Lettera dell’Arcivescovo Primate
La Canonizzazione di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo IIOggi il Vaticano ha Canonizzato due persone elevandole alla santità. L'azione è stata controversa come lo sono stati i due Papi che sono state canonizzate.
Questa è l'ennesima azione di un Papa "intelligente" per forgiare l'unità tra due posizioni molto differenti all'interno della Chiesa cattolica. Forse nulla è stato più simbolico dell' abbraccio di Francesco del suo predecessore, Benedetto XVI, a significarne tutto questo. Due uomini molto differenti in ecclesiologie e teologie. La Chiesa cattolica ecumenica non è stata invitata a questo evento. L'ufficio dell'arcivescovo Primate non ha ricevuto alcun
annuncio. Non sono stati invitati i vescovi delle diocesi della nostra chiesa presenti in Italia. I nostri sacerdoti non sono stati invitati. Due dei nostri sacerdoti, don Gianni Di Marco e don Francesco Balzano, hanno contattato l'ufficio degli affari ecumenici per il clero. Sono stati invitati ed hanno partecipato.
Non confondiamo la loro partecipazione a questa messa come traguardo ecumenico né come approvazione, da parte nostra, delle politiche e pratiche vaticane.
Cerchiamo di non confondere la loro presenza come un avallo alla canonizzazione di Giovanni XXIII o del più controverso Giovanni Paolo II. La nostra presenza non avalla il silenzio dei due papi correnti sull'assassinio di religiosi, sacerdoti e vescovi dell'America Latina nel corso degli anni '80. La nostra presenza non approva le azioni omofobe dei vescovi del mondo cattolico che continuano a denunciare gay e matrimoni gay, soprattutto il vescovo dell'Uganda che inneggia e invoca l'assassinio dei gay e il vescovo in Messico che si rifiuta di battezzare i bambini adottati dai genitori gay. Noi non avalliamo il
silenzio del Vaticano sul rapporto delle Nazioni Unite, che chiede al Vaticano di agire come una nazione e di perseguire, anzichè nascondere, quei preti che hanno commesso crimini sessuali contro i bambini. I padri Gianni e Francesco sono entrambi molto attivi nel movimento GLBT in Italia, esponendosi pubblicamente con coraggio in favore dei matrimoni gay. Essi sono stati attaccati dai vescovi cattolici locali. Un recente servizio in una emittente TV del Vaticano, con veemenza, ha attaccato padre Gianni per aver celebrato un matrimonio gay il 28 gennaio di quest'anno e ha attaccato la Chiesa Ecumenica per le nostre posizioni sui gay.
La storia è un processo dialettico. I nostri principi non sono cambiati. La nostra idea di base nelle lotte per i diritti umani non sono cambiate. Il nostro supporto per gli attivisti GLBT non è cambiato. Noi non siamo stati messi in silenzio. Non apparteniamo all'ondata di sostegno populista che pone l'attuale papa sulla cresta dell'onda.
Non siamo gli unici su queste posizioni. Continuiamo ad essere protagonisti nel nostro lavoro. L'invito e la partecipazione di due sacerdoti alla canonizzazione dei due papi non cambia noi o la nostra storia. Due sacerdoti in prima linea nella lotta per i diritti GLBT in Italia hanno scelto di non isolarsi nonostante vengano attaccati da menti infime all'interno della Chiesa cattolica. Mi congratulo con loro per la loro saggezza e i loro sforzi per rimanere fermi, pur non diventando isolati, perchè continuano a spingere le coscienze a riflettere sulle contraddizioni all'interno della struttura Vaticana. Affermiamo con chiarezza che la loro presenza a questo evento non avalla le attuali posizioni del Vaticano sull'infallibilità del Papa, la discriminazione contro le donne nel sacerdozio, gli attacchi contro persone GLBT in tutto il mondo e la posizione del Vaticano sulla pianificazione familiare e la sovrappopolazione del mondo. Noi non trascuriamo le violenze effettuate in luoghi come l'Argentina e l'Honduras, El Salvador, Cile, Nicaragua, mentre i due papi correnti rimasero silenziosi.
Per noi nella Chiesa cattolica ecumenica, essere battezzati già vuol dire essere Santi. Anche noi riconosciamo la santità di coloro che hanno condotto una vita esemplare di servizio e sacrificio, specialmente per i poveri e per la difesa della fede, come nel caso dei santi dalla Chiesa primitiva. Abbiamo infatti elevato Giovanni Paolo I, in una cerimonia lo scorso agosto nella sua città natale in Italia, alla gloria degli altari. I due uomini elevati oggi da una divisa Roma nel tentativo di conciliare due approcci molto diversi da guerra e pace, ai diritti umani e principi superiori possono esprimere solo come riflesso le contraddizioni e la disperazione in Vaticano che sta facendo uno sforzo di progetto corrente.
Non neghiamo ai fratelli romani il diritto di celebrare la loro fede come meglio credono. Noi preghiamo e lottiamo affinché i nostri romani fratelli e sorelle non ci neghino gli stessi diritti.