venerdì 25 luglio 2014
Eroi della Grande Guerra: Le valorose Sturmtruppen
Le valorose Sturmtruppen. Sul Monte Sei Busi avevano fatto vedere i sorci verdi ai granatieri di Sardegna nella decima battaglia dell'Isonzo, al termine di essa parteciparono alla battaglia d Flondar dove diversi plotoni di Sturmtruppen guidarono all'attacco gli Imperiali che, come sempre molto inferiori di numero, riconquistarono tutto il terreno perso fino alle porte di Monfalcone e catturarono oltre 10 mila prigionieri italiani. Il grosso delle truppe a Flondar, era composto da romeni.
Ad imitazione delle Sturmtruppen gli italiani aveva costituito gli Arditi che stavano ai primi come la Topolino della Fiat al Maggiolino della Volkswagen. Le Sturmtruppen non erano composte da avanzi di galera liberati dalle patrie prigioni e da esaltati nazionalisti; erano solo reclute e qualche veterano scelti tra i più prestanti e motivati, molto ben addestrati a Villach ed in zona d'operazioni.
Un sottufficiale delle Sturmtruppen aveva più libertà d'azione di un capitano italiano, se fallivano non venivano processati ed a loro non si chiedeva retorica ed eroismo a basso prezzo ma solo di battersi con decisione ed intelligenza. Sulla stessa falsariga, il sottotenente Rommel nemmeno tre mesi dopo catturò oltre 20 mila italiani tra Tolmin e Longarone.
Era aiutato dal maggiore Sprösser, che era il comandante del Battaglione ma che si adeguava alle richieste di Rommel; quando il suo maggiore diede un ordine errato, il giovane sottotenente se ne fregò ed andò a conquistare il monte Matajur. Non fu fucilato nè processato... il maggiore non si sognò di rimproverarlo.
A Longarone Rommel non fece proprio tutto da solo, il suo maggiore era al suo fianco come anche un secondo battaglione del 26° Jäger. Comunque prese altri 10 mila prigionieri e gran parte del merito era suo. Sia Sprösser che Rommel furono festeggiati dagli abitanti di Longarone, terra natale dei genitori di sua moglie. Ma questo, gli abitanti di Longarone non lo sapevano e non sappiamo nemmeno se Rommel aveva realizzato dove si trovava, perchè nel suo diario non ne parlò.
In un altro testo su le imprese del battaglione Württenberg in Italia, è pubblicata la lettera di resa del comandante italiano di Longarone. Il generale si era lasciato convincere da un tenente appena preso prigioniero, di essere circondato da Divisioni e Brigate invece che da un pugno di uomini audaci, che non raggiungevano la consistenza di due battaglioni.
Tra le varie tecniche di Rommel, la preferita era di circondare i reggimenti italiani con pochissimi soldati, uscire sventolando un fazzoletto bianco, andare verso di loro con la massima naturalezza ed ottenere la loro resa, convinti di essere circondati da forze mostruosamente preponderanti. Solo due volte gli ufficiali italiani reagirono; la prima volta un collonnello fu fatto fuori dai suoi uomini sul monte Craguonza, la seconda volta gli ufficiali uccisero un paio di tedeschi dopo il cessate il fuoco sul monte Kuk del Kolovrat. Rommel li sottrasse all'ira dei suoi sottoposti, non si sa se per cavalleria o per non sprecare forze e munizioni. Quando Rommel era ben piazzato dietro le linee nemiche, il suo maggiore metteva tutte le compagnie disponibili ai suoi comandi.
Dopo conquistato il Matajur, Rommel e Sprösser invitarono a cena i generali italiani presi prigionieri nelle ultime ore, nel diario c'è scritto che erano tanto depressi da rifiutare il cibo. Generali presi prigionieri da un sottotenente, a cena con lui ed un maggiore. Nel suo battaglione non c'era nemmeno un capitano o un collonnello.
Di Redazione A.L.T.A.