I recenti fatti ai quali tutti abbiamo assistito in relazione alla piaga sociale dell’immigrazionismo ci hanno posti per l’ennesima volta davanti alla sofferenza del popolo, costretto a vedere i propri quartieri, le proprie strade e – a volte – persino le proprie case invase da maomettani con
Cosa c’entrano le “Forze dell’Ordine”? C’entrano eccome! Sono tutte quelle milizie che, organizzate e dipendenti dallo Stato, in Italia (e un po’ ovunque) si frappongono tra l’oppresso e l’oppressore in favore di quest’ultimo, per obbedienza e dedizione ad un vago quanto distorto intendimento di dovere. Questa palese realtà ce l’hanno ricordata le stesse “Forze dell’Ordine” a Casale San Nicola (Roma) – e altrove – dove abbiamo visto la Polizia scagliarsi contro un gruppo di residenti che manifestavano la loro contrarietà riguardo la decisione di allestire un campo di accoglienza presso la ex scuola Socrate e che, per impedire l’accesso dei clandestini al centro di accoglienza, avevano organizzato un blocco stradale poi forzato dalla Polizia stessa. La cosa più sorprendente in questi casi è – come sempre – l’apparente alienazione da quel popolo oppresso di chi è pronto ad obbedire e a caricare a testa bassa anziani, giovani e famiglie che non volgliono che le loro strade e le loro case siano invase dai clandestini.
Scene del genere, alle quali assistiamo sempre più spesso, ci spingono a chiederci di quale “Ordine” siano “Forze” queste milizie in assetto antisommossa. Di certo non dell’Ordine cattolicamente inteso, non dell’ordine civile, visto che vittima delle cariche è il popolo che manifesta contro i turbatori di quell’ordine (i clandestini) e non chi turba l’ordine stesso. Dobbiamo perciò concludere che, l’Ordine di cui si parla, altro non è che quello degli oligarchi apostati che da circa 150 anni tiranneggiano sul popolo, che quindi sarebbe più corretto definire “Sovversione” contrariamente a quanto vorrebbero farci credere alcune voci provenienti da destra, voci che non mancano mai di difendere la parte sbagliata e che spesso si dicono addirittura “cattoliche”.
A questo proposito è bene ricordare ai paladini difensori dell’Ordine risorgimentalista (civili e non) che lo Stato Italiano, oltre ad essere figlio di una doppia usurpazione (la prima sabauda e la seconda repubblicana e anglo-americana), è incarnato da un’oligarchia di tiranni. Si tratta di un’entità governativa senza alcuna legittimità e un regime che non solo nega pressoché tutti i diritti di Dio e della Sua Santa Chiesa sulla società umana, ma che è da considerarsi colpevole di delitti che gridano vendetta davanti all’Altissimo: l’omicidio volontario attraverso la legislazione sull’aborto; il peccato impuro contro natura, attraverso leggi che tutelano chi lo pratica e cerca in ogni modo di diffonderlo, invece di condannare, come la Chiesa insegna, “L’esecrabile vizio libidinoso contro natura; colpe per le quali i popoli e le nazioni vengono flagellati da Dio, a giusta condanna, con sciagure, guerre, fame e pestilenze” (Papa San Pio V, Costituzione Cum Primum, del 1 aprile 1566, in Bullarium Romanum, t. IV, c. II, pp. 284-286); abbiamo poi l’oppressione dei poveri attraverso l’usura bancaria e Statale sulla quale la Chiesa si espresse già in passato, condannando “l’insaziabile rapacità degli usurai, detestabile e vergognosa per le leggi divine ed umane” (Papa Innocenzo II, Concilio Laternanense II), oppressione manifestata anche nella assoluta sproporzione delle imposte e dell’abuso “(…) del diritto di imporre i tributi, elevandoli a dismisura, senza un’adeguata ragione di bene comune” (Enciclopedia Cattolica, vol. XII, col. 512, Città del Vaticano, 1954) riducendo così la maggioranza della popolazione quasi all’indigenza, trattando i contribuenti non come cittadini ma come schiavi da depredare a proprio piacimento e tramutando lo Stato in tirannide (cfr. Summa Theologiae, II-II, q. 64, a.1, ad 5um).
In ultimo abbiamo la frode della mercede agli operai operata dallo Stato o dai datori di lavoro (sotto l’istigazione dello Stato) e favorita dalla sovra tassazione. Una frode che riduce i lavoratori a lavorare per una cifra misera, un salario decisamente inadeguato per sostenere le folli imposte dello Stato e, contemporaneamente, vivere una vita dignitosa, crimine detestabile, così tanto che “ il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte agli orecchi del Signore onnipotente” (Gc V,4).
Sorge spontaneo a questo punto chiedersi che cosa spinga un uomo, che abbia, si suppone, la buona intenzione di battersi per garantire l’Ordine, a tradire Dio e il proprio popolo diventando garante della Sovversione e dell’oppressione, piuttosto che di un giusto ordine sociale. La risposta non è facile da dare, o forse, più semplicemente, si trova nella totale mancanza di Fede, morale e scrupoli di chi oggi scegliere di impugnare uno scudo antisommossa e uno sfollagente e a chi vede lo Stato come l’unico vero dio.
San Marcello si oppose all’ordine di sacrificare agli dèi nella festività dedicata all’Imperatore e, gettando a terra il cinturone e il ceppo di vite, disse: «Io sono un soldato di Gesù Cristo, e smetto di servire i vostri imperatori per servire Gesù Cristo!». San Marcello preferì la decapitazione piuttosto che servire militarmente uno stato che si opponeva alla Verità Cattolica e che comandava ai suoi sudditi di violare la Legge Divina.
I militari e tutti i membri delle presunte Forze dell’Ordine – comprese le voci destrorse della mistica del “dovere” di cui si parlava sopra – che si dicono cristiani (se ne esistono veramente) prendano esempio da San Marcello e ricordino che «nessun servo può servire due padroni» (Lc XVI, 13).