martedì 26 agosto 2014

CHI SONO GLI YAZIDI?

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Le terribili violenze perpetrate dai miliziani dell'ISIS in queste ultime settimane hanno portato all'attenzione dei mass media, oltre all'antichissima comunità cristiana caldea, anche un gruppo etnico-religioso poco o per nulla noto agli spettatori occidentali: gli yazidi.
Chi sono?
Lo yazidismo è la fede religiosa praticata dagli Yazidi (o Yezidi, dal medio-persiano ized o yazd, cioè "entità divina", "angelo"; in curdo Ezidi, in turco Cyrāǵ Sândëren, lett. "spegnitori di lampade", in persiano Shaiôān peresht, "adoratori del diavolo"), un piccolo popolo (ca. 300mila persone) di origine curda.
Dove vivono?
Il gruppo principale vive in due aree dell'Iraq: i monti al confine con la Siria e i distretti di Badinan e Dohuk (nord-ovest del Paese). Il nord-ovest dell'Iraq è l'area originaria del popolo yazidi, insieme all'Anatolia sud-orientale, ma la maggior parte degli yazidi residenti in Turchia (ca. 40mila) è emigrata in Germania negli anni '80 in cerca di asilo e lavoro, a causa delle persecuzioni del governo turco. Almeno 50mila yazidi vivono nell'ex Unione Sovietica (Armenia, Georgia caucasica); in Siria, soprattutto nei dintorni di Aleppo (ca. 5000) dove esercitano la pastorizia seminomade, e infine in alcune zone dell'Iran. 
Che fede professano?
La religione yazidi è una combinazione sincretistica di zoroastrismo, manicheismo e mazdeismo (culti gnostici), ebraismo e cristianesimo nestoriano sui quali sono stati successivamente innestati elementi islamici sciiti e sufi, frutto di una riforma avvenuta nel XI secolo ad opera di ʿAdī ibn Musāfir. Gran parte della mitologia è preislamica: la cosmogonia ha molti punti in comune con le antiche religioni persiane.
La figura centrale dello yazidismo è Melek Ṭāʾūs, un angelo dalle sembianze di un pavone (Melek vuol dire appunto "angelo" e Ṭāʾūs significa "pavone"): con tutta probabilità, esso deriverebbe dall'antico culto preislamico proprio del popolo curdo.
Gli yazidi credono in un dio primordiale, la cui azione è terminata con la creazione dell'universo. Melek Ṭāʾūs, invece, è un'entità divina attiva, in origine un angelo ribelle che, dopo essere decaduto, si pentì e decise di ricreare il mondo che era stato distrutto. Riempì perciò alcune giare con le sue lacrime e se ne servì per estinguere il fuoco dell'Inferno. Con questo atto l'angelo si è riconciliato con Dio.
L'Angelo Pavone, effettivo padrone del mondo, è anche l'origine del Bene e del Male. Il compito degli uomini è di aiutare il Bene a prevalere. Secondo gli yazidi, anche il Male è stato creato dal dio, ma ugualmente il dio vuole la vittoria del Bene. Oltre a Melek Ṭāʾūs, altre sei divinità minori/angeli possono essere adorate. 
Le sacre scritture dello yazidismo sono Kitāb al-Jilwa ("Libro della Rivelazione") e Mishefa Res ("Libro nero"), entrambi scritti in kurmanji, un dialetto della lingua curda.
Gli yazidi sono piuttosto diffidenti verso le persone di altre religioni e gran parte del loro credo è caratterizzato da un'accentuata riservatezza, che non consente agli studiosi di tracciarne compiutamente e soddisfacentemente i contorni. La preghiera (da effettuare due volte al giorno sempre in direzione del sole) non può essere recitata in presenza di persone estranee al culto. Il mercoledì è il giorno sacro. Sono monogami, anche se, in alcuni rari casi, ai loro capi è concesso avere più di una moglie. I bambini alla nascita sono sottoposti ad un rito para-battesimale; la circoncisione è una pratica diffusa ma non obbligatoria. Pare vi siano anche delle forme di "comunione". 
