PREMESSA: questo scritto, riguarda la nascita, lo sviluppo e il declino della cantieristica triestina. La Cantieristica triestina è definibile, purtroppo, senza tema di smentite, in relazione all’importanza raggiunta, come grande realtà industriale del passato.
Della grande produzione navale militare e mercantile, dei livelli occupazionali e della alta competenza delle maestranze non resta, a Trieste, oggi, nulla.
Sopravvivono solamente il cantiere di Monfalcone che si propone ad imprenditori navali con grande successo e, su nuove basi imprenditoriali (gruppo finlandese Wärtsilä) e una nuova sede a Boljunec (Bagnoli della Rosandra), l’ex Fabbrica Macchine Sant’Andrea.
Le origini
A Trieste, che fu principale porto della Monarchia asburgica e uno dei più importanti scali marittimi a livello mondiale, avevano la sede importanti compagnie di navigazione e cantieri destinati sia alla manutenzione delle navi che alla progettazione e costruzione di nuovi bastimenti.
Va ricordato che prima dell’applicazione della forza motrice delle macchine a vapore, i velieri e barche, tutti di legno, venivano costruiti negli squeri (piccoli cantieri con manodopera altamente specializzata), che sorgevano sulla spiaggia, nella zona della Sacchetta.
Tra i cantieri che sorsero nel tempo a Trieste, va ricordato l’Arsenale della Flotta Militare che sorse nel 1732 nella zona dove oggi si trova il teatro lirico Giuseppe Verdi.
In quegli anni operava anche il Cantiere Panfili, che era situato in corrispondenza dell’attuale Largo Panfili.
Il capitano Strudthoff, la Fabbrica Macchine Sant’Andrea, il Cantiere San Rocco e il Collegio Accademico Cadetti
Nel 1830 il capitano Georg Strudthoff aprì una piccola officina per la riparazione dei motori navali a vapore e, più tardi, nel 1835, inaugurò, nella zona detta di Sant’Andrea, una fabbrica di motori ed una fonderia. Queste strutture (l’officina, la fabbrica e la fonderia) formarono un complesso integrato che si sviluppò notevolmente modificandosi nel corso degli anni acquisendo il nome di Fabbrica Macchine di Sant'Andrea.
L’intraprendente capitano Georg Strudthoff, inoltre, per far fronte alla sempre crescente richiesta di motori navali, costruì, nel 1857, un'altra fabbrica in località San Rocco, nei pressi di Muggia.
Infatti la famiglia Strudthoff acquistò nel 1850 dal Comune di Muggia il terreno che circondava la chiesetta di San Rocco per costruirvi un cantiere navale.
In questo cantiere la fregata Novara della Marina da Guerra Asburgica subì nel 1861 delle modifiche prima di affrontare l’importante viaggio a scopo scientifico attorno al globo terrestre.
Nel cantiere San Rocco vennero costruite sia navi mercantili sia navi da guerra.
Il cantiere rimase attivo anche dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, fino agli anni Sessanta del '900.
A proposito di Muggia va ricordato che la cittadina istriana riuscì ad inserirsi egregiamente nello sviluppo industriale avviato dalla Monarchia Asburgica. Già in precedenza, nel 1846-47, venne istituito il Collegio Accademico dei Cadetti (Squero dei Cadetti), dove vennero costruite diverse navi da guerra. Negli ultimi anni dell'800 una parte delle costruzioni navali vennero destinate al Cantiere S. Marco di Trieste e al Cantiere Navale Triestino di Monfalcone, ma l’attività cantieristica muggesana continuò distinguendosi per l'elevato livello delle sue maestranze.
Il Cantiere San Marco
La crescente importanza del porto di Trieste e le esigenze della Marina da Guerra austriaca furono gli elementi determinanti per la nascita di una nuova attività cantieristica.
Il 12 agosto 1839, grazie all’iniziativa di Gaspare Tonello, professore all’Imperial Regia Scuola Nautica di Trieste, venne inaugurato, in località Chiarbola Inferiore, lo Squero San Marco che in seguito sarebbe diventato, dopo esser confluito nel 1897 nello Stabilimento Tecnico Triestino (vedi sotto), il più grande cantiere navale dell'Austria-Ungheria e uno dei più importanti di tutto il Mediterraneo, e per oltre 125 anni.
