoscere, a onor del vero , che la delimitazione dottrinale delle due scuole di pensiero (Tradizionalismo e leberalismo) è abissale; però questo non pregiudica l'ipotesi che se non ci fosse stata una questione successoria non ci sarebbe stata una guerra civile, o la questione successoria che diede inizio alla lotta armata , anche se il programma politico di entrambi i rivali nella successione fosse coinciso.
Andiamo ora ad esporre concretamente il dibattito sulla successione di Ferdinando VII. Questo monarca, che godeva di una pessima reputazione , sia in ambiente liberale che Carlista , causata dalla sua testardaggine , in realtà , non fu un uomo con più difetti che virtù , come quasi tutti gli uomini , ma fu un politico mediocre, e rimasto per tre volte vedovo si sposò per la quarta volta con l'Infanta Doña María Cristina di Borbone, Principessa di Napoli , non avendo successori dalle sue precedenti mogli . Maria Cristina rimase incinta portando in Ferdinando la speranza di avere un successore , ma portò anche l'incertezza in lui dato che non conosceva il sesso del neonato , facendo pervenire nella mente del Re la possibilità che fosse femmina , cosa che l'avrebbe esclusa dalla successione , data la legge dinastica vigente di Filippo V. Quindi , Ferdinando VII decise di abrogarla, pubblicando la Pragmatica del 29 marzo 1830. Sei mesi dopo nacque Doña Isabella. Due anni più tardi, di fronte alle suppliche della Regina , che prevedeva la guerra civile in uno dei suoi pochi momenti di chiaroveggenza politica, anulló la Pragmatica mediante una clausola , che negli ultimi due mesi venne revocata , dopo il peggioramento delle condizioni di salute del monarca.
Matrimoni e figli di Ferdinando VII di Spagna:
Hanno quindi valore legale questi atti di Ferdinando VII? In verità , nella tradizionale Monarchia spagnola tutti i poteri dello Stato si concentrano nella persona del Re ; allora il Re può ordinare una cosa un giorno e un altro giorno lo stesso Re, o un altro dei suoi successori, può abrogarla? Le leggi fondamentali , con lo scopo preciso di assicurare un freno a questo, assicurano l'accordo della repubblica con il Re , della società con il sovrano ; concretamente, delle Cortes con il Monarca. E queste leggi fondamentali possono essere abrogate solo riunendo le due parti che le acordarono e realizzarono. E' contrario all'essenza della Monarchia cristiana che le leggi fondamentali siano fatte dal Re senza il sostegno dei sudditi : non solo in Spagna , ma anche in tutte le monarchie germano-cristiane, successive alla scomposizione dell'Imperio Romano d'Occidente, in circostanze comuni, salvando le peculiari differenze . Il Re legislatore unico e arbitrario è antitetico alla politica Cattolica : esso è propio del cesarismo romano o del dispotismo orientale. Ma andiamo oltre . Suppognamo che un Re possa fare una legge successoria per se medesimo e che questa venga abrogata da un altro Re : tale atto sarebbe legittimo all'interno di questa supposizione ; però la legge fatta dal Re con le Cortes, può essere abrogata sola dal Re e dalle Cortes (insieme).
Di conseguenza , gli atti di Ferdinando VII sono giuridicamente nulli . Si è affermato che il Re non fece altra cosa che pubblicare l'accordo segreto delle Cortes del 1789, che accordarono il ristabilimento della sucesione secondo la legge di Origine; però come manifesta chiaramente Oyarzun, «questo è puro sofismo, perchè un Re non ha il potere di resucitare nel 1830 quello che morì nel 1789 per mancata promulgazione». D'altra parte, i procuratori del 1789 mancavano dell'autorità per trattare della successione alla Corona, e Carlo IV, decise di riservare in segreto una risoluzione che per sua natura doveva essere trattata alla luce del sole. Quando arrivò l'ora di ricompilare il diritto nazionale , nel 1805, pubblicó come legge fondamentale quella di Filippo V, fatto verso il quale scompaiono tutte le obbiezioni possibili contro la vigenza nel 1833 della legge semisalica. A maggior ragione , anche supponendo che Ferdinando VII avesse avuto le facoltà legali per abrogare unilateralmente la legge di Filippo V, le sue ripetute contradizioni e le circostanze straordinarie nelle quali fu revocata la clausola eliminerebbero da questi atti la più remota aparenza di legalità. Filippo V cambió il sistema successorio che esisteva in Spagna e chi doveva succedere alla Corona; però lo fece con il Regno riunendo le Cortes : Ferdinando VII avrebbe convocato le Cortes se era suo desiderio abrogare legalmente la legge del fondatore dei Borbone di Spagna ; e così facendo Don Carlos María Isidoro non avrebbe potuto rivendicare i suoi diritti acquisiti . Trattando la questione concreta della successione di Ferdinando VII, vennero cercati argomenti politici contro la legge di successione del 1713: uno dei più frequentemente usati era quello che affermava che tale legge era contraria alla storia della Spagna medioevale, dove vi erano vari esempi di preferenza delle figlie del Re ai fratelli del Re , e un esempio di questo era la stessa succesione di Filippo V al Trono di Carlo II. A questo si può rispondere che la cosa non ha fondamento, e che Filippo V non era nipote materno di Carlo II e in Aragona non fecero mai preferenze sulla successione femminile rispetto a quella maschile , e che se fosse esistito un discendente maschio degno , avrebbe avuto la precedenza nel diritto alla successione. Non esistendo, sucedette Don Filippo per diritto acquisito attraverso sua nonna, doña María Teresa.
