sabato 2 marzo 2013

Il periodo austriaco raccontato da Pietro Colletta in Storia del Reame di Napoli (Parte IV°)

Il periodo austriaco raccontato da Pietro Colletta in Storia del Reame di Napoli 

Parte IV

X. L'anno 1730 nuovi moti di guerra si palesarono; giacché per le segrete pratiche di
Hannover, la Francia, la Spagna e la Inghilterra apprestavano eserciti ed armate, e l'imperatore Carlo VI, avvisato di quei disegni, spediva nuove milizie ad afforzare gli Stati di Milano e delle Sicilie. In quell'anno istesso, per la morte di Benedetto XIII, ascese al papato Clemente XII. E si udì il famoso re Vittorio Amedeo rinunziare il regno a suo figlio Carlo Emanuele per andare privato nel castello di Chambery. Anni avanti, maggiore re, Filippo V, aveva pur fatta cessione del regno per vivere divotamente, ci diceva, nel castello di sant'Idelfonso; ma dopo otto mesi, per la morte del figlio Luigi, ripigliata la corona, regnò come prima infingardo e doppio. Così Amedeo, presto fastidito del ritiro di Chambery, volea tornare all'impero; ma il figlio re gli si oppose, ed indi a poco lo mandò prigione al castello di Rivoli, poscia a quello di Moncalieri, dove, guardato, mori miseramente, negatogli di vedere gli amici, il figlio istesso, la moglie. XI. (1732-35) Dopo due anni di pratiche ed apparecchi venne in Italia l'infante di Spagna don Carlo, per mostrarsi a' popoli di Toscana, Parma e Piacenza, suoi futuri soggetti, facendosi nella reggia spagnuola memorabili cerimonie di congedo; avvegnaché nel giorno della partita, stando il re Filippo e la regina Elisabetta seduti in trono, e tutta la corte assistente, l'infante don Carlo, com'era costume di quella casa e come voleva figliale rispetto, s'inginocchiò innanzi al padre, il quale con la destra gli segnò ampia croce sul capo, e messolo in piede, gli cinse spada ricchissima d'oro e di gemme, dicendo: — È la stessa che Luigi XIV, mio avo, mi pose al fianco quando m'inviò a conquistare questi regni di Spagna: porti a te, senza i lunghi travagli della guerra, fortuna intera. — E baciato su la gota lo accomiatò. Poco di poi eserciti poderosi di Francia scesero per cinque strade in Italia, condotti dal vecchio maresciallo di Villars; e rinnovando guerra nella Lombardia ebbero successi felici. Ciò visto, molte navi spagnuole sciolte dai porti di Livorno e
Longone, ed un esercito radunato negli Stati di Parma e di Toscana, guidato all'infante per nome o impero, e dal conte di Montemar per consiglio, si avviarono nemichevolmente verso Napoli. La quale impresa, come origine del novello Stato, narrerò nel seguente capo, qui bastando accennare che, non ancora finito il mezzo dell'anno 1735, tutte le terre e tutti i popoli delle due Sicilie stavano sotto il re Carlo Borbone.

In foto: Antonio Joli (1700 - 1777), Il Corteo reale a Piedigrotta
Antonio Joli (1700 - 1777), Il Corteo reale a Piedigrotta
 

X. L'anno 1730 nuovi moti di guerra si palesarono; giacché per le segrete pratiche di
... Hannover, la Francia, la Spagna e la Inghilterra apprestavano eserciti ed armate, e l'imperatore Carlo VI, avvisato di quei disegni, spediva nuove milizie ad afforzare gli Stati di Milano e delle Sicilie. In quell'anno istesso, per la morte di Benedetto XIII, ascese al papato Clemente XII. E si udì il famoso re Vittorio Amedeo rinunziare il regno a suo figlio Carlo Emanuele per andare privato nel castello di Chambery. Anni avanti, maggiore re, Filippo V, aveva pur fatta cessione del regno per vivere divotamente, ci diceva, nel castello di sant'Idelfonso; ma dopo otto mesi, per la morte del figlio Luigi, ripigliata la corona, regnò come prima infingardo e doppio. Così Amedeo, presto fastidito del ritiro di Chambery, volea tornare all'impero; ma il figlio re gli si oppose, ed indi a poco lo mandò prigione al castello di Rivoli, poscia a quello di Moncalieri, dove, guardato, mori miseramente, negatogli di vedere gli amici, il figlio istesso, la moglie. XI. (1732-35) Dopo due anni di pratiche ed apparecchi venne in Italia l'infante di Spagna don Carlo, per mostrarsi a' popoli di Toscana, Parma e Piacenza, suoi futuri soggetti, facendosi nella reggia spagnuola memorabili cerimonie di congedo; avvegnaché nel giorno della partita, stando il re Filippo e la regina Elisabetta seduti in trono, e tutta la corte assistente, l'infante don Carlo, com'era costume di quella casa e come voleva figliale rispetto, s'inginocchiò innanzi al padre, il quale con la destra gli segnò ampia croce sul capo, e messolo in piede, gli cinse spada ricchissima d'oro e di gemme, dicendo: — È la stessa che Luigi XIV, mio avo, mi pose al fianco quando m'inviò a conquistare questi regni di Spagna: porti a te, senza i lunghi travagli della guerra, fortuna intera. — E baciato su la gota lo accomiatò. Poco di poi eserciti poderosi di Francia scesero per cinque strade in Italia, condotti dal vecchio maresciallo di Villars; e rinnovando guerra nella Lombardia ebbero successi felici. Ciò visto, molte navi spagnuole sciolte dai porti di Livorno e
Longone, ed un esercito radunato negli Stati di Parma e di Toscana, guidato all'infante per nome o impero, e dal conte di Montemar per consiglio, si avviarono nemichevolmente verso Napoli. La quale impresa, come origine del novello Stato, narrerò nel seguente capo, qui bastando accennare che, non ancora finito il mezzo dell'anno 1735, tutte le terre e tutti i popoli delle due Sicilie stavano sotto il re Carlo Borbone.