Della grande produzione navale militare e mercantile, dei livelli occupazionali e della alta competenza delle maestranze non resta, a Trieste, oggi, nulla.
Sopravvivono solamente il cantiere di Monfalcone che si propone ad imprenditori navali con grande successo e, su nuove basi imprenditoriali (gruppo finlandese Wärtsilä) e una nuova sede a Boljunec (Bagnoli della Rosandra), l’ex Fabbrica Macchine Sant’Andrea.
Le origini
A Trieste, che fu principale porto della Monarchia asburgica e uno dei più importanti scali marittimi a livello mondiale, avevano la sede importanti compagnie di navigazione e cantieri destinati sia alla manutenzione delle navi che alla progettazione e costruzione di nuovi bastimenti.
Va ricordato che prima dell’applicazione della forza motrice delle macchine a vapore, i velieri e barche, tutti di legno, venivano costruiti negli squeri (piccoli cantieri con manodopera altamente specializzata), che sorgevano sulla spiaggia, nella zona della Sacchetta.
Tra i cantieri che sorsero nel tempo a Trieste, va ricordato l’Arsenale della Flotta Militare che sorse nel 1732 nella zona dove oggi si trova il teatro lirico Giuseppe Verdi.
In quegli anni operava anche il Cantiere Panfili, che era situato in corrispondenza dell’attuale Largo Panfili.
Il capitano Strudthoff, la Fabbrica Macchine Sant’Andrea, il Cantiere San Rocco e il Collegio Accademico Cadetti
Nel 1830 il capitano Georg Strudthoff aprì una piccola officina per la riparazione dei motori navali a vapore e, più tardi, nel 1835, inaugurò, nella zona detta di Sant’Andrea, una fabbrica di motori ed una fonderia. Queste strutture (l’officina, la fabbrica e la fonderia) formarono un complesso integrato che si sviluppò notevolmente modificandosi nel corso degli anni acquisendo il nome di Fabbrica Macchine di Sant'Andrea.
L’intraprendente capitano Georg Strudthoff, inoltre, per far fronte alla sempre crescente richiesta di motori navali, costruì, nel 1857, un'altra fabbrica in località San Rocco, nei pressi di Muggia.
Infatti la famiglia Strudthoff acquistò nel 1850 dal Comune di Muggia il terreno che circondava la chiesetta di San Rocco per costruirvi un cantiere navale.
In questo cantiere la fregata Novara della Marina da Guerra Asburgica subì nel 1861 delle modifiche prima di affrontare l’importante viaggio a scopo scientifico attorno al globo terrestre.
Nel cantiere San Rocco vennero costruite sia navi mercantili sia navi da guerra.
Il cantiere rimase attivo anche dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, fino agli anni Sessanta del '900.
A proposito di Muggia va ricordato che la cittadina istriana riuscì ad inserirsi egregiamente nello sviluppo industriale avviato dalla Monarchia Asburgica. Già in precedenza, nel 1846-47, venne istituito il Collegio Accademico dei Cadetti (Squero dei Cadetti), dove vennero costruite diverse navi da guerra. Negli ultimi anni dell'800 una parte delle costruzioni navali vennero destinate al Cantiere S. Marco di Trieste e al Cantiere Navale Triestino di Monfalcone, ma l’attività cantieristica muggesana continuò distinguendosi per l'elevato livello delle sue maestranze.
Il Cantiere San Marco
La crescente importanza del porto di Trieste e le esigenze della Marina da Guerra austriaca furono gli elementi determinanti per la nascita di una nuova attività cantieristica.
Il 12 agosto 1839, grazie all’iniziativa di Gaspare Tonello, professore all’Imperial Regia Scuola Nautica di Trieste, venne inaugurato, in località Chiarbola Inferiore, lo Squero San Marco che in seguito sarebbe diventato, dopo esser confluito nel 1897 nello Stabilimento Tecnico Triestino (vedi sotto), il più grande cantiere navale dell'Austria-Ungheria e uno dei più importanti di tutto il Mediterraneo, e per oltre 125 anni.
