domenica 6 luglio 2014

23 maggio 1915, Trieste

 



Qui nel pomeriggio esplodeva la rabbia contro l'Italia. Le famiglie dei soldati in guerra, con forte presenza di donne, anziani e ragazzi dei quartieri popolari, si riversarono nelle strade.

Furono prese a sassate per l'ennesima volta le finestre del consolato italiano, furono aggrediti i negozi dei regnicoli ed i caffè ritrovo dei pochi irredentisti.

Mentre il presidio militare chiamava due compagnie in addestramento sul Carso per rafforzare le esigue milizie cittadine che non potevano reprimere una ribellione tanto vasta, ubiqua ed ormai incontrollabile, verso sera furono aggredite le associazioni vicine all'irredentismo, come la Lega Nazionale tuttavia presidiata in forze perchè la Gendameria stava già perquisendo la sede trovando numerose prove di cospirazione e di tradimento nel tradimento.

I moti più gravi avvennero presso la sede della Ginnastica Triestina, che fu circondata ed invasa dopo un breve scontro con i soci presenti, tra i quali vi fu un morto.

Ancora più tardi, fu incendiata la sede del giornale irredentista il Piccolo.

La propaganda italica trovò come unico rimedio per spiegare la rivolta triestina, di attribuire i fatti agli "slavi", che sarebbero stati pagati dall'Austria con la complicità delle forze dell'ordine che avrebbero "lasciato fare ed istigato".

L'ennesima falsità contro la città di Trieste ed il suo popolo tuttavia, viene ancora oggi smentita dagli stessi neo-irredentisti, per lo più emigrati istriani dopo la seconda guerra mondiale, che della Trieste austriaca non sanno nulla.

Essi riportano in loro pubblicazioni attuali, la solita manfrina degli "slavi" che avrebbero distrutto mezza città pagati dall'Austria. Ma riportano una delle canzoni che gli "slavi" avrebbero cantato durante i moti del 23 maggio:

 "Co' la tesa de le pigne
zogheremo a le borele
e Vittorio Emanuele
dopreremo per balìn!"


pigne = italiani
borele = boccie
balin = boccino




 Strani questi slavi, che cantavano in triestino italofono, le stesse strofe che in quel momento venivano cantante anche a Trento ed in altri luoghi del Litorale.

Le rarissime ricerche imparziali di fonte italofona, ci dicono che la rivolta fu spontanea, vastissima ed incontrollabile, che la maggior parte dei rivoltosi erano italofoni dei quartieri più poveri.

Anche a Trieste, l'Italia faceva i conti con i frutti del tradimento; i triestini cosidetti "austriacanti", avrebbero avuto tempo per pagare il loro attaccamento all'Austria. L'incendio del Piccolo, installato a Trieste sfruttando il liberalismo austriaco, sarebbe stato fatto pagare ai triestini, con molti altri incendi premeditati.


Fonte: La Prima Guerra Mondiale


Di Redazione A.L.T.A.