Un libro che consigliamo di acquistare, riportiamo alcuni passaggi che ci hanno colpiti:
“Se si considera il profluvio di sciocchezze prodotto quotidianamente dall’industria dell’Olocausto, c’è da stupirsi che gli scettici siano così pochi. Il motivo che sta dietro alla denuncia del presunto diffondersi del negazionismo dell’Olocausto è facilmente comprensibile: in una società saturata dall’Olocausto, come meglio giustificare l’ennesimo museo, libro, film e programma se non agitando lo spauracchio della negazione?
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Mettere in discussione la testimonianza di un sopravvissuto, denunciare il ruolo degli ebrei collaborazionisti, far presente che i tedeschi soffrirono sotto il bombardamento di Dresda o che nel corso della Seconda guerra mondiale altri Stati oltre la Germania commisero crimini: tutto ciò, secondo Lipstadt, equivale a negare l’Olocausto. Allo stesso modo, asserire che Wiesel ha tratto profitto dall’industria dell’Olocausto, o anche soltanto mettere in discussione le sue parole, equivale a negare l’Olocausto”.
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Mettere in discussione la testimonianza di un sopravvissuto, denunciare il ruolo degli ebrei collaborazionisti, far presente che i tedeschi soffrirono sotto il bombardamento di Dresda o che nel corso della Seconda guerra mondiale altri Stati oltre la Germania commisero crimini: tutto ciò, secondo Lipstadt, equivale a negare l’Olocausto. Allo stesso modo, asserire che Wiesel ha tratto profitto dall’industria dell’Olocausto, o anche soltanto mettere in discussione le sue parole, equivale a negare l’Olocausto”.
(da N. Finkelstein, L’Industria dell’Olocausto, Rizzoli, 2007, pag. 93 – 95)
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