Gaspare Tonello
L’Arsenale del Lloyd Austriaco
Le moltissime navi del Lloyd Austriaco necessitavano di manutenzione e riparazioni periodiche. Per risolvere questo delicato problema, nel 1853 venne realizzato, a Trieste, nella zona di Sant’Andrea, un grande Arsenale da destinare non solo alle riparazioni ma anche per la costruzione di nuove navi. I festeggiamenti per la posa della prima pietra di questa importante opera vennero organizzati il 30 maggio in presenza dell’Arciduca Ferdinando Massimiliano. L’architetto che realizzò, su un’area di 114.000 metri quadrati, l’Arsenale del Lloyd, completamente attivo dal 1861, fu il danese Hans Christian Hansen.
I 3.000 lavoratori occupati all’epoca nell’arsenale del Lloyd significavano moltissimo dal punto di vista economico per Trieste.
Stabilimento Tecnico Triestino, Austriawerft
Nel 1857 la Fabbrica Macchine Sant’Andrea ed il Cantiere San Rocco confluirono nello Stabilimento Tecnico Triestino.
Nel 1897, anche il Cantiere San Marco venne assorbito dallo Stabilimento Tecnico Triestino.
Lo Stabilimento Tecnico Triestino era destinato a divenire il più importante cantiere navale dell’Austria e poi dell’Austria-Ungheria. Qui vennero costruite la maggior parte delle navi da guerra (corazzate, incrociatori, fregate e corvette) della marina imperiale e moltissime navi destinate a servire nella marina mercantile.
Tra il 1884 e il 1914 vennero costruite, tra le molte altre, 13 delle 16 navi da guerra della K.u.K. Kriegsmarine incluse le tre navi della classe Habsburg, le tre navi della classe Arciduca Francesco Ferdinando e tre delle quattro navi della classe Tegetthoff. Vennero costruite anche le tre navi per la difesa costiera della classe Monarch.
Va ricordato che negli anni precedenti allo scoppio della Prima Guerra Mondiale (1914) la forza lavoro era gradualmente aumentata da 2.700 a circa 3.200 persone.
A causa dell’entrata in guerra dell’Italia nel 1915 contro le potenze centrali (tra le quali anche l’Austria-Ungheria) il nome dello Stabilimento Tecnico Triestino fu modificato in senso patriottico: Austriawerft.
Cantiere Navale Triestino
Dal 1907 si aggiunse un nuovo impianto, progettato e finanziato dalla famiglia Cosulich. Il cantiere, sorse sugli acquitrini di Panzano, presso Monfalcone, dopo che, negli anni precedenti, lo scavo di sabbia e di ghiaia necessario per le colmate nel nuovo punto franco di Trieste, nella zona di Sant’Andrea, determinò la disponibilità di due grandi bacini, con buoni fondali, a pochi chilometri da Monfalcone e a sole 16 miglia marine dal porto di armamento della flotta dei Cosulich.
Fu inaugurato il 3 aprile 1908.
Per la gestione del nuovo cantiere venne costituita la società per azioni “Cantiere navale triestino di Monfalcone”. I soci fondatori furono Callisto Cosulich, il fratello Alberto e i loro figli. L’attività del cantiere portò a un rapido sviluppo della cittadina di Monfalcone e in pochi anni lo stabilimento divenne il più importante del Mediterraneo.
Dal 1907 si aggiunse un nuovo impianto, progettato e finanziato dalla famiglia Cosulich. Il cantiere, sorse sugli acquitrini di Panzano, presso Monfalcone, dopo che, negli anni precedenti, lo scavo di sabbia e di ghiaia necessario per le colmate nel nuovo punto franco di Trieste, nella zona di Sant’Andrea, determinò la disponibilità di due grandi bacini, con buoni fondali, a pochi chilometri da Monfalcone e a sole 16 miglia marine dal porto di armamento della flotta dei Cosulich.
Fu inaugurato il 3 aprile 1908.
Per la gestione del nuovo cantiere venne costituita la società per azioni “Cantiere navale triestino di Monfalcone”. I soci fondatori furono Callisto Cosulich, il fratello Alberto e i loro figli. L’attività del cantiere portò a un rapido sviluppo della cittadina di Monfalcone e in pochi anni lo stabilimento divenne il più importante del Mediterraneo.