Sintesi successoria da Filippo IV di Spagna a Filippo V di Spagna:
In Castiglia è certo che , secondo la legge , succedevano le figlie del Re in assenza di figli maschi , però con preferenza ai fratelli maschi del Re deceduto. Ma questo caso non si presentó quasi mai; le uniche Regine che salirono al Trono di Castiglia e León furono Doña Urraca, Doña Berenguela e Doña Isabella la Cattolica, e succedettero perchè i Re loro predecessori non avevano fratelli maschi o questi ultimi non erano possibilitati ad ereditare , e quando ereditarono Doña Urraca e Doña Berenguela non esisteva la così detta legge di Origine. In Aragona, in cambio, succedevano solo le femmine in mancanza di maschi , come dimostrato dall'occorenza del 1395, quando alla morte di Giovanni I, ereditò suo fratello Don Martino I, anche se cerano due figlie di Giovanni I : la Contessa di Foix, Giovanna , e Violante, Regina di Napoli . In Navarra non poteva ereditare il Trono nessuna femmina sino alla totale assenza di eredi maschi. Alla morte di Luigi I di Navarra e X di Francia, non gli succedette la figlia Giovanna ma il fratello Filippo il Lungo (dopo la breve parentesi di Giovanni I) , e anche se quest'ultimo lasciò quattro figlie alla sua morte , ereditò il Trono nuovamente un altro fratello , Carlo IV di Francia. Alla morte di quest'ultimo la Navarra non avrebbe riconosciuto suo cugino , Flippo VI di Francia, perchè non discendeva da Giovanna I , diritto per il quale regnarono Luigi , Filippo e Carlo, e solo a quel punto, in mancanza di eredi maschi, succedette al Trono di Navarra la figlia di Luigi I e X , Giovanna II di Navarra.
Successione e discendenza da Giovanna I di Navarra a Giovanna II di Navarra:
Osservando i casi in cui succedette la discendenza femminile per mancanza di discendenti maschi , gli agnati dei rami collaterali , che sono denominati così perchè sono maggiormente collaterali , non pretendevano in modo alcuno di occupare il Trono, dando per scontato che non avevano diritto a esso . Questo si può vedere in Aragone, dove alla morte di Don Martín el Humano, il pretendente, Don Jaime de Aragón, Conte di Urgel e discendente di Alfonso IV, che non vantava diritti personali per questa successione, salì al Trono attraverso i diritti di sua moglie. In poche parole , potevano solo eventualmente ereditare l'infante o il figlio dell'infante, e solo possedevano questo titolo i figli del Re , che non lo transmettevano ai loro , come più tardi fece la Casa di Borbone. Nella terza generazione , e ancora di più nella successiva , il discendente diretto del Re passava a ingrossare le fila della nobiltà ; senza altra prerogativa , onore ne dignità che lo differenziasse dagli altri membri di essa. Visto questo, capiamo finalmente che la legge di Filippo V si ispira molto di più al sistema aragonese che a quello francese , ammettendo anche , in ultima instanza, che essa ha significato un perfezionamento che non esisteva nel medioevo spagnolo.
