mercoledì 24 aprile 2013

Lo storico Molinari parla dei conquistadores e di Hernán Cortés

 
 
Lo storico e filosofo Paolo Molinari ha affrontato la questione dei “conquistadores” e la colonizzazione del Sudamerica da parte di Spagna e Portogallo, concentrandosi su ciò che solitamente non viene detto nei libri scolastici.
Assieme ai conquistatori, infatti, partirono anche molti missionari, i quali furono poi i primi a denunciare la violenza dei colonizzatori verso gli indigeni. Tanto che chiesero ai re di emanare delle leggi e dei codici in cui si proclamassero i diritti  e la libertà dei nativi, anche se tuttavia furono poco ascoltate. Alcune di vicende poco note, come ad esempio la Battaglia di Mbororè dove i Gesuiti presero le difese dei Nativi e formarono un esercito per combattere i colonialisti europei, le abbiamo già affrontate in questa pagina.
Molinari si focalizza in particolare sul cattolico Hernán Cortés, il controverso conquistatore spagnolo accusato di aver distrutto il popolo azteco. Eppure aveva a disposizione 153 uomini (e 13 archibugi) e si trovò a fronteggiare circa 500 mila indigeni. Riuscì a vincere, anche se non viene detto, solo grazie all‘aiuto di migliaia di Indios Maya che vollero appoggiare gli spagnoli per liberarsi del terribile popolo degli Aztechi. Questi ultimi erano un popolo esclusivamente guerriero e dalla religione perversa, esaltatori del sacrificio agli dei, esseri golosi di sangue umano. E’ approvato che sacrificassero circa 10-20 mila persone all’anno, preferibilmente bambini, e quando combattevano gli eroi erano coloro che catturavano più nemici da sacrificare. Le maschere dei sacerdoti erano fatte dal cranio umano dei nemici catturati. Alla consacrazione del Templo Mayor, ad esempio, vennero sacrificati e decapitati in una settimana 5000 uomini. Ecco dunque perché i Maya videro negli spagnoli dei libeartori.
Cortés era affascinato dalla civiltà azteca e dall’incredibile capacità di costruire edifici sull’acqua, non voleva affatto distruggerli, come infatti scrisse più volte nel suo diario. Il problema stava nel fatto che l’ideale per questo popolo era morire combattendo. Saltarono quindi tutti i tentativi diplomatici e quindi gli spagnoli con i Maya e gli indios furono costretti alla guerra. Arrivato al Templo Mayor, di fronte alla massa di corpi e teste tagliate in sacrificio degli dei e vedendo i guerrieri aztechi indossare la pelle dei suoi uomini precedentemente catturati, Cortés si ribellò e si convinse a sopprimere duramente la città, il Tempio e tutta la popolazione. Insomma, conclude lo storico, occorre guardare veramente la storia prima di giudicare frettolosamente chi siano i buoni o i cattivi. Cortés è stato senz’altro spietato ma occorre considerare il contesto storico. Molinari conclude accennando alle missioni cristiane, chiamate “riduzioni”, che crearono una civiltà senza mai usare violenza, ma educando alla scrittura, alla musica, alle scienze, alla democrazia e al Vangelo, lasciando al potere i capi delle tribù locali.
 
Qui sotto il video della lezione che il prof. Paolo Molinari ha tenuto durante il Café teologico, momento culturale organizzato dalle Sentinelle del Mattino (www.sentinelledelmattino.org).
 
 
 
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