venerdì 15 agosto 2014

Giornali come corpi ottundenti

periodista


Non proprio il gazzettino di Tel Aviv, non esattamente un dispaccio giornaliero della Nato, ma poco ci manca. Il Foglio di Giuliano Ferrara il 12 Agosto, sotto la consueta maschera radical chic, concretizzatasi tra l' altro da una boutade parmenidea in prima pagina, ha dato il meglio di sé. Il lettore ha avuto il piacere di imbattersi prima in un velato elogio della ramanzina della Clinton, nella quale si rimproverava ad Obama di non aver avuto le palle per bombardare direttamente Assad e di aver preferito invece il gioco soft (si fa per dire) della creazione della armata di terroristi dell' Isis. Poi, per i palati più fini, si trovava una notevole articolessa di CarloPanella, un'analisi sul perché in medio oriente le guerre non si vincono e quindi non finiscono più. L'autore si chiede come mai in Siria, in Iraq e soprattutto tra Israele e Palestina, non ci sia una sistemazione definitiva delle questioni, e giù con una serie di esempi tratti dalla storia della regione dal 1920 ad oggi.Bene, Panella non ci dice che la causa della recrudescenza infinita delle ostilità sia la presenza geopoliticamente insostenibile di Israele, presenza imposta e sempre più debordante dal punto di vista territoriale (basta confrontare delle cartine diversamente datate per rendersene conto), anzi, questa è la prima ed unica spiegazione ad essere esplicitamente esclusa.Poi una serie di silenzi: Panella non prende minimamente in esame la questione della balcanizzazione del medio oriente, prima teorizzata e poi realizzata dagli americani per fini strategici, nessun accenno al business delle armi, con il corollario di parentele politico-industriali che esso comporta, nessuna attenzione all'esportazione forzosa della democrazia, né alla teoria neocon di Kagan e compagni, secondo la quale era ed è giusto e bello l'uso della forza in chiave preventiva, neanche a parlarne poi di focalizzare l'attenzione sugli interessi economici in gioco in quelle aree, cioè petrolio, il gas e il loro trasporto, per non dire poi del silenzio sull'opportunità di una presenza destabilizzante nell'area in chiave antirussa e antiiraniana, niente di niente insomma.

Queste evidentemente sono quisquilie per Panella, che invece ci rende edotti sulla reale motivazione dei conflitti: i musulmani sono cattivoni incorreggibili.Ma Panella non dice proprio così, anche se questo è il succo. Dice che la causa prima è “l' Apocalisse che rende urgente, subito, la costruzione dell’Uomo Nuovo coranico. Utopia condivisa. La peggiore, perché forgiata, per la prima volta nella modernità, nel corpo di una fede millenaria. Un Uomo Nuovo coranico che può maturare solo con la morte dell’ultimo ebreo”. Quindi ci riporta passi dal Corano e dichiarazioni di religiosi e politici musulmani a supporto di tale tesi.Ora, prima di addentrarci nell'analisi di questo pensiero, diamolo per buono per un attimo, solo per mostrare le incongruenze a cui dà origine. Innanzitutto il fatto più eclatante è dato dall'Isis, creato dagli Americani e addestrato dal Mossad come diverse testimonianze video certificano, che sta facendo sfracelli ovunque, contro cristiani e musulmani meno intransigenti, imperversando in Iraq e in Siria. Come mai non torce un capello agli ebrei? Come mai non punta verso Tel Aviv nel tentativo di strerminare quell'ultimo ebreo? C'è qualcosa che non torna, o meglio, torna benissimo ma dà torto a Panella. Inoltre come si spiega la pacifica convivenza tra le religioni che avviene da sempre in zone come il Libano? La critica col paraocchi del giornalista del Foglio ricorda un po' quella di Oriana Fallaci, soltanto che la scrittrice era coerente con se stessa, stigmatizzando l'immigrazione invasiva dei musulmani in Europa.


Non mi sembra invece che il Foglio si distingua per la sua verve antimondialista né per guerre a favore delle identità dei popoli. Bisogna rilevare che l'impegno filologico e quel certo tipo di analisi dei testi di Panella, se applicato ad una lettura dell'Antico Testamento e ancora meglio del Talmud, per non dire di tanti discorsi di politici sionisti di destra e di rabbini, di ogni periodo compreso l'attuale, dipingerebbero quello ebraico come il popolo feroce e risentito per eccellenza. Sorvolo perché so, come spesso ammonisce Franco Cardini, che certi testi vanno presi con le molle, ma segnalo a chi interessassero certe impostazioni intellettuali che la rete è piena di tali letture.Veniamo alla tesi centrale dell'articolo di Panella: l'apocalisse come concetto fondante della cultura islamica. Si tratta di una vera e propria mistificazione, di un rovesciamento del pensiero. Se c'è un popolo che ha questa idea al centro del suo essere, questo è quello ebraico. Nell'ebraismo l'apocalisse si lega al messianismo, dando origine al termine messianismo apocalittico, che ne esprime perfettamente l'essenza. La fede nell'arrivo di un'epoca e di un avvenimento che risollevi il popolo ebraico da una storia reale che non ha mai conosciuto la vittoria, che riscatti i tanti secoli di oppressione, sterminio, deportazione e segregazione, è tipicamente ebraica. Se i Messia sono stati nella storia molteplici, fino agli eretici ma non troppo Tzevi e Frank, oggi il ruolo messianico è incarnato proprio da Israele come Stato, con la sua bandiera che cita i fiumi-confini del suo impero ideale. Il messianismo apocalittico, che non è altro che volontà di rivolgere l'esistente a proprio favore dopo averlo decostruito, è la cifra di ogni espressione significativa dell'ebraismo in ambito intellettuale, da Schoenberg a Freud a Marcuse. Anche il più grande esperto del misticismo ebraico, Gershom Scholem, lo dice espressamente nelle sue opere, così come ho evidenziato nel mio “Hannah l'antisemita”, edizioni All'insegna del Veltro, libro dedicato proprio all'illustrazione di questi temi.Ma la motivazione più evidente a sostegno di questa tesi è la differenza sostanziale tra ebraismo, cristianesimo, islam, ovvero la credenza nella vita ultraterrena dell'anima. Mentre per il primo l'apocalisse dovrebbe preludere ad un riscatto qui, su questa terra, ed è l'unico riscatto possibile, per gli altri rimane la soluzione dell'aldilà a mitigare l'impegno violento in quella realizzazione “urgente” che richiama Panella.In conclusione, il tentativo di nascondere al lettore le reali cause delle guerre nel vicino e medio oriente, che sono tutte di natura geopolitica, attraverso la creazione di un supernemico assoluto, il musulmano, fallisce clamorosamente sia di fronte alle evidenze belliche e politiche, sia da un punto di vista concettuale e filosofico. In definitiva il Foglio è uno schermo davanti agli occhi per impedire la visione della verità.


Matteo Simonetti - http://radiospada.org/