Come era sempre accaduto in circostanze analoghe, quando la patria minacciata chiamava a raccolta tutte le forze disponibili, nelle sedi di leva cominciarono ad affluire giovani e meno giovani, non soggetti agli obblighi di chiamata, disposti ad arruolarsi come volontari nelle formazioni locali che contraddistinguevano etnicamente la regione di appartenenza. Il nerbo di queste nuove forze, al cui comando venivano posti ufficiali dell'armata regolare di provata esperienza, alcuni già messi a riposo e richiamati in servizio, era costituito da graduati provenienti dalle truppe regolari, che in genere militavano nei reparti leggeri di fanteria e cavalleria. Le organizzazioni patriottiche disseminate in tutti i territori della corona, si impegnarono subito nel favorire le attività di reclutamento delle truppe, ma nulla poterono contro la penuria di vestiario, la scarsità d'armi e di dotazioni individuali necessarie ad equipaggiare un numero di uomini in rapido incremento. I pochi reparti che fecero in tempo a raggiungere i già insanguinati campi di battaglia della Lombardia, dovettero arrangiarsi come poterono riguardo a vestiario e addestramento. Quanto ai fucili, negli arsenali non era disponibile altro che il vecchio modello a tubicino, oltretutto di calibro diverso da quello in dotazione allora nelle truppe regolari, le quali, dal canto loro, non erano completamente provviste del nuovo fucile rigato sistema Lorenz.
L'anonimo artista, che tuttavia sembra rivelarsi per la precisione dei dettagli e lo stile personale in un collaboratore della casa di stampe dei fratelli Trentsenski di Vienna, la quale in passato aveva già realizzato stampe a soggetto militare, ha voluto qui riprodurre le uniformi dei vari corpi di volontari sorti a partire dal maggio del 1859. La serie di stampe, commissionato dalla imperiale-reale stamperia di corte già nel 1859, è qui rappresentata in numero ridotto rispetto alle non meno di 30 illustrazioni che la componevano in origine. Dall'esame dei volti si nota subito che i comandanti dei corpi sono raffigurati in maniera più realistica e particolareggiata dei loro gregari che presentano tratti somatici più generalizzati. L'artista non solo ha voluto riprodurre dal vero i volti dei singoli comandanti, ma li ha anche rappresentati con le onorificenze che si erano guadagnate sui campi di battaglia delle precedenti campagne. Tale particolare induce a ritenere che i nomi indicati nel testo corrispondono effettivamente ai personaggi raffigurati. Tavola V | |
Corpo boemo di cacciatori volontari (Böhmisches Freiwilligen-Jäger-Corps) maggiore e comandante del corpo: conte Sigmund Nostiz-Rinek
Già capitano, poi maggiore dei dragoni, passò nello stato militare dell'armata. Nominato comandante dei tiratori boemi, il maggiore venne messo a riposo col grado di tenente colonnello ad honores una volta sciolto il corpo. Il maggiore si era guadagnato l'ordine della corona ferrea nel corso delle campagne militari del 1848-1849 nei ranghi del 1° reggimento dragoni.
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L'uniforme ricalca nei colori, armi ed equipaggiamento, la tenuta caratteristica dei cacciatori austriaci di quell'epoca. Le future innovazioni uniformologiche, introdotte di lì a poco nell'armata, cominciano a fare la loro comparsa proprio nell'abbiglia,mento dei corpi volontari. La giacca militare o tunica (Waffenrock) presenta già il colletto rovesciato di nuova concezione e così il cappello molto somigliante al nuovo copricapo che sarà introdotto nei cacciatori, mentre la doppia bottoniera rivela un tratto relativo ad un periodo non ancora passato di moda. Il soldato a sinistra si presenta nella posizione regolarmente prescritta solo ai cacciatori con lo Stutzen tenuto sulla cinghia con la canna rivolta verso l'alto e la mano destra che stringe il collo del calcio. Il cacciatore in ginocchio, che indossa il "Kittel" di lino prescritto alle truppe che entrano in campagna in Italia, è raffigurato nell'atto di afferrare la capsula d'innesco per la sua arma. Il cappello a larghe tese, quella sinistra rivolta all'insù, è di colore verde acciaio (stahlgrün) e reca l'aquila imperiale su cui sventolano le piume di gallo di montagna mescolate a quelle del gallo domestico. Tunica e pantaloni sono di colore grigio luccio chiaro. "Lampasse" e tutti gli attributi, comprese le cordelline, di colore verde erba. Bottoni bianchi e buffetterie nere. | |
Tavola VI | |
Battaglione boemo di tiratori volontari (Böhmisches Freiwilligen-Schützen-Bataillon) maggiore e comandante del battaglione: Joseph von Hentzi
Il maggiore von Hentzi è raffigurato seduto nella sua nuova uniforme dei tiratori boemi. Già capitano nel 14° battaglione cacciatori da campo, l'ufficiale si era guadagnato l'ordine della corona ferrea di 3ª classe durante le campagne militari d'Ungheria del 1848-1849 nel 2° battaglione cacciatori da campo. Trasferito di nuovo ai cacciatori alla trasformazione del battaglione, divenne dapprima comandante del 21° battaglione cacciatori da campo (1859 - 1861) poi del 32° (1861 - 1863).