Alfonso VII di Castiglia. |
Naturalmente , sarebbe un serio errore ignorare che qeste dinastie stragnere si "nazionalizzarono" a partire dalla seconda generazione , e in particolare , dal figlio del Principe che per il suo matrimonio con l'erede femminile le dava origine. Però questo Principe fondatore stava sempre, in maggiore o minore grado, in contradizzione con il vero interesse nazionale. Nel Regno di León e Castiglia sarebbe stata preferibile una succesione discendente da Alfonso I (che per certo non lasciò figli) che non quella di Raimondo di Borgogna, il primo marito di Doña Urraca; cosa che accadde in senso inverso. Se l'aragonese fosse stato accettato lealmente in León e Castiglia, da tutti, sarebbe terminata la Riconquista quasi quattro secoli prima della sua vera fine. Nel secolo XVI, Filippo I di Castiglia era sul punto di rompere l'unità conseguita dai Re Cattolici . Nel secolo XVIII, Filippo V emanò riforme che non erano in linea con la mentalità politica spagnola ne con la realtà nazionale spagnola . I discendenti di qesti fondatori di due dinastie spagnole , Asburgo e Borbone, sono completamente spagnoli , e la loro politica lo fu ugualmente: la Casa d'Asburbo ha manifestato l'apice dell'Hispanidad ; quella di Borbone, in cambio, sofrì l'influenza francese, anche se in realtà questo successe concretamente solo sotto Carlo III, poichè all'epoca di Carlo IV, nonostante le inclinazioni dei ministri , fu necessario evitare l'influenza di moda, che non era solamente una moda straniera antitradizionalista, con una leggera sfumatura di eterodossia religiosa, ma la negazione atea e brutale dei giacobini , con l'aggiunta del dispotismo illuminato. Però questa dinastia , evidentemente, si "spagnolizò", con alcune eccezioni politiche , per un medio ambiente generale tanto diffícile da eludere che altre dinastie autoctone di altri paesi cedettero, per il sentimento dei loro vassalli . Ebbene : quando una dinastia si naturalizza nel paese in cui regna, quando si identifica con la vita del suo popolo, è di interesse nazionale conservarla e evitare il più possibile un cambio dinastico. E questo è ciò che successe in Spagna con i Borbone , anche se incorsero nell'infrancesizazione , si identificarono con il popolo spagnolo , come dimostra la guerra di Independenza del 1808, con l'entusiasmo confinante col delirio che ovunque si produsse per Ferdinando VII.
Ferdinando VII di Spagna. |
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Carlo VI di Spagna |
Sintesi della discendeza della «dinastia» isabellina (degli anti-Re) da Dona Isabella a Filippo Giovanni:
La causa del ramo liberale non può sostenersi all'interno della Legittimità e della Tradizione spagnola. Per difenderla è necessario sostenere le idee rivoluzionarie che tanto danno hanno causato alla Religione e alla Patria. In questo campo la discussione è inutile mentre i concetti di sovranità , governo, amministrazione , Stato, e libertà dell'uomo sono distinti in ognuna delle questioni discusse . Dilungarsi oltre con questo tema equivarrebbe a scrivere un trattato di Diritto politico, il cui contenuto sarebbe la filosofía politica cristiana, e il suo tradizionale concetto , la legittimità , e nel concreto di ciò che qui stiamo trattando , i principi che incarna il Carlismo. D'altra parte, i membri della Dinastia erroneamente chiamata "Carlista" si opposero alla possibilità di regnare , se avessero abbracciato il liberalismo , e in altre occasioni a quella di vivere pacificamente e comodamente in Spagna come Infanti, se riconoscevano il ramo usurpatore , ma mai si opposero al dovere ineludibile di difendere i diritti che Dio gli aveva dato giuntamente con il patrimonio storico-politico del loro popolo: la Tradizione spagnola. Vediamo chiaramente che la continuità della Monarchia Ispanica si è spezzata di fatto nel 1833 , anche se essa è proseguita nel diritto della persona di coloro che vengono comunemente chiamati "Re carlisti", autentici eredi di Alfonso VI, di Ferdinando il Santo, di Ferdinando il Cattolico , di Carlo I e di Filippo II.
Per chi volesse avere una esposizione più dettagliata della questione successoria del 1833, con riferimenti alle precedenti questioni , vi rimando alla magnifica opera di Sres. Ferrer, Tejer t e Aced 3, Historia del Tradicionalismo español, tomo II, VII, 175-192. e tomo III, IV, 87-122.
Riassumendo : la legittima successione della Monarchia spagnola non si è interrotta nel diritto fino alla morte di Ferdinando VII, e da quel momento è chiaro che essa è legata di diritto legittimo a Don Carlo V, Don Carlo VI, Don Giovanni III, Don Carlo VII, Don Giacomo III e Don Alfonso XII (Alfonso Carlo). Esiste , per tanto, una continuità prestigiosa senza interruzioni fin dai primi giorni della Monarchia spagnola arrivando ai giorni nostri. Questa continuità è la Spagna eterna, ed è l'unica capace di rappresentare l'unità nazionale.
