Formalmente però, la Bosnia-Erzegovi
Per i serbi, infatti, la Bosnia-Erzegovi
Nell'aprile del 1907, il settario giornale panslavista filoserbo "Narod", di Mostar, dichiarava che se non si fosse attuata l’evacuazione delle forze austriache sarebbe scoppiata una rivolta che si sarebbe propagata e avrebbe provocato la rovina dell’Impero Austro-Ungarico
A Vienna, viceversa, acquistava sempre più peso l'influenza della frangia, la quale annoverava tra i suoi più autorevoli esponenti lo stesso Arciduca Francesco Ferdinando, che propendeva ad una riforma federale dell'Impero ed ad una sua riorganizzazion
Arciduca Francesco Ferdinando d'Asburgo-Este (1905). |
Un incentivo a risolvere la questione con l'annessione ufficiale della provincia fu inaspettatament
Il 2 luglio 1908, infatti, all’insaputa di Parigi e Londra, il ministro degli Esteri russo Aleksandr Petrovič Izvol'skij invitava, esponendosi per iscritto, Aehrenthal a considerare l’ipotesi di uno scambio.
La Russia avrebbe acconsentito all’annessione austriaca della Bosnia-Erzegovi
Aleksandr Petrovič Izvol'skij |
Il ministro Aehrenthal, sulla base della lettera che gli aveva spedito Izvol'skij, ottenne un incontro con lui nel castello moravo di Buchlau, il 16 settembre 1908.
Ci fu un accordo di massima sulla Bosnia-Erzegovi
Secondo il ministro austriaco, Izvol'skij dichiarò che la Russia avrebbe assunto un atteggiamento amichevole di fronte all’annessione austriaca della Bosnia-Erzegovi
Ad una specifica domanda di Izvol'skij, Aehrenthal dichiarò di aver risposto che era molto probabile che l’annessione venisse proclamata al principio di ottobre.
Il ministro di San Pietroburgo, invece, riferì di aver fatto presente che l’annessione era una questione che interessava le potenze firmatarie del Congresso di Berlino e che doveva essere considerata, se attuata unilateralmente
A quel punto, secondo Izvol’skij, Aehrenthal avrebbe offerto in cambio il ritiro delle truppe austriache dal Sangiaccato, che il ministro russo avrebbe rifiutato, minacciando invece la trasgressione di clausole del Trattato di Berlino onerose per la Russia.
Sembra certo, comunque, che Izvol'skij a quel tempo non sapesse quando si sarebbe verificata l’annessione.
Dichiarò che Aehrenthal ne avrebbe proposto, forse, il piano di attuazione l’8 ottobre e, dopo Buchlau, andò prima in villeggiatura e poi partì per un giro delle capitali europee allo scopo di ottenere il consenso delle potenze all'apertura degli stretti turchi.
Alois Lexa von Aehrenthal |
Intanto la Bulgaria, nominalmente ottomana secondo il trattato del 1878, era un principato autonomo governato dal Principe tedesco Ferdinando di Sassonia-Coburg
Il 5 agosto 1908, Aehrenthal scrisse a Ferdinando istigandolo a proclamare l’indipendenza del suo Paese con l'appoggio austriaco, che fu puntualmente annunciata a Veliko Tărnovo esattamente due mesi dopo, il 5 ottobre.
Ferdinando I di Bulgaria |
Il giorno successivo, il 6 ottobre, l’Imperatore Francesco Giuseppe scrisse ai popoli della Bosnia-Erzegovi
Francesco Giuseppe I d'Austria (1910). |
Le ripercussioni più gravi si ebbero in Serbia, che si vedeva ovviamente lesa nei propri fantomatici diritti, e si giunse alla mobilitazione.
Il settario principe ereditario serbo, il ventunenne Giorgio Karađorđević , figlio di un altro settario golpista , Pietro I di Serbia, , si pose alla testa dei dimostranti e si proclamò , inebriato da una follia nazionalista, pronto a morire, con tutto il suo popolo, per l'ideale egemonico panslavista della "Grande Serbia".