Non accettano né i matrimoni interreligiosi (neppure con i curdi di religione musulmana), né le conversioni. La pena più grave per un fedele è l'espulsione dalla comunità, poiché l'espulso va incontro alla "perdita dell'anima".
Lo yazidismo crede altresì nella metempsicosi o trasmigrazione delle anime (le anime dei "malvagi" trasmigrano nel corpo di esseri inferiori, per attingere una progressiva purificazione), mentre ai giusti è destinato il "paradiso". In realtà tali termini sono da prendere con cautela, dal momento che gli yazidi rigettano un autentico dualismo tra bene e male, come abbiamo visto, e non contemplano pertanto i concetti di "peccato" e di "inferno".
Il mausoleo del predicatore e riformatore "islamizzante" ʿAdī ibn Musāfir a Lālish (nord di Mossul) è meta di un pellegrinaggio devozionale, che si svolge una volta all'anno e dura sei giorni. Durante la celebrazione i fedeli si immergono nelle acque di un fiume, lavano le statue raffiguranti Melek Ṭāʾūs e accendono centinaia di lampade (donde il nome turco) sulle tombe di ʿAdī e degli altri "santi". Nel corso della cerimonia viene anche sacrificato un bue.
La società yazidi presenta una struttura gerarchica divisa tra "laici" e "chierici", che vede ai vertici rispettivamente un capo laico, detto "emiro", e un capo religioso, detto "maestro". L'Emiro, che risiede a Ba'adra (65 km a nord di Mossul), rappresenta gli yazidi presso le autorità pubbliche dell'Iraq. Ha il potere di insediare il "Maestro", che risiede invece nel Sinjar. Oltre ad essere il capo religioso supremo, rappresenta l'autorità infallibile nell'interpretazione delle Sacre scritture.
Una storia tormentata
Gli yazidi non sono certo nuovi a guerre e persecuzioni.
Nel XIV secolo, Mossul era una delle principali città yazidi. Bagnata dal fiume Tigri e situata ai piedi delle montagne delKurdistan, era un punto di passaggio obbligato per tutte le carovane che dall'Asia centrale si dirigevano verso la Siria (e il mare Mediterraneo) e l'Anatolia. Gli yazidi superarono il dominio dei persiani e dei turchi Ottomani, che si contesero nei secoli il controllo della città. I Mongoli, che pure avevano preso Baghdad dopo un assedio di una sola settimana, a Mossul dovettero mantenere l'assedio per un anno intero, a causa della fiera resistenza degli yazidi.
I musulmani combattono da sempre lo yazidismo: ciò deriva da un'interpretazione della figura di Melek Ṭāʾūs, accostato all'angelo ribelle Iblis, il "diavolo" della tradizione islamica, corruttore dell'uomo. Da qui la definizione di "adoratori del diavolo", presente soprattutto in area sunnita.
Le persecuzioni contro gli yazidi hanno toccato gli apici nel 1892, quando le truppe ottomane penetrarono nella valle di Lālish e massacrarono migliaia di abitanti, distruggendo il mausoleo di ʿAdī ibn Musāfir; poi nel 1957; dopo l'instaurazione della repubblica in Iraq fu Ahmed Hasan al-Bakr, il primo presidente del partito Ba'th, a riprendere le persecuzioni, la prima nel 1969 e la seconda nel 1975. Infine, negli anni 1987-88, Saddam Hussein scatenò una durissima repressione della comunità, ordinando anche una deportazione di decine di migliaia di yazidi in un'area montuosa al confine con la Siria, il Jebel Sinjar, peraltro loro storico insediamento.
Dopo la caduta di Saddam nel 2003, i curdi richiesero che gli yazidi fossero riconosciuti come facenti parte del popolo curdo a tutti gli effetti. Feleknas Uca, membro tedesco del Parlamento Europeo, è stata l'unica parlamentare di origine yazidi sino al 2005, anno in cui si sono tenute le prime elezioni "libere" in Iraq.

Fonte: http://radiospada.org