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Anche in questo caso i tiratori scelti di Boemia vestono l'uniforme tipica dei cacciatori ma senza le attribuzioni di questi: le tipiche cordelline verdi. Il cappello in questo caso è di colore nero con fascia verniciata nera e fibbia. Da notare il modo di tenere l'arma puntata del milite inginocchiato, il quale si avvale del fodero della sua baionetta fendente per tenere fermo il suo "Kammerbüchse" o moschetto camerato, modello 1849; sul petto non è presente la taschetta portacapsule perché gli inneschi secondo il sistema Augustin, erano uniti alle cartucce, conservate nella giberna, mediante dello spago. Curiosamente il trombettiere che, in tenuta d'accampamento, indossa la tunica di lino, cinge al fianco una sciabola da cavalleria anziché la daga, particolare questo mai osservato nei cacciatori. Il battaglione sarà incorporato col N° 18 nel corpo dei cacciatori da campo, al posto del battaglione lombardo disciolto con la perdita di quella regione per opera degli alleati Franco-Sardi. | |
Tavola VII | |
1° battaglione moravo di tiratori volontari (Erstes mährisches Freiwilligen-Schützen-Bataillon) maggiore e comandante del battaglione: Ulysses von Albertini
Già capitano nel reggimento fanteria di linea Arciduca Carlo N° 3, l'ufficiale era stato da poco decorato con l'ordine di Leopoldo per Montebello. Venne trasferito al suo precedente reggimento allo scioglimento del battaglione. Come primo tenente in testa alla 5ª compagnia di quello stesso reggimento, il 24 ottobre 1848 aveva guidato l'assalto alla galleria di Verceia tenuta dagli insorti della Valtellina.
2° battaglione volontario dei tiratori moravi (Zweites mährisches Freiwilligen-Schützen-Bataillon) maggiore e comandante del battaglione: Michael Sperro
Già capitano nel 15° battaglione cacciatori da campo, poi promosso e nominato comandante del 13° battaglione dello stesso corpo, dove non prese mai il comando perché passato subito ai volontari moravi (28 giugno), il maggiore Sperro venne trasferito al reggimento confinario Warasdin-St. Georg N° 6.
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Il cappello è descritto di colore "naturale" e ornato dell'aquila d'ottone del margraviato di Moravia; tunica marrone scuro (come i confinari) e pantaloni grigio mischio, colletto e paramani verde scuro, bottoni bianchi e buffetterie nere. Il battaglione fu confermato nell'armata regolare venendo incorporato nei cacciatori col N° 30. | |
Tavola XI | |
Reggimento ussari volontari Jazygi e Kumani (Jazygier und Kumanier Freiwilligen-Huszaren-Regiment) colonnello e comandante del reggimento: conte Alexander Eszterházy von Galantha
Già maggiore nel 2° ussari poi tenente colonnello nei corazzieri Re di Sassonia, il conte Esterházy fu chiamato a capo di un prestigioso reggimento ussari poi incorporato nell'armata imperiale col numero 13.
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Se non fosse per il caratteristico cappello, questi volontari si confonderebbero con gli ussari dell'armata regolare dai quali hanno ereditato il colore blu scuro ed il taglio dell'uniforme. | |
Per maggiori ragguagli uniformologici vedi anche lo studio specifico sulla cavalleria volontaria del 1859 | |
Tavola XII | |
Prima divisione ussari volontari Debrezini e Hajduki (Erste Debrecziner und Hajduken-Freiwilligen-Huszaren-Division) maggiore e comandante della divisione: Rudolph Mattyásovsky von Also-Mattyásfalva
Richiamato dallo stato di pensionato fu ricollocato a riposo dopo che il reparto andò a formare il nuovo reggimento ussari N° 14.