Nella capitale Belgrado, la folla di sgherri cercò di sfondare le finestre della legazione austriaca.
Anche l'Impero Ottomano, che aveva ceduto molto malvolentieri l'amministrazio
A Costantinopoli,
Principe Giorgio Karađorđević (1909). |
Allo scopo di perorare la causa serba, il ministro degli Esteri di Belgrado, Milovan Milovanovič, partì il 17 ottobre 1908 per le capitali europee, seguito il 26 ottobre dal principe Giorgio che, accompagnato dal capo del partito radicale Nikola Pašić, si recò a San Pietroburgo.
Anche in Montenegro l’annessione sollevò proteste. Il Principe Nicola reclamò dalla Bosnia austriaca sia Spizza, che dominava l’unico porto del Montenegro, Antivari, sia la soppressione dell’articolo 29 del Trattato di Berlino, che limitava la sovranità montenegrina sulla costa adriatica.
Principe Nicola del Montenegro (1909). |
Izvol'skij era, comprensibilmen
Invece di tornare in patria e affrontare lo Zar, il ministro degli Esteri russo cercò di ottenere una qualche assicurazione dalle potenze occidentali sull’apertura degli stretti del Mar Nero.
Dopo Vienna, era comparso prima a Londra, poi a Parigi, senza avere una qualche fortuna.
L’insuccesso di Izvol'skij a Londra fu dovuto soprattutto alla volontà del ministro degli Esteri britannico Edward Grey di far rispettare ai russi l’Accordo anglo-russo del 1907, disatteso, secondo gli inglesi, in Persia.
Edward Grey |
Bülow, desideroso di vendicare lo smacco della Conferenza di Algeciras e di spezzare il debole fronte anglo-franco-ru
A tale riguardo, per sostenere meglio l’Austria, che con l’Italia sabauda era legata alla Germania dalla Triplice alleanza, il 30 ottobre 1908, Bülow scrisse ad Aehrenthal: «Qualunque decisione voi prendiate, la considererò come l’unica appropriata».
Nel gennaio 1909, il Capo di stato maggiore dell'esercito tedesco Helmuth von Moltke scriveva con l’approvazione di Bülow al suo omologo austriaco Conrad: «Nel preciso momento in cui la Russia mobiliterà, mobiliterà anche la Germania e si tratterà indubbiamente di una mobilitazione generale».
Helmuth von Moltke |
L’ostilità tedesca verso la Russia implicò un tentativo da parte di Bülow di riconciliazione
Con la prima, però, il margine di manovra si rivelò assai ristretto date la gaffe commessa dall’Imperatore
Con Parigi, invece, alleata della Russia, Bülow ebbe maggior successo, riuscendo a stipulare il 9 febbraio 1909 un’intesa per la quale la Germania riconosceva la supremazia politica della Francia sul Marocco mentre i francesi si impegnavano a non intralciare nella stessa zona gli interessi economici della Germania.
Accontentata la Francia sul Marocco, la posizione della Russia risultò più debole.
In queste circostanze così favorevoli, Vienna consolidò la sua posizione dopo il 26 febbraio quando raggiunse, mediante il pagamento di due milioni e mezzo di Lire turche, l’accordo con Costantinopoli per il riconoscimento del passaggio della Bosnia-Erzegovi
Ma la Serbia, spalleggiata ancora dalla Russia, non aveva intenzione di cedere e non volle riconoscere l’annessione austriaca, quanto meno non senza esservi costretta da una conferenza internazionale.
Il 14 marzo 1909, perdurando lo stato di agitazione in Serbia, Bülow comunicò all’ambasciator
Bernhard von Bülow |
Il 21 marzo, Bülow telegrafò all’ambasciator
«Vostra eccellenza vorrà ancora dire a Izvol'skij in un modo fermo che noi attendiamo una risposta precisa: sì o no. Saremo obbligati a considerare ogni risposta evasiva [...] come un rifiuto. In tal caso noi ci ritireremo e lasceremo che le cose seguano il loro corso. La responsabilità di tutti gli avvenimenti ulteriori ricadrà allora su Izvol'skij».