La nave Tegetthoff (1881)
La nave Viribus Unitis (1912)
Il destino della cantieristica triestina dopo il Primo Conflitto mondiale;
il passaggio dall’amministrazione austro-ungarica e quella italiana
il passaggio dall’amministrazione austro-ungarica e quella italiana
Cantieri Riuniti dell'Adriatico (C.R.D.A.)
La fine del primo conflitto mondiale e la grande crisi economica del 1929 misero in notevole difficoltà la cantieristica del Regno d’Italia nel quale finirono per essere compresi Trieste e altri territori già appartenuti all’Impero Austro-Ungarico.
A causa di queste sorti la cantieristica triestina, entrò in crisi, ma riuscì a riprendersi grazie al ruolo straordinario della famiglia Cosulich, già impegnata nelle costruzioni navali all’epoca asburgica. Questa famiglia per anni occupò un ruolo di rilievo nella marineria triestina e poi anche in quella italiana.
Va decisamente e chiaramente rimarcato, per il rispetto dovuto nei confronti dei tanti lavoratori del Litorale che vi furono impiegati, che i cantieri triestini portarono in dote alla cantieristica del Regno d’Italia metodi di lavoro e tecnologie moderni, un gusto e una architettura navale di impronta mitteleuropea del tutto innovativi rispetto agli standard della penisola. Ne furono un chiaro esempio le navi Vulcania e Saturnia (ma anche altre!) destinate a rivoluzionare l’arretrato e stantio panorama marittimo dell’Italia.
Il 18 settembre 1930 venne costituita la società anonima per azioni Cantieri Riuniti dell’Adriatico con sede a Trieste. Essa traeva origine dalla fusione dello Stabilimento Tecnico Triestino e Cantiere Navale Triestino.
Nel 1933, i Cantieri Riuniti dell'Adriatico entrarono nell’orbita dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale).
Officine Aeronautiche – Cantieri Aeronautici e Navali Triestini (C.A.N.T.)
La famiglia Cosulich aveva anche degli interessi commerciali nella navigazione aerea. Dal 1921 era proprietaria della Società Italiana Servizi Aerei (S.I.S.A.) che formava professionalmente i piloti degli idrovolanti civili e militari ed effettuava voli turistici e di collegamento tra le città italiane, e che era divenuta in breve una delle compagnie aeree commerciali italiane più importanti.
Con queste premesse, la famiglia Cosulich, nel 1923 decise di dar vita alle Officine Aereonautiche. Vennero così realizzati numerosi velivoli, sia ad uso civile che militare, inizialmente assumendo l'originaria sigla CNT e che successivamente assunse la definitiva CANT, ovvero Cantieri Aeronautici e Navali Triestini.
Il primo velivolo di successo uscito dalle officine di Monfalcone fu il CANT 6, seguito dai modelli militari CANT 7 e CANT 18, e da quelli civili CANT 10 e CANT 22.
All’inizio degli anni trenta la S.I.S.A. fu assorbita dalla Società Aerea Mediterranea (S.A.M.) che, a sua volta, nel 1934, confluì nella società Ala Littoria.
La fine del primo conflitto mondiale e la grande crisi economica del 1929 misero in notevole difficoltà la cantieristica del Regno d’Italia nel quale finirono per essere compresi Trieste e altri territori già appartenuti all’Impero Austro-Ungarico.
A causa di queste sorti la cantieristica triestina, entrò in crisi, ma riuscì a riprendersi grazie al ruolo straordinario della famiglia Cosulich, già impegnata nelle costruzioni navali all’epoca asburgica. Questa famiglia per anni occupò un ruolo di rilievo nella marineria triestina e poi anche in quella italiana.
Va decisamente e chiaramente rimarcato, per il rispetto dovuto nei confronti dei tanti lavoratori del Litorale che vi furono impiegati, che i cantieri triestini portarono in dote alla cantieristica del Regno d’Italia metodi di lavoro e tecnologie moderni, un gusto e una architettura navale di impronta mitteleuropea del tutto innovativi rispetto agli standard della penisola. Ne furono un chiaro esempio le navi Vulcania e Saturnia (ma anche altre!) destinate a rivoluzionare l’arretrato e stantio panorama marittimo dell’Italia.