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La giubba o dolman degli ussari austriaci, detta "Attila", è per questi volontari di colore verde scuro con bottoni/olive bianchi, calzoni rosso robbia; caratteristico il cappello tipicamente magiaro. | |
Tavola XIII | |
Divisione ussari volontari di Zombor-Neusatz (Zombor-Neusatzer Freiwilligen-Huszaren-Division) maggiore e comandante della divisione: nobile Julius Fedrigoni von Etschthal
Già capitano di cavalleria a riposo, l'ufficiale rientrò nel suo stato di pensionato una volta sciolto il reparto. L'ufficiale in precedenza aveva servito nella gendarmeria.
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Uniforme simile a quella dei volontari Hajduki dai quali si distingue per gli alamari bianchi. | |
Tavola XIV | |
Battaglione volontari di Temeswar (Temeser Freiwilligen-Bataillon) maggiore e comandante del battaglione: Xivion Jovanovics
Proveniente dal 20° battaglione cacciatori da campo, dove era capitano, il maggiore sarà trasferito, allo scioglimento del battaglione, al reggimento confinario di Pietrovaradino N° 9.
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Uniforme blu chiaro all'ussara anche per questo reparto a piedi reclutato nella Transilvania, allora appartenente alla corona di Santo Stefano. Il cappello nero è ornato di coccarda imperiale austriaca; alamari, olive e buffetteria neri. | |
Tavola XV | |
Battaglione volontari del distretto del Theisz di Kron e Gross-Kikinda (Theiszer Kron- und Gross-Kikindaer-Districts-Freiwilligen-Bataillon) maggiore e comandante del battaglione: Wasa Stoikovics
Proveniente dal reggimento confinario dei Banati Tedeschi N° 12, rientrerà poi al suo reparto una volta sciolto il battaglione di volontari.
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Da questo distretto croato, bagnato dal fiume Theiss, il più lungo affluente del Danubio, e allora amministrato dall'Ungheria, provengono questi volontari che vestono un'uniforme poco ungherese, riconoscibile pel il cappello tradizionale nero, e più tedesca. Il colore di fondo è il blu scuro con distinzioni (colletto, paramani, filettatura) rosso carico, bottoni neri. La tunica della truppa di taglio in vigore nei cacciatori, presenta nella truppa i rigonfiamenti alle ascelle, anch'essi rosso carico, tipici di ques'ultimi. Il modo di portare il moschetto camerato corrisponde al regolamento d'istruzione dei cacciatori come si nota nel militare sulla sinistra. | |
Tavola XVI | |
Battaglione volontari croato-slavone (Croatisch-slawonisches Freiwilligen-Bataillon) maggiore e comandante del battaglione: Anton Lipošč
Capitano nel reggimento confinario Secondo Banale N° 11 dove poi rientrerà allo scioglimento del reparto.
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L'uniforme ricorda per il taglio ed i colori le formazioni militari levate nelle regioni meridionali soggette al Regno d'Ungheria. Infatti, oltre al cappello appartenente al costume nazionale ungherese, i militari raffigurati si riconoscono per il colore dei calzoni (aderenti per la truppa) e della tunica, di stile prettamente ungherese, tipici delle unità di frontiera. Anche in questo caso la tunica presenta distinzioni rosso carico con bottoni bianchi e paramani a punta. Tali unità risultano armate con i moschetti camerati con innesco a percussione sistema Augustin, un tempo in dotazione ai cacciatori. Il sergente, in posizioni di attenti, veste una tunica non più con doppia bottoniera, bensì con una sola fila di 6 bottoni, di modello che sarà introdotto in tutta l'armata pochi anni dopo. | |
Tavola XVII | |
Divisione ussari volontari croato-slavoni (Croatisch-slavonische Freiwilligen-Huszaren-Division) maggiore e comandante della divisione: Ignaz Jankovics de Csalma
Già capitano nel reggimento ussari conte Schlik N° 4, nominato poi comandante delle unità irregolari di cavalleria leggera addetta al reggimento confinario di Brood N° 7, il maggiore andrà a formare il quadro ufficiali del neo costituito reggimento ussari volontari N° 14.
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Il taglio dell'uniforme è in tutto e per tutto simile a quella degli ussari ungheresi. L'Attila o dolman (detto localmente Surka) è di colore marrone con alamari rossi (oro per gli ufficiali). Il capitano cinge una curiosa sciabola a lama diritta (con elsa da ufficiale di fanteria) di modello sconosciuto, ma che l'artista ha probabilmente osservato dal vivo. Fonte: http://ilterzonano.altervista.org/ Scritto da: Redazione A.L.T.A. |