domenica 4 maggio 2014

Riflessioni teologiche su un articolo polemico

camparimas
 
Un sito intitolato a due massoni se la prende con Matteo Castagna, curatore del sito agerecontra, e in generale col c.d. “sedevacantismo” [1], definendolo “malattia mentale”, sulla base del seguente strampalato sillogismo: Castagna è complottista, Castagna è sedevacantista, pertanto il sedevacantismo è una “malattia mentale”. Ovviamente Aristotele si sta rivoltando nella tomba. Sarebbe come se io dicessi: il tal dei tali è uno squilibrato mentale, il tal dei tali scrive sul sito bimassonico, pertanto il sito bimassonico è un bivacco di schizofrenici. Come avrebbe detto il vecchio Guglielmo da Baskerville, il sillogismo è errato a causa dell’inversione del termine mediano [2].
Infatti, ci sono moltissimi autori, non sedevacantisti, che hanno evidenziato la massonicità “di fatto” della dottrina insegnata dai pontefici successivi al Concilio Vaticano II [3], pertanto, ammesso e non concesso che ritenere Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e II, Benedetto XVI e Francesco “massoni” sia una forma di pazzia, tale pazzia è comune anche ad autori non “sedevacantisti”, dunque le due cose (come era in realtà facile da capirsi, per chiunque non fosse in malafede) sono del tutto scollegate.
Infine mi chiedo: è davvero così assurdo intravedere nel magistero dei suddetti “papi” una componente massonica? L’ecumenismo, ad esempio, non è uno dei grandi sogni della massoneria? Non lo è “l’unità trascendente delle religioni”? La riduzione del cristianesimo a mera attività filantropica non è, anche questo, un grande sogno della massoneria? L’accettazione della dissolubilità del matrimonio (work in progress) non lo è altrettanto? La vittoria delle eresie luterane e protestanti e la conseguente trasformazione del Santo Sacrificio della Messa in una “cena comunitaria” non era un antico auspicio della massoneria? Ritenere il XX Settembre quale “dono della Provvidenza che permette alla Chiesa di liberarsi delle preoccupazioni mondane” non lo era? Non è strano che dalla scomunica ai massoni, si sia passato ad una semplice “dichiarazione nella quale si ribadisce l’inconciliabilità tra Fede cattolica ed appartenenza alle Logge”? Come mai vengono ricevute in Vaticano delegazioni massoniche di vario ordine e grado? Sono, queste, tutte cose inventate dalla schizofrenica mente del Castagna?
Non è dunque importante sapere se il tal o talaltro personaggio sia stato effettivamente massone nel senso di essere entrato in una Loggia, aver indossato il grembiulino e aver compiuto i vari “riti” d’iniziazione massonica. È importante, invece, valutare se i suoi insegnamenti e le sue azioni siano state influenzate da quelle della massoneria e se – nel caso dei citati "pontefici" – gli stessi abbiano contribuito a deturpare e contaminare il bimillenario Depositum Fidei, custodito dalla Chiesa, col veleno massonico. Del che si potrebbe discutere, senza necessariamente insultare.
Pierfrancesco Palmisano
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Note:
[1]  sedevacantista è colui che, constatando la contraddizione tra il “magistero” conciliare e la Dottrina insegnata dalla Chiesa prima del Vaticano II, fatta salva la promessa di N. S. Gesú Cristo «non praevalebunt», conclude teologicamente che i “papi” da cui questo “magistero” procede non sono realmente papi.
[2]   “Non ne deduco nulla: nihil sequitur geminis ex particularibus unquam. Bisognerebbe ricondurre entrambi i casi a una regola. Per esempio: esiste una sostanza che annerisce le dita di chi la tocca...”
Terminai trionfante il sillogismo: “...Venanzio e Berengario hanno le dita annerite, ergo hanno toccato questa sostanza!”
“Bravo Adso,” disse Guglielmo, “peccato che il tuo sillogismo non sia valido, perché aut semel aut iterum medium generaliter esto, e in questo sillogismo il termine medio non appare mai come generale. Segno che abbiamo scelto male la premessa maggiore. Non dovevo dire: tutti coloro che toccano una certa sostanza hanno le dita nere, perché potrebbero esserci anche persone con le dita nere e che non han toccato la sostanza. Dovevo dire: tutti coloro e solo tutti coloro che han le dita nere hanno certamente toccato una data sostanza. Venanzio e Berengario, eccetera. Col che avremmo un Darii, un ottimo terzo sillogismo di prima figura.” (Umberto Eco, Il nome della Rosa, pag. 203);
[3]   Li ha ricordati il professor Franco Damiani in questo comunicato.