La legittima successione al Trono di Spagna da Carlo IV di Spagna a Sisto Enrico di Borbone:
E' chiara, quindi, la legittimità del ramo carlista; però si da il caso che questo ramo si estinse con la morte di Don Alfonso Carlo (Alfonso XII) nel 1936, non lasciando alcuna discendenza maschile proveniente da Carlo V. Si presentò, così , un nuovo problema dinastico. Chi è il successore legittimo di S.M.C. Re Don Alfonso XII? Alcuni si chiedono se tale successore esista. Alfonso XII lasciò in eredità i suoi legittimi diritti a Francesco Saverio di Borbone-Parma , e ai suoi legittimi successori, a patto di mantenere inalterato l'ideale Carlista.
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Riassunto dei motivi per i quali la Pragmatica di Ferdinando VII è illegale
1) La legge fondamentale di successione di Filippo V era stata emanata dal Re riunendo il Regno tramite le Cortes, e quindi non poteva essere abrogata senza consultare le Cortes. Per abrogarla legalmente Ferdinando VII avrebbe dovuto consultare le Cortes.
2) La legge fondamentale di successione di Filippo V era stata ratificata anche nel trattato internazionale di Utrech , in concomitanza con le Cortes spagnole ed i Principi francesi. Per abrogarla legalmente Ferdinando VII avrebbe dovuto consultare anche i firmatari del trattato.
3) In Spagna, storicamente e tradizionalmente, le leggi fondamentali non possono essere abrogate soltanto dal Re ma devono avere il sostegno dei suoi sudditi.
4) Maria Cristina, divenuta reggente durante la grave malattia di Ferdinando VII , cominciò un avvicinamento verso i liberali e concesse ampie amnistie a questi ultimi in esilio, prefigurando un cambio politico verso il liberalismo che si sarebbe prodotto in maniera nefasta dopo la morte di Ferdinando.
Ogni atto emanato da Maria Cristina in concerto con i circoli liberali, che si infiltrarono in ogni settore del governo , riuscendo a contaminare le stesse Cortes centralizzando lo Stato, sono altrettanto nulli in quanto contrari alla politica tradizionale spagnola , alle sue leggi e peculiarità. Senza dimenticare che , essendo la Pragmatica di Ferdinando VII illegale , come dettagliatamente dimostrato, il legittimo Re era Carlo V di Spagna e non la nipote Isabella, e la reggenza di Maria Cristina è da considerarsi a tutti gli effetti un atto di usurpazione che fece da cornice alla Rivoluzione in Spagna.
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Altri affermano erroneamente che durante l'esilio francese dell'usurpatore Alfonso "XIII", Giacomo III si sia avvicinato al cugino accordando con questo una sorta di riconoscimento.
Nell'aprile 1931 Alfonso Leòn Fernando (detto "XIII") fu costretto a lasciare la Spagna , davanti all'affermazione della seconda Repubblica spagnola , e Giacomo III pubblicò un manifesto che invitava tutti i monarchici a radunarsi intorno alla causa del legittimismo. Qualche mese dopo, il 23 settembre, secondo un protocollo verbale vigente tra i due , Giacomo III ricevette Alfonso nel suo appartamento a Parigi e due giorni dopo Alfonso e sua moglie Vittoria Eugenia ricambiarono la visita, ricevendo Giacomo III nella loro residenza all'Hotel Savoy d'Avon a Fontainebleau. Nell'occasione Giacomo III conferì il collare dell'Ordine dello Spirito Santo, ordine di cui era Gran Maestro in quanto Capo della Casa di Borbone e di Francia , ad Alfonso. questo incontro non significò nulla più che un tentativo di riappacificazione fra i due rami. Tentativo che fallì dato che Giacomo III (di indubbie simpatie socialiste) morì il 2 ottobre dello stesso anno. Morto Giacomo III divenne legittimo Re di Spagna lo zio del defunto e fratello di Carlo VII, Alfonso Carlo (Alfonso XII). Egli, fermo nei nobili principi del legittimismo , declinò ogni tentativo di riavvicinamento del ramo usurpatore, lasciando la sua eredità , come abbiamo visto precedentemente , a Francesco Saverio di Borbone-Parma (Saverio I di Spagna) ed ai suoi legittimi discendenti.
Spero che , dopo questa ricca esposizione, nessun monarchico legittimista (o presunto tale) millanti un qualche barlume di legittimità nei riguardi del ramo isabellino.
Fonte e approfondimenti:
¿QUIÉN ES EL REY?, capitolo V.
Scritto da:
Presidente e fondatore A.L.T.A. Amedeo Bellizzi