Il 18 settembre 1930 venne costituita la società anonima per azioni Cantieri Riuniti dell’Adriatico con sede a Trieste. Essa traeva origine dalla fusione dello Stabilimento Tecnico Triestino e Cantiere Navale Triestino.
Nel 1933, i Cantieri Riuniti dell'Adriatico entrarono nell’orbita dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale).
Officine Aeronautiche – Cantieri Aeronautici e Navali Triestini (C.A.N.T.)
La famiglia Cosulich aveva anche degli interessi commerciali nella navigazione aerea. Dal 1921 era proprietaria della Società Italiana Servizi Aerei (S.I.S.A.) che formava professionalmente i piloti degli idrovolanti civili e militari ed effettuava voli turistici e di collegamento tra le città italiane, e che era divenuta in breve una delle compagnie aeree commerciali italiane più importanti.
Con queste premesse, la famiglia Cosulich, nel 1923 decise di dar vita alle Officine Aereonautiche. Vennero così realizzati numerosi velivoli, sia ad uso civile che militare, inizialmente assumendo l'originaria sigla CNT e che successivamente assunse la definitiva CANT, ovvero Cantieri Aeronautici e Navali Triestini.
Il primo velivolo di successo uscito dalle officine di Monfalcone fu il CANT 6, seguito dai modelli militari CANT 7 e CANT 18, e da quelli civili CANT 10 e CANT 22.
All’inizio degli anni trenta la S.I.S.A. fu assorbita dalla Società Aerea Mediterranea (S.A.M.) che, a sua volta, nel 1934, confluì nella società Ala Littoria.
Il velivolo CANT 10
Il secondo dopoguerra, il Governo Militare Alleato, l’esodo dei triestini verso le Americhe e l’Australia, l’arrivo dei profughi dai territori adriatici orientali perduti dall’Italia, il piano di riordino della cantieristica triestina
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Trieste andò incontro ad una gravissima crisi. La città si ritrovò in un “cul de sac” territoriale delimitato da un nuovo e assai poco permeabile confine, in una situazione geografico-politica che non la favoriva. Le difficoltà erano parzialmente mitigate dagli effetti della buona amministrazione del Governo Militare Alleato che operò nella zona A del Territorio Libero di Trieste fino al 1954 inoltrato.
In quegli anni Trieste subì l’esodo, oggi (colpevolmente?) dimenticato, di 30.000 concittadini che emigrarono verso le Americhe e l’Australia, esodo che aumentò sensibilmente negli anni successivi al ritorno a Trieste dell'amministrazione italiana (“La madre ritorna, i figli partono!” era scritto sulle navi cariche di concittadini che partivano, moltissimi per non tornare mai più nella loro terra!). A questo flusso migratorio di Triestini fece da contraltare l’arrivo dei profughi dall'Istria e da Fiume, territori passati a sovranità jugoslava nel 1947 o, nel caso della Zona B, comunque ceduti dall'Italia.
All'inizio del 1966, la cantieristica triestina, già sofferente, venne sottoposta al piano di riordino nazionale della cantieristica elaborato del governo italiano.
Lo smembramento dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico e la nascita della Grandi Motori Trieste
A causa del piano di riordino della cantieristica italiana (inizio 1966), una parte dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico venne incorporata nella Italcantieri, ed un’altra parte confluì nella Grandi Motori Trieste, una Joint Venture tra L’IRI e la FIAT. In base a tale accordo le due società rilevavano la Fabbrica Macchine Sant’Andrea e trasferivano le proprie produzioni di motori alla nuova società denominata Grandi Motori Trieste. L’accordo prevedeva anche la costruzione di un nuovo stabilimento a Bagnoli (Boljunec), in provincia di Trieste.
La cessione della Grandi Motori Trieste alla Finmeccanica e la seguente cessione alla Fincantieri
La "Grandi Motori Trieste" specializzata nella costruzione di motori diesel per grandi imbarcazioni è stata poi ceduta per il 50% alla Finmeccanica, e nel 1984 è entrata a far parte della Fincantieri-Cantieri Navali Spa.
L’acquisto della Grandi Motori Trieste da parte della Wärtsilä Nel 1999 la "Grandi Motori Trieste" è stata acquistata dal gruppo finlandese Wärtsilä. Lo stabilimento di Boljunec costituisce la sede della Wärtsilä Italia ed è attivo nel settore navale internazionale.
