domenica 31 agosto 2014

CONTRO LA RETORICA DEI "TRE GRANDI MONOTEISMI".

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Tre monoteismi, tre opposizioni

[Risulta] sufficiente un'analisi delle nozioni insite nei monoteismi per chiarire la provenienza terrena o invece divina delle nozioni religiose non cattoliche. (…)

“Chi non è con me, è contro di me” (Matt., XII, 30), dice il Signore. Ora: quale dei tre monoteismi “è con il Cristo”? Quale “è con il Logos?” Quale dei tre monoteismi accetta e accoglie la divina Persona che parla e dice: “Chi non è con me è contro di me”?

Si rivela necessario davvero, alla luce di questa utile indicazione data dal Cristo per discernere infallibilmente le nozioni che corrispondono al vero, ossia alla realtà, dalle nozioni che non vi corrispondono, ossia dalla nozioni che non le si adeguano e che quindi, conformandosi piuttosto a qualcosa di irreale, si adeguano a un pericoloso nulla, a fantasie. (…)

Riassumendo: quei due monoteismi antagonisti al monoteismo trinitario, lo sono quanto l'antipersona è antagonista alla persona, perché di questo si tratta: quei due monoteismi vanno ritenuti pericolosi per l'uomo, affatto neutri, o addirittura utili, perché si tratta di due nozioni riduttive e snervatrici della somma realtà, che non aiutano l'uomo a riconoscere la realtà, ma lo allontanano da essa. Quando si parla di salvezza, infatti, e di salvezza dovuta alla fede, si parla di stare o non stare alla realtà, cosa che si compie attraverso la fede, ovvero attraverso la conoscenza per testimonianza, ovvero attraverso la gnoseologia: se l'uomo si adegua alla realtà vive, se invece ne resta fuori, non la tocca, non la afferra, si perde.
La nozione islamica presenta una deità che per le sue caratteristiche non sembra garantire all'uomo nulla di razionale, nulla di intellettualmente plausibile: quando, per usare un'altra metafora, alla persona del Nume vengono tolti gli occhi della visione, la testa della ragione e delle idee, le mani della donazione e della buona e anzi ottima volontà, non resta di essa che una cosa, e in questo consiste l'antagonismo di cui si parla: il tentativo di perpetrare, attraverso una nozione squisitamente religiosa e vera quale quella che si trova nell'insegnamento santo e trascendente della nozione di Dio, propria a un genuino monoteismo, la terrificante crasi tra persona e cosa.
 
Analoga la condizione della nozione giudaica, o talmudica: con il rifiuto della persona divina di Cristo l'uomo ne rigetta insieme tutte le implicazioni metafisiche che quella Persona divina porta con sé, tanto quanto il rifiuto della Causa di tutto porta con sé il rigetto, insieme, di tutti i suoi effetti, a partire da quel concetto imprescindibile della nozione di persona che è il concetto di relazione, di partecipazione. (…)

Rifiutando il Cristo l'uomo rifiuta la relazione, la partecipabilità metafisica della Persona divina alla persona umana, sicché, mentre la realtà Dio, ovviamente resta salva, viene intaccata la realtà conoscitiva che l'uomo ne ha, corrosa fino a perdere di senso; dall'invalidamento della nozione Dio nei Cieli, all'invalidamento sulla Terra dell'analoga nozione persona nell'uomo, il passo è breve, giacché dalla nozione che l'uomo ha della realtà Dio dipende ogni altra nozione di realtà.

L'abbiamo visto: se l'uomo ha di Dio una nozione tirannica, anche la sua scienza riguardo le cose sulla Terra gliele mostrerà tiranniche e il suo stesso agire sarà tirannico; se di Dio ha una nozione oscillante tra presenza e assenza, anche i suoi ragionamenti e le sue azioni sulla Terra perderanno la forza della certezza e onduleranno nel relativismo e nel dubbio; se invece l'uomo ha di Dio una nozione relazionale e partecipativa, anche la sua scienza delle cose terrene gliele mostrerà partecipanti – quindi intelligenti, libere, pacifiche, amorevoli – e il suo stesso agire sarà egualmente partecipante, cioè sarà un agire amorevole, un agire di caritas. (...)

Ci auguriamo dunque, a questo punto, che ciascuno possa riflettere sulle nozioni di Dio con quel profondo e spirituale distacco, e, contemporaneamente, anche con quell'amorevole attenzione che le considerazioni su tali altissime cose sempre meritano: ad esse, solo ad esse, è demandata la salvezza e lì e riposta ogni nostra speranza, ogni nostra fiducia nel guadagnare un giorno il Regno dei Cieli preparato per noi dalla santa Trinità.



[Enrico M. Radaelli, Metafisica delle tre “grandi religioni monoteiste”: Cristianesimo, Ebraismo e Islam, Aurea Domus Edizioni, Milano 2005, pp. 36-40]