Uno dei miracoli più commuoventi della storia e uno dei più taciuti.
Gli eventi furono narrati al Concilio di Nicea. Ricorda Guillaume Durand nel suo "Manuale per comprendere il significato simbolico delle cattedrali e delle chiese":
"Alcuni giudei della città di Beirut ("Berito") in Asia Minore calpestarono l'immagine del Salvatore crocifisso. Essi portarono l'empietà fino al punto di squarciargli il fianco da cui uscirono, come già sul Calvario, del sangue e dell'acqua. I giudei furono sconvolti da questo prodigio, e più ancora quando essi videro che tutti quelli che fra loro erano ammalati e ai quali fu applicato il sangue si risollevarono dalle loro infermità. Abbracciarono tutti la fede in Cristo, si fecero battezzare e trasformarono le loro sinagoghe in chiese. È da allora che si usa consacrare una chiesa. Prima di quell'epoca solamente gli altari erano consacrati, ed è pure in memoria di questo miracolo che la Chiesa ricorda la passione del Salvatore, il quinto giorno prima delle calende di dicembre, e questo è anche il motivo per cui la chiesa di Beirut fu dedicata al Salvatore. Si conserva anche in un vaso una piccola quantità di questo sangue miracoloso, e una festa solenne viene celebrata nel giorno dell'anniversario."
Il ricordo di questo miracolo è passato nella storia dell'arte, ad esempio presso la badia di San Salvatore che si trova nel comune di Vaiano (si veda sopra), o presso la Chiesa di San Salvatore di Bologna (si veda sotto, in bianco e nero, la pala d'altare di Giacomo Coppi, "Miracolo del crocifisso di Beirut").
Non mancano menzioni nel Martirologio Romano (prima immagine di seguito, memoria il 9 novembre) e in molti testi di storia ecclesiastica.