martedì 11 agosto 2015

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: La fedeltà de' Vassalli verso Dio li rende fedeli anche al loro Principe (Parte seconda-Capitolo II°)

 
 
 
 
Cap. II - Mezzi per indurre i sudditi
ad essere ubbidienti a Dio. 

Vediamo ora di quali mezzi si servano i buoni Prìncipi per indurre i vassalli a viver cristianamente.

 Per 1. nel dispensare le cariche e gli onori preferiscono coloro che sono di migliori costumi; a meno che un altro avesse un'abilità molto maggiore in affare di molta importanza al bene dello Stato. Ma in ciò sempre devono considerare i Prìncipi che le persone più amiche di Dio ricevono dal medesimo Signore lumi più grandi e forza molto maggiore per bene accertare i comandi del Sovrano che riguardano il bene pubblico. 

Per 2. sono eglino [essi] liberali di grazie e favori co' buoni; ed all'incontro sono riserbati e stretti [rigorosi] con altri che menano una vita disordinata. 

Per 3. nella loro Corte procurano di aver sempre dattorno persone che diano edificazione co' loro portamenti [comportamenti]: mentrecché [poiché] di costoro possono i Sovrani sempre fidarsi, ma non così degli altri che si dimostrano di costumi sciolti. 

Per 4. procurano, sempre che possono, nelle occorrenze di lodare i virtuosi e dimostrano di far poca stima di coloro che fanno poca stima della pietà. Il solo dare a conoscere che il Principe con occhio cortese guarda gli uomini da bene, e con altro guarda i libertini, basta a riformare la maggior parte de' vassalli del suo Regno. E perciò conviene che i Prìncipi facciano venire nella loro Corte predicatori di zelo che persuadano a ciascuno l'obbligo di servire a Dio.

 Per 5. eleggono Ministri non solo esatti [scrupolosi] nell'amministrar giustizia, ma ben anche timorati di Dio; mentre quei che mancano nel timore divino difficilmente saranno esatti [scrupolosi] nell'amministrazione della giustizia, come dovrebbero. In oltre, procurano che i Ministri sieno zelanti delle leggi, non solo in osservarle essi, ma anche in farle osservare dagli altri, acciocché quelle si conservino in vigore. 

Per 6. ed in quanto alla scelta de' Ministri, molti cattolici Prìncipi sogliono servirsi del loro supremo consiglio o tribunale, il quale propone tre soggetti, eleggendo poi essi quello che loro sembra migliore, affin di accertarsi così di avere i migliori. 

Per 7. affinché poi ogni Ministro eletto attenda bene alla sua incombenza, il Principe dee [deve] premiare nel modo che può quei Ministri che si portano bene e castigare all'incontro coloro che mancano. 

Per 8. alle cariche ecclesiastiche, alle quali tocca a' Prìncipi di nominare, devono promuovere i soggetti più degni. E quindi conviene ancora che provvedano le pensioni ecclesiastiche a coloro che han più faticato per la Chiesa. 

Per 9. devono ancora invigilare affinché i Superiori delle religioni [Congregazioni e Ordini religiosi] facciano osservare da' sudditi le regole del loro Istituto; poiché quando i religiosi mancano al loro dovere ed i loro capi son trascurati per l'emenda [nella correzione], ne avviene gran danno ai secolari [fedeli laici] ed a tutta la repubblica [Stato].

Aggiunta di alcune massime concernenti al buon governo
del Regno, sì che tutto ridondi in gloria di Dio
e del Re ed in bene de' sudditi. 

Per 1. il buon Principe per ben governare tiene sempre Dio avanti gli occhi, e preferisce gl'interessi della divina gloria ad ogni ragione di Stato. 

Per 2. il buon Principe si dimostra nemico delle adulazioni ed ama chi gli dice la verità, e vuole che ciò tutti sappiano. Enrico IV, Re di Francia, domandato perché amasse tanto Monsignor di Genevra [Ginevra] ch'era San Francesco di Sales, rispose: Io l'amo perché Monsignor di Genevra [Ginevra] non mi adula.

 3. Usa la giustizia con tutti, senza passione e senza parzialità. 

4. Prima di risolvere gli affari di conseguenza [d’importanza] pone tutto ad esame tra se stesso [esaminare se stesso].

5. In tutte le cose dubbie o dove può capirvi [contenersi] dubbio si consiglia co' prudenti. 

6. Perciò usa tutta la cautela in elegger [scegliere] Consiglieri savj e di retta coscienza. 

7. Dopo che si è consigliato ed ha stimato buono il consiglio dee [deve] star forte [costante] in farlo eseguire, sempreché non gli si affacci altra ragione chiara in contrario; il rivocarsi [revocare] con giusta ragione non è debolezza, ma è prudenza degna di lode. 

8. Nel sentir lodare od accusare alcuno, sia tardo a credere; e consideri, se colui che gli parla gli parli per qualche fine di proprio interesse. 

9. Il buon Principe poi procura indurre i sudditi a viver bene più col buon esempio che colla forza: perocché [giacché] il buon esempio del Principe vale più a muovere i vassalli che quello di mille privati [persone comuni]. 

10. Non è solo officio [dovere] del Vescovo, ma anche del Sovrano, promuovere tra' vassalli gli esercizj [pratiche] di divozione e l'onore di Dio. Dicono alcuni che nel mondo bisogna aver fortuna; la pietà [religiosità] verso Dio è quella che fonda la vera fortuna di ognuno e specialmente de' Prìncipi. È certo che ogni prosperità o avversità dipende da Dio, che dispone il tutto; onde niuno può sperare miglior fortuna nella presente vita, se non colui che colla sua pietà [religiosità] si rende più caro a Dio. Il Signore si prende a cuore l'ingrandimento di quei Prìncipi che soprattutto hanno a cuore la gloria di Dio. In somma un Sovrano che vuol ben governare il suo Regno temporale dee [deve] vivere in modo che si renda ben degno di meritar l'eterno [il Regno eterno del Paradiso].



 
Allegoria ed effetti del buon governo. Affresco di Ambrogio Lorenzetti nel Palazzo Pubblico di Siena, Sala della Pace (1338-9). Particolare. Da sinistra, la Sapienza Divina, alata e con un libro in mano, ha sotto di sé la Giustizia in trono, distributiva (a sinistra) e commutativa (a destra) con un primo angelo che decapita un uomo e ne incorona un altro; e un secondo angelo che consegna a due mercanti gli strumenti di misura nel commercio. Sotto la Giustizia, la Concordia, sua diretta emanazione, che reca una pialla in grembo per attenuare i contrasti. Accanto alla Concordia 24 cittadini senesi di varia condizione sociale. Quindi la lupa e i due gemelli, simbolo della città. Sopra la lupa il Comune di Siena, in vesti di Monarca in trono con la sigla CSCV (Commune Senarum Civitas Virginis, ovvero Comune di Siena città della Vergine). Il Comune è vestito di bianco e nero, i colori della città; e in mano tiene uno scettro ed uno scudo con l'immagine della Vergine col Bambino; ha un copricapo di pelliccia in testa, tipico dei giudici; ed è protetto e ispirato dalle tre Virtù teologali, Fede, Speranza e Carità. Ai suoi lati siedono invece le quattro Virtù Cardinali: Giustizia, Temperanza, Prudenza e Fortezza. A loro si uniscono la Pace, semisdraiata su un cumulo di armi e con il ramo di ulivo in mano, e la Magnanimità, dispensatrice di corone e denari. Sotto l'esercito comunale, che assoggetta dei prigionieri.  
 
 
Continua...