Tre giorni dopo questo telegramma, pervenne a Berlino ed a Vienna il consenso della Russia, senza restrizioni, all’annessione della Bosnia-Erzegovi
L'anno dopo, nel 1910, come conseguenza della crisi bosniaca, Izvol'skij dovette cedere la poltrona di ministro degli Esteri a Sergej Dmitrievič Sazonov.
Ritiratosi l'appoggio russo, il 27 marzo 1909 l’Austria decise la mobilitazione contro la Serbia.
Alle 23,30 dello stesso giorno, il ministro degli Esteri britannico Edward Grey, disgustato dalla capitolazione di Izvol'skij, autorizzò l’ambasciatore a Vienna a comunicare al governo austriaco che Londra avvallava l'annessione.
Sergej Dmitrievič Sazonov |
Il 31 marzo, la Serbia, minacciata unanimemente da tutte le grandi potenze, presentò a Vienna la nota con la quale rinunciava non solo all’atteggiamen
Con lo stesso documento la Serbia assicurava anche di ricondurre l’esercito allo stato precedente la crisi.
Aehrenthal si dichiarò soddisfatto della nota serba e si giunse alla conclusione che la conferenza non era più necessaria.
Raggiunto il 7 aprile anche l’accordo col Montenegro, che grazie alla mediazione di Italia e Gran Bretagna ottenne alcuni vantaggi di sovranità sulla costa, Aehrenthal chiese alle potenze di riconoscere formalmente la soppressione dell’articolo 25 del Trattato di Berlino, che appunto stabiliva la sola e semplice amministrazione
Riconoscimento che ottenne fra il 7 ed il 19 aprile.
In una lettera a Bülow del 22 giugno 1909, l’ambasciatore tedesco a Belgrado scrisse tuttavia riferendosi al popolo serbo:
«Il piccolo gruppo delle persone veramente colte o semicolte [...] non vuole rassegnarsi, per la sua boria nazionale offesa, ad accettare il fatto dell’annessione
Nell’estate del 1908, il ministro Aehrenthal trovò necessario sondare il pensiero del governo sabaudo incontrandosi con il suo omologo, il conservatore Tommaso Tittoni. Il colloquio avvenne il 24 agosto 1908 a Salisburgo
I ministri delle due nazioni alleate parlarono della questione Bosnia-Erzegovi
«[...] Tittoni non ha esitato a dichiararmi in maniera precisa che, naturalmente, la Bosnia-Erzegovi
[...] Il trattato della Triplice è stato stipulato quattro anni dopo l’occupazione e stabilisce esplicitamente che a compensi territoriali si dovrebbe addivenire solo quando l’uno o l’altro dei contraenti procedesse all’occupazione
Tommaso Tittoni |
Il ministro degli Esteri austriaco si riferiva all’articolo 7 del trattato della Triplice alleanza, il quale stabiliva che, fra Austria ed Italia, in caso di “occupazione temporanea o permanente” di territori nei Balcani, la potenza occupante avrebbe riconosciuto compensi all’altra.
Aehrenthal escludeva a buon diritto quindi che, secondo gli accordi, l’annessione della Bosnia-Erzegovi
Dopo l’incontro di Buchlau del 16 settembre, Aehrenthal scrisse a Tittoni annunciandogli che l’annessione era imminente ed il ministro sabaudo, benché sorpreso, rispose assecondando l'omologo austriaco. Tittoni tuttavia, per il suo prestigio e per quello del decadente governo sabaudo , pensò ad un accordo a tre fra il suo paese, l'Austria e la Russia, che garantisse prestigiosi compensi territoriali a Roma.
