Su 236.098 abitanti del Comune di Trieste, questa era la situazione nel 1931. Ci si era arrivati con i circa 40.000 cittadini espulsi dal 1918 al 1924, con il rientro dei regnicoli e loro accompagnatori e con i nuovi arrivi dal 1924 al 1931.
Dei 40 mila espulsi, si contano i triestini di lingua madre germanica, la maggior parte degli altri erano triestini di lingua madre slovena (almeno 2/3) e la rimanenza di lingua madre croata e di altri Paesi dell'ex Impero.
Immediatamente dopo il 1918 fu giocata la truffa della "pertinenza", cioè il periodo di tempo che l'Austria faceva passare prima di assegnare la cittadinanza triestina ad un cittadino austriaco.
Questo periodo era di dieci anni ininterrotti, ma gli italiani non riconobbero i 5 anni di guerra e fecero partire la "pertinenza" nel 1904. Questo permise loro di non lasciar rientrare a Trieste i triestini residenti, che vi si erano trasferiti da altre parti dell'Impero dopo il 1904 e che stavano rientrando a casa loro (militari e civili, in massima parte ferrovieri o funzionari che durante la guerra avevano prestato servizio altrove) ed anche di espellerne brutalmente qualche migliaio.
Con questo espediente furono discriminati i sacerdoti sloveni, i più noti "austriacanti", anarchici, comunisti e diversi socialisti. Nel febbraio del 1919 ci fu lo sciopero dei ferrovieri, gli italiani approfittarono per licenzianre 900 in un colpo solo, che senza mezzi di sostentamento dovettero lasciare la città emigrando quasi tutti nel Regno SHS.
La comunità germanica era stata la prima ad essere perseguitata, il giorno dopo dell'arrivo degli italiani furono chiuse tutte le loro scuole e furono reintegrati nei loro posti di lavoro, solo con permessi provvisori e salari ridotti; un precariato ante litteram. Negli anni '30 ne rimaneva in città poco più di 1 migliaio sui 14.600 che erano presenti nel 1914.
Altri filtri erano stati posti ai militari che rientravano in città; chi non passava per i boschi veniva fermato, messo in campi di concentramento nei dintorni della città (il più noto era a Cormons) e lì veniva vagliata la sua italianità, nel frattempo che i Regi Carabinieri facevano indagini sul suo passato. Molti reduci furono internati nei campi di concentramento in Italia, dove morirono con percentuali altissime di varie epidemie (tifo, spagnola). Il più macabramente noto è quello di Altamura in Puglia, dove morirono migliaia di internati tra i quali anche diversi tirolesi e del litorale.
Altri reduci fuono imprigionati, ad esempio tutti quelli che erano stati fermati con la divisa del See Battalion Triest perchè erano stati volontari. Essi furono imprigionati quasi tutti nel Castello di San Giusto dove imperversava il Comandante Piva, uno dei pochi volontari italiani di Grado.
Nella prigione di San Giusto ci furono evasioni rocambolesche, violenze, condanne per ribellione che fecero finire i reduci nelle fortezze come ad esempio a Peschiera. I reduci imprigionati ed internati tornarono quasi tutti nel 1920, alcuni nel 1921 e molti di essi emigrarono, chi in Argentina, chi in Austria, chi nel Regno SHS.
Nel frattempo emigravano spontaneamente molti cittadini di lingua madre slovena, che venivano ospitati nei campi profughi dell'attuale Slovenia dove In certi periodi erano presenti oltre 16 mila profughi.
Vennero esclusi gli studenti che studiavano nel Regno SHS, insegnanti licenziati e varie altre categorie, prima che iniziassero i più noti provvedimenti fascisti dei quali parleremo in seguito.
Dal 1924 al 1931 l'emigrazione di triestini era continuata ininterrotta, in gran parte verso il Regno SHS.
Dopo il 1931 le emigrazioni continuarono con maggiore partecipazione ad ogni giro di vite italiano. Non sappiamo quando esattamente, i coloni italiani superarono i triestini autoctoni, nessuna fonte riporta questa informazione ma riteniamo che ciò sia avvenuto senz'altro almeno nel 1939 se non poco prima.
Dopo la seconda guerra mondiale le emigrazioni di triestini ripresero, con la punta massima dell'esodo triestino dopo il ritorno dell'Italia del 1954: si parla di 20 mila cittadini spinti ad emigrare in Austrialia con l'emigrazione assistita e di altri 10 mila emigrati con altri mezzi e per altre vie, senza contare l'emigrazione spicciola che è sempre stata endemica dopo la "liberazione" e che in questi anni è vicina ai 3 mila cittadini all'anno, tutti giovani.
Contemporaneamente giungevano altri coloni italiani a Trieste; i soliti funzionari governativi, militari, forze di polizia, guardia di finanza, carabinieri eccetera. Ma la parte del leone la fecero gli esuli istriani. Si dice che il loro numero si aggiri dai 70 ai 90 mila, secondo loro stesse fonti.
Quanti triestini autoctoni sono sopravissuti alle pulizie etniche, alle espulsioni all'emigrazione indotta per motivi politici ed economici? Nessuno ha mai fatto un censimento di questo tipo, secondo noi sono meno di 1/4 del totale.
Ed ecco che si iniziano a spiegare tante cose a proposito di Trieste e dei triestini.
Fonte: Vota Franz Josef