BIBLIOGRAFIA
- Campodonico P., La Cantieristica italiana, Genova 2007
- Gerolami G., Cantieri Riuniti dell’Adriatico-Origini e sviluppo 1857, 1907, 1957 Trieste, 1957
- Gellner E., Valenti P., Storia del Cantiere San Marco ed. Luglio Trieste 2002
- Vego Milan N., Austro-Hungarian Naval Policy, 1904-14, Taylor & Francis 1996
- Valenti P., Storia del Cantiere Navale di Monfalcone: 1908-2008, ed. Luglio Trieste 2007
- Winklareth Robert J., Naval Shipbuilders of the World - From the Age of Sail to the Present Day, Chatham Publishing, 2000.
SITOGRAFIA
- Naval History Flixco
- TheShipsList
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, Trieste andò incontro ad una gravissima crisi. La città si ritrovò in un “cul de sac” territoriale delimitato da un nuovo e assai poco permeabile confine, in una situazione geografico-politica che non la favoriva. Le difficoltà erano parzialmente mitigate dagli effetti della buona amministrazione del Governo Militare Alleato che operò nella zona A del Territorio Libero di Trieste fino al 1954 inoltrato.
In quegli anni Trieste subì l’esodo, oggi (colpevolmente?) dimenticato, di 30.000 concittadini che emigrarono verso le Americhe e l’Australia, esodo che aumentò sensibilmente negli anni successivi al ritorno a Trieste dell'amministrazione italiana (“La madre ritorna, i figli partono!” era scritto sulle navi cariche di concittadini che partivano, moltissimi per non tornare mai più nella loro terra!). A questo flusso migratorio di Triestini fece da contraltare l’arrivo dei profughi dall'Istria e da Fiume, territori passati a sovranità jugoslava nel 1947 o, nel caso della Zona B, comunque ceduti dall'Italia.
All'inizio del 1966, la cantieristica triestina, già sofferente, venne sottoposta al piano di riordino nazionale della cantieristica elaborato del governo italiano.
Lo smembramento dei Cantieri Riuniti dell’Adriatico e la nascita della Grandi Motori Trieste
A causa del piano di riordino della cantieristica italiana (inizio 1966), una parte dei Cantieri Riuniti dell'Adriatico venne incorporata nella Italcantieri, ed un’altra parte confluì nella Grandi Motori Trieste, una Joint Venture tra L’IRI e la FIAT. In base a tale accordo le due società rilevavano la Fabbrica Macchine Sant’Andrea e trasferivano le proprie produzioni di motori alla nuova società denominata Grandi Motori Trieste. L’accordo prevedeva anche la costruzione di un nuovo stabilimento a Bagnoli (Boljunec), in provincia di Trieste.
La cessione della Grandi Motori Trieste alla Finmeccanica e la seguente cessione alla Fincantieri
La "Grandi Motori Trieste" specializzata nella costruzione di motori diesel per grandi imbarcazioni è stata poi ceduta per il 50% alla Finmeccanica, e nel 1984 è entrata a far parte della Fincantieri-Cantieri Navali Spa.
L’acquisto della Grandi Motori Trieste da parte della Wärtsilä Nel 1999 la "Grandi Motori Trieste" è stata acquistata dal gruppo finlandese Wärtsilä. Lo stabilimento di Boljunec costituisce la sede della Wärtsilä Italia ed è attivo nel settore navale internazionale.
BIBLIOGRAFIA
- Campodonico P., La Cantieristica italiana, Genova 2007
- Gerolami G., Cantieri Riuniti dell’Adriatico-Origini e sviluppo 1857, 1907, 1957 Trieste, 1957
- Gellner E., Valenti P., Storia del Cantiere San Marco ed. Luglio Trieste 2002
- Vego Milan N., Austro-Hungarian Naval Policy, 1904-14, Taylor & Francis 1996
- Valenti P., Storia del Cantiere Navale di Monfalcone: 1908-2008, ed. Luglio Trieste 2007
- Winklareth Robert J., Naval Shipbuilders of the World - From the Age of Sail to the Present Day, Chatham Publishing, 2000.
SITOGRAFIA
- Naval History Flixco
- TheShipsList