Il 6 ottobre 1908, giorno dell’annessione
Questo discorso, nel quale si faceva sperare a grandi compensi, fu un errore che il ministro, successivamente
Quando l'opinione pubblica seppe, invece, che non c’erano concessioni (l’Austria rinunciò infatti solo ai suoi diritti sul Sangiaccato di Novi Pazar), si diffuse nel governo sabaudo un senso di delusione che diede luogo a proteste e minacciò di travolgere la posizione di Tittoni.
La campagna di stampa contro il ministro degli Esteri italiano fu durissima e, per riparare al danno, Tittoni avanzò proposte all'Austria di compensi all'Italia di vario tipo.
Poi sostenne la necessità di una conferenza internazionale ed infine minacciò le sue dimissioni e l'uscita dell'Italia dalla Triplice alleanza. Aehrenthal fu, tuttavia, irremovibile, forte dell'appoggio dalle altre potenze, così il ministro sabaudo dovette presentarsi in parlamento senza avere ottenuto alcunché dall'Austria.
In un dibattito alla Camera, che durò dal 1º al 4 dicembre 1908, si susseguirono interventi favorevoli e contrari alla condotta del governo. Il discorso più importante fu tenuto da Alessandro Fortis. Egli si disse disposto ad approvare la politica del governo, ma non quella dell’Austria, che con l’annessione violava, secondo loro, il Trattato di Berlino. Fortis riconosceva che all’Italia non era dato di seguire altra politica, perché non poteva isolarsi dalle altre potenze senza mettersi in pericolo, e chiudeva il suo discorso così:
«O cessa questa anormalissima condizione di cose per cui l’Italia non ha ormai da temere la guerra che da una potenza alleata... ed io spero ed auguro con tutto il cuore che questa condizione intollerabile possa cessare; oppure non può cessare, ed allora riprendiamo serenamente la nostra libertà di azione»
Uno scroscio di applausi di convenienza salutava queste parole, dopo le quali anche il presidente del Consiglio Giolitti si recava a stringere la mano all’oratore, avvalorando l’impressione che volesse abbandonare Tittoni.
Alessandro Fortis |
Il ministro degli Esteri, presa la parola, fece un’abile e pomposa difesa della sua politica, dimostrando come l’Austria già esercitasse da anni in Bosnia-Erzegovi
Triplice alleanza integrata dalle amicizie con Francia e Gran Bretagna, e da accordi con la Russia.
Parlò infine Giolitti, il quale dichiarò che nella crisi bosniaca non erano in causa né l’onore né gli interessi vitali della nazione, il cui bisogno supremo era la pace.
Il 4 dicembre 1908 la Camera approvò la politica estera del governo con 297 voti contro 140. Questo nella storiografia unitarista è dipinto come un successo personale soprattutto di Giolitti.
Fine Parte 2°...
Fonte:
- Bernhard von Bülow, Denkwürdigkeiten, 1930-31 (Ediz.Ital. Memorie, Mondadori, Milano 1930-31, 4 volumi).
- Luigi Albertini, Le origini della guerra del 1914, Fratelli Bocca, Milano, 1942-1943, 3 volumi.
- Alan John Percival Taylor, The Struggle for Mastery in Europe 1848-1918, Oxford, Clarendon Press, 1954 (Ediz.Ital.L’Europa delle grandi potenze. Da Metternich a Lenin, Laterza, Bari, 1961).
- Arthur J. May, The Habsburg Monarchy 1867-1914. Cambridge, Mass., 1968 (Ediz.Ital. La monarchia asburgica 1867-1914. il Mulino, Bologna, 1991 ISBN 88-15-03313-0).
- Ernst Nolte, Storia dell'Europa 1848-1918, Christian Marinotti Edizioni, Milano 2003 ISBN 88-8273-022-0 (l'edizione italiana ha preceduto quella tedesca)
Scritto :
Presidente e fondatore A.L.T.A Amedeo Bellizzi.