giovedì 27 agosto 2015

Torniamo a parlare dell'eroe di Novara Andrej Čehovin


Andrej Čehovin
Andrej Čehovin, eroe di Novara dove mise in fuga l'esercito del vile Carlo Alberto (che abdicò per il sordido Vittorio Emanuele II). Abbiamo già narrato la storia del suo monumento, sepolto per decenni dagli affezionati contadini sloveni e riportato alla luce dopo la liberazione dal parassitismo dei serbi.
Ma non parlammo a sufficenza del suo illustre pronipote, l'on. Manlio Cecovini. Accettato l'etnocidio (dal 1927 al 1931 alcuni Čehovin furono italianizzati in Cecchini, alt...ri in Cecovini), cresciuto da giovane fascista, dichiarò sempre di essere "italianissimo".
Perchè? Perchè dovete sapere cari lettori, che essere "s'ciavo" a Trieste era la cosa più orribile del mondo, dal 1918 in poi con particolari impennate nel 1924 e dal 1945 in poi per tutti gli anni '70.... solo verso la fine degli anni '80, l'odio etnico iniziò a calare ed iniziò a calare la vergogna degli "italianizzati"... vergogna nei confronti dei propri nonni e dei propri padri.
E' tristissimo ma questo è l'etnocidio, mille volte più efficace politicamente, del più sanguinoso e faticoso genocidio. Ma tutto ricade sotto il crimine di genocidio, come le 2 grandi espulsioni etniche che hanno più che dimezzato gli abitanti autoctoni di Trieste.
Andrej Čehovin
Il Cecovini fece da bravo la sua guerra imperialista con gli italiani, vestito da Alpino ad occupare la Grecia e l'Albania. Fu gran maestro della massoneria ed "autonomista", perchè a capo della Lista per Trieste, conquistando nel 1976 il Comune e nelle elezioni successive il Parlamento con i "liberali".
Tutto tra virgolette perchè non ottenne alcuna "autonomia" per la sua città e già sapete cosa pensiamo dei "liberali" italiani; mentre la Lista per Trieste fu presa ben presto con un colpo di mano da fascisti ed esuli istriani, che espulsero i socialisti e l'unica dirigente slovena, diventando una specie di Forza Italia ante litteram.
Però il suo bisnonno era l'eroe di Novara, super decorato da Franz Joseph e che fece correre i sardi di Carlo Alberto con la coda tra le gambe, fino a casa loro.
Se non ci fossero state persone come Andrej Čehovin e gli italiani fossero arrivati a Trieste già nel 1858 o come provò il padre di Cadorna nel 1866, lo scrittore e politico Manlio Cecovini avrebbe probabilmente imparato a scrivere con le tramissioni RAI degli anni '60 "Non è mai troppo tardi" del Maestro Manzi e sarebbe diventato avvocato con il CEPU... o con l'equivalente di quei tempi.