di Massimo Micaletti - http://radiospada.org/
Dice “Ma tanto è stata smentita, de che stamo apparla'?”. L'ultimo colloquio tra Scalfari e Bergoglio – o meglio, il suo resoconto da parte della penna aurea di Repubblica[1] – è in effetti stato oggetto di una immediata precisazione, quasi una replica del portavoce vaticano Padre Lombardi[2].
A dire il vero, la smentita tale proprio non è, anzi confonde ulteriormente le acque per la gioia di Via Solferino. Lombardi infatti non smentisce né il senso né il contenuto del colloquio così come riportato da Scalfari, ma rileva che alcuni virgolettati sono di pura fantasia del giornalista.
Allora? Cosa ha detto il Papa? Non si sa. Il che sarebbe pure fatto tutto sommato irrilevante trattandosi di un colloquio privato; purtuttavia una conversazione con un giornalista – e che giornalista – privata non è mai davvero. Una chiacchierata tra Bergoglio e Scalfari ha le stesse probabilità di restare riservata che avrebbe un elefante su un prato inglese. Papa Francesco quindi aveva certamente messo in conto che l'astuto Eugenio avrebbe diffuso urbi et orbi una propria versione dei fatti.
E qui sta il punto.
Non essendovi alcuna certezza su quel che il Papa abbia realmente detto – fermo restando, si ribadisce, che il Vaticano conferma “senso e spirito” del riferito – non mi avventuro nel merito, merito che in diversi passaggi è tanto inquietante quanto francamente inverosimile[3]. Non mi riferisco alla dissertazione su pedofilia e mafia (per carità, la pedofilia è cosa orrenda, ma definirla “lebbra” come se fosse un fenomeno pervasivo nella Chiesa quanto ll realtà dimostra che non è così è ben più che ingeneroso), quanto alla qualifica di “religione di prim'ordine” attribuita ai valdesi (che sostengono aborto, contraccezione, divorzio, fecondazione artificiale, eutanasia et similia) o al lavoro per l'integrazione con ortodossi, ebrei e così via. L'espressione “integrare la cattolicità” che adopera Scalfari è talmente rozza ed avvilente che pare impossibile Francesco l'abbia usata. Certo, considerando che di recente il Papa ha parlato di mettersi d'accordo con gli ortodossi per stabilire la data della Pasqua[4], non appare inverosimile un tentativo di... integrazione, ma un Pontefice, insegna tra gli altri San Pio X, non punta ad integrare, punta a convertire e Francesco è Pontefice: quindi non può aver né detto né pensato di “integrare la cattolicità”. Per contro, sono riportati anche passaggi illuminanti – ovviamente, svaniti nel fumo delle chiacchiere di stampa e di rete – che segano le gambe alla retorica del “Bergoglio tutto misericordia”: non parlo neppure ora delle tirate sacrosante contro mafiosi e pedofili, ma del nesso rigoroso che Papa Francesco disegna tra misericordia e pentimento: dopo il “suo” usuale “Noi non giudichiamo”, egli chiarisce “Se il pentimento non è autentico la misericordia non può esercitare il suo ruolo di redenzione”, con ciò chiudendo la porta a peccatori impenitenti ed irenisti. Ma neppure siamo certi, a questo punto, che abbia davvero pronunciato quella frase, come le bellissime e chiare parole su famiglia ed educazione.
Allora? Cosa ha detto il Papa? Non si sa. In compenso, si sa che il Papa ritiene per qualche misterioso motivo Eugenio Scalfari un interlocutore privilegiato ed affidabile, altrimenti Francesco non tornerebbe a colloquio con lui, con la ragionevole certezza che il contenuto di quel colloquio sarà poi travisato, interpolato, comunque alterato e poi diffuso in questa sfigurata versione. Dal canto suo, l'asso di Via Solferino scrive che il Papa vorrebbe parlare con lui anche se fosse “ingegnere, maestro elementare, operaio”, perché chiaramente – stando all'eccellentissimo – dinanzi alla sua intelligenza e cultura il fatto che sia anche un giornalista eminente dell'area laica è assolutamente secondario. Come del resto è notorio che Scalfari va a colloquio da Bergoglio perché questi è argentino, non perché sia Papa... andiamo, le cose sono chiare: Eugenio cerca Francesco perché vi trova un Pontefice col quale è facile per lui raggiungere la sintonia (e anche se non la raggiunge, poco male: la... aggiunge in fase di stampa), mentre Francesco cerca Eugenio per non si sa quale ragione.
