giovedì 15 maggio 2014
Salviamo Holy Innocents'!
di Roberto de Albentiis
Il cercare di sentirsi a casa è uno dei caratteri e dei sentimenti umani più diffusi: è normale rendere il più familiari possibili la propria casa o il proprio ufficio, o, per citare un passo di Giovannino Guareschi in un suo racconto, la propria camera d’albergo; è normale e per certi versi superiore fare lo stesso quando si tratta di materie importanti come l’andare in chiesa e il ricevere e vivere i sacramenti.
Quando, tra la fine dello scorso marzo e l’inizio dello scorso aprile, sono stato a New York una settimana per ragioni accademiche, tra le prime cose che ho fatto dall’Italia (anche grazie ad un amico italiano che vive e lavora lì e che ho potuto incontrare di persona) è stato cercarmi una chiesa vicino a quello che sarebbe stato il mio albergo: avere, a tantissimi chilometri da casa, una chiesa cattolica a disposizione, una chiesa in comunione con il Papa regnante, una chiesa dove ricevere i sacramenti e partecipare alla Santa Messa tradizionale; a New York, in quella settimana e, d’ora in poi per tutte le altre volte in cui mi recherò nella Grande Mela, la mia chiesa, la mia casa (mia e di Dio) è stata la Holy Innocents’ Church, nei pressi della 37esima Strada, nella zona di Broadway, poco più oltre Times Square.
Questa chiesa (un bell’edificio neogotico di fine Ottocento) fu fondata nel 1868 e completata due anni dopo: è un edificio storico di Manhattan, la parrocchia prima dei migranti e, poi, dei dipendenti dei giornali, delle banche e dei teatri. Oggi è sede dei Cavalieri di Colombo ed è in prima fila nella difesa della cultura della vita (vedasi all’interno il sacrario dedicato ai bambini non nati, i Santi Innocenti di oggi) e nella celebrazione della Santa Messa antica (ex Motu Proprio Summorum Pontifucum) all’interno della Città di New York; al suo interno si venerano il cosiddetto Return Crucifix (il crocifisso più adorato di tutta la Grande Mela) e della prima icona della Madonna del Perpetuo Soccorso venerata a New York.
Ho trascorso bei momenti a Holy Innocents’, quali la Santa Messa domenicale mattutina (con tanto di successivo coffee-break) e le Messe per i Primi Venerdì e Sabato del mese, mi è senza dubbio rimasta nel cuore e, come detto, quando tornerò a New York, sarà qui che andrò senza alcun dubbio!
L’amico che ho conosciuto e che mi ha fatto da guida ha scritto un bel reportage su Holy Innocents’ (che potrete leggere qui), ed è stato lui stesso, alcuni giorni fa, a darmi una bruttissima notizia: a causa di un progetto di riassetto amministrativo-finanziario dell’Arcidiocesi di New York sarebbero a rischio di chiusura alcune parrocchie della Città e, tra queste, proprio Holy Innocents’; qui potete leggere la vicenda da una fonte statunitense
http://www.capitalnewyork.com/article/city-hall/2014/04/8544320/archdiocese-moves-toward-large-scale-parish-closings
La notizia della chiusura di una chiesa (o della sua unione in una unità pastorale, che è la morte del concetto stesso di parrocchia) è sempre brutta; se a ciò aggiungiamo che la chiesa è un monumento storico, che è nata in un momento di espansione della Grande Mela, la cosa diviene molto brutta; se aggiungiamo ancora che la chiesa in questione, come detto, è in prima fila nel contrastare l’aborto e nel diffondere e difendere il patrimonio liturgico tridentino, la cosa diviene brutta al quadrato. Solo Dio sa quanto c’è bisogno di chiese simili al giorno d’oggi, e in una città come New York!
Certo, nella stessa città ci sono altre chiese in cui, sia da parte di sacerdoti diocesani che di sacerdoti della Fraternità Sacerdotale San Pio X, si celebra la Santa Messa tradizionale (senza poi contare le chiese cattoliche dei vari riti orientali in comunione con Roma), ma, non credendo certo nello slogan post-conciliare “Meno Messe, più Messa”, mi permetto di dissentire e di ribadire il concetto: la chiusura di una chiesa come Holy Innocents’ sarebbe davvero un brutto colpo, in una città secolarizzata come New York, e in un tempo in cui bisogna combattere come non mai contro la “cultura della morte” (San Giovanni Paolo II), la “dittatura del relativismo” (Benedetto XVI) e la “cultura dello scarto” (Francesco), e in cui come non mai c’è bisogno “che la Chiesa di Cristo offr(a) alla Divina Maestà un culto degno, “a lode e gloria del Suo nome” ed “ad utilità di tutta la sua Santa Chiesa”” (Benedetto XVI) e che faccia trovare in Essa la Divina Misericordia (un tema molto caro al Papa regnante Francesco, che ha giustamente detto che la Misericordia di Dio la si trova solo nel Sacramento della Confessione, e questo solo nella Chiesa Cattolica, ma come ci si fa a confessare se le chiese vengono chiuse?).
Per questi motivi invito tutti i lettori di Radio Spada a fare qualcosa, in primis dare una firma, per salvare Holy Innocents’: per salvare un luogo storico, certo; per salvare un oasi di pace diversa dal frastuono e dal caos di Manhattan, sicuro; per salvare un baluardo della lotta contro l’aborto, l’eutanasia, la distruzione del matrimonio, senza alcun dubbio; ma, prima di tutto, per salvare un luogo in cui si celebra il Santo Sacrificio della Messa, l’unico atto di culto gradito a Dio e da Lui richiesto e apportatore di salvezza!
Qui si può firmare per sostenere il mantenimento aperto di Holy Innocents’
http://www.change.org/es-AR/peticiones/cardinal-dolan-keep-the-church-of-holy-innocents-opened
Qui, invece, si può trovare l’indirizzo email dell’Ufficio Stampa e Comunicazioni dell’Arcidiocesi di New York
http://m.nationalreview.com/corner/376801/save-tridentine-mass-or-these-little-town-blues-michael-potemra