Ma una ragione ci deve essere: è evidente che il Pontefice ha un disegno di Bene e questo disegno comprende il rischio calcolato dell'opera distorsiva di Scalfari o succedanei. E' impensabile che un Papa si lasci condurre da un giornalista, è impensabile che questa vicenda si risolva facendo appello allo slancio di un Papa “tutto core”: egli ha un progetto ed in questo progetto le diverse edizioni del vangelo di Francesco secondo Eugenio costituiscono per il Papa un danno accettabile, un effetto collaterale tollerabile. Viene in mente quell'esortazione che il Pontefice ha rivolto agli esponenti della CLAR nel marzo 2013[5]: anche se “vi arriva una lettera della Congregazione per la dottrina, affermando che aveva detto questa o quella cosa... Non preoccupatevi. Spiegate quello che dovete spiegare, però andate avanti... Aprite porte, facendo qualcosa là dove la vita chiama. Preferisco una Chiesa che si sbaglia per fare qualcosa che una che si ammala per rimanere rinchiusa”. Peraltro, pure queste ultime dichiarazioni sono incerte, frutto di ricostruzioni come molte altre.
Resta il fatto che il danno che arrecano questi approcci è sotto gli occhi di tutti; non è un caso se la dinamica dei fatti di Domenica lascia pensare che Oltretevere qualcuno avesse già il colpo in canna: repentina come una fucilata è partita la “precisazione”. Imprecisa, però. Il Papa non può essere smentito così platealmente, non si può dire a tutti che egli per la seconda volta ha dato il destro a che uno dei più fulgidi esponenti del pensiero laicista si facesse pubblico interprete (aureo, ovviamente) del pensiero del Papa; allora bisogna sì precisare che le virgolette scalfariane sono recinto per bufale, ma più a fondo non si può andare, ché significherebbe espressamente richiamare il Pontefice su certi compagni di chiacchierate che già hanno data pessima prova.
E si crea ulteriore caos. Allora, cosa ha detto il Papa? Non si sa. E vorremmo poter dire che non ce ne importa, ma non possiamo perché quello che il Papa non ha detto o forse ha detto è finito su uno dei primi quotidiani italiani e di rimbalzo su altri giornali, siti web, telegiornali contribuendo ad alimentare il mito di un Francesco “de la revoluciòn”, pronto ad aprire ai sacerdoti sposati, alla comunione ai divorziati, alle coppie gay. Sia Massimo Introvigne[6] che Marco Tosatti[7] che Antonio Socci[8] hanno messo in guardia dai rischi enormi che comporta questo modus operandi, francamente incomprensibile perché sortisce due effetti entrambi deleteri: accredita Scalfari ed accresce la confusione tra i credenti.
I quali credenti, poveretti, non possono liquidare l'accaduto – come stanno facendo alcuni per convincere e convincersi che è stato solo un brutto sogno e che non è successo niente – con la smentita di Lombardi, perché essa è generica: censura le virgolette ma fa salvi “senso e spirito”, come se fosse possibile o agevole distinguere la forma dalla sostanza. Se la precisazione necessita perciò a propria volta di precisazioni, è forse davvero più comodo far finta che non sia accaduto nulla, che il colloquio pericoloso è stato cancellato e che nessuno abbia mai detto che il credo valdese è “una religione di prim'ordine” e il resto.
Ma cosa accadrebbe se un domani vi fosse un terzo colloquio? O un quarto? Chi si sente di escluderlo, a questo punto? A chi o a cosa dovremmo credere? Dovremmo nuovamente ignorare il fatto? O staremmo ancora qui a chiederci cosa abbia detto il Papa e a risponderci, disorientati, che non si sa? Scalfari ed i suoi gregari ed epigoni sono furbi, attenti, suggono avidamente ogni goccia di pensiero per farne specchio del proprio ed indebolirlo: Eugenio Scalfari può considerarsi un formidabile avversario, non un contraddittore o un interlocutore. E l'effetto inevitabile dell'aureo calamo di Via Solferino è che chi legge il resoconto dei suoi “colloqui” finisce per farsi del Papa e degli insegnamenti della Chiesa un'idea lontanissima dal vero.