sabato 2 marzo 2013

Economia e Finanza pubblica dal periodo spagnolo a quello austriaco (1707-1734) Parte II°

Economia e Finanza pubblica dal periodo spagnolo a quello austriaco (1707-1734)

Parte II

I buoni raccolti del 1710-12 permettono all’agricoltura di riprendersi, dopo il pessimo raccolto del 1709, e di convogliare cospicue esportazioni di grano e di altre derrate verso il fronte della Catalogna, oltre che di fronteggiare i complessi problemi annonari della capitale, accentuati in questi anni da una micidiale epidemia di peste bovina (1711-12), che falcidia in misura rilevante il patrimonio zootecnico del Regno. Questo è chiamato nel giro di meno di 5 anni – tra il 1707 ed il 1711 – a offrire tre donativi e quattro valimenti, né lo sforzo finanziario al quale era stato sottoposto si esaurisce a tale data, anno della chiamata al soglio imperiale di Carlo d’Asburgo come Carlo VI, in quanto la guerra continua, anzi viene intensificata, dal momento che Carlo d’Asburgo, che sino ad allora aveva seguito le operazioni militari in Catalogna, ora, lontano dal fronte, ha fretta di portare a termine vittoriosamente il conflitto per la successione al trono di Spagna.
Il Regno di Napoli viene a trovarsi così ancora una volta in prima linea per quanto riguarda gli sforzi – finanziari e di altro genere – volti ad accelerare il ritmo delle operazioni belliche in Catalogna. L’eccezionale pressione fiscale del 1713 permise alle entrate statali di raggiungere quasi 3.000.000 di ducati, cifra che sarà superata solo agli inizi degli anni trenta del secolo. Tale maggiore capacità contributiva è da mettere in relazione da un lato con l’aumento di popolazione – che da più fonti e indizi risulta essere in atto nel Regno già dalla fine del ‘600 – dall’altro con la stessa guerra, la quale, pur sottraendo capitali al meccanismo di accumulazione e alterando la struttura della spesa pubblica, con la preferenza data alle spese militari, stimolò in pari tempo l’economia del Paese, agendo da acceleratore sull’intero sistema economico.
È solo verso la fine della guerra di successione spagnola (1714) però che gli Austriaci cercheranno più concretamente di intervenire nella vita economica del Regno, facendo subentrare agli espedienti ideati e formulati i più duraturi indirizzi di ripresa economica, sfruttando in parte l’onda ascendente del nuovo ciclo, che culminerà nella fase espansiva del 1718, anno di guerra anche questo.
La produzione agricola degli anni immediatamente seguenti alla fine della guerra di successione di Spagna aumenta – non aumenta tuttavia la produttività, a causa del persistere di tecniche agricole quanto mai arretrate –, sia perché il Regno fruisce di due annate eccezionalmente buone nel 1713 e nel 1715 e di buone annate ininterrottamente dal 1716 sino a tutto il 1721, sia perché si assiste, sotto la spinta demografica, ad un’espansione della terra messa a coltura. Sono questi inoltre gli anni in cui la Giunta di Commercio, sorta nel 1710, e la Giunta delle Arti, creata nel 1711, tipici strumenti di politica mercantilistica, avviano la loro attività, contribuendo con la loro analisi della realtà economica del Regno ad una migliore conoscenza dei suoi problemi e delle sue esigenze economiche. Sono questi anche gli anni (1710-14) in cui più si discute sulla linea di politica portuale da seguire, se valorizzare, cioè il porto flegreo di Pozzuoli o volgersi invece al litorale adriatico. Le entrate derivanti da tratte di grani e orzi raggiungono nel 1713 e nel 1715 cifre vicino ai 100.000 ducati, mai più raggiunte nell’intero periodo austriaco, mentre si assiste, tra il 1713 ed il 1715, ad una ripresa delle esportazioni di vino, delle saccarie (le entrate dalle relative tratte raggiungono nel 1713 la cifra record dell’intero periodo austriaco) e dei seccamenti e salumi (le entrate derivanti dalle relative tratte nel 1715 rappresentano uno dei gettiti provenienti da tali generi più cospicui di tutto il periodo austriaco).
Anche il settore tessile mostra una certa ripresa in questo periodo. Nel 1717, ad esempio, si ha la cifra più alta di immatricolati all’Arte della seta di tutti i primi 34 anni del ‘700 per quanto riguarda i mercanti, mentre per quanto concerne i maestri la quota del 1717 sarà superata solo da quella del 1722. Il gettito derivante alla R. Corte nel 1713 dalle Grana due a libbra di seta che si tinge di nero rappresenta il più alto del periodo 1713-34. A riprova di questa fase di espansione economica è lo stesso espandersi della circolazione bancaria, che tocca dei vertici negli anni 1716-17.

Antonio Di Vittorio



I buoni raccolti del 1710-12 permettono all’agricoltura di riprendersi, dopo il pessimo raccolto del 1709, e di convogliare cospicue esportazioni di grano e di altre derrate verso il fronte della Catalogna, oltre che di fronteggiare i complessi problemi annonari della capitale, accentuati in questi anni da una micidiale epidemia di peste bovina (1711-12), che falcidia in misura rilevante il patrimonio zootecnico del Regno. Questo è chiamato nel giro di meno di 5 anni – tra il 1707 ed il 1711 – a offrire tre donativi e quattro valimenti, né lo sforzo finanziario al quale era stato sottoposto si esaurisce a tale data, anno della chiamata al soglio imperiale di Carlo d’Asburgo come Carlo VI, in quanto la guerra continua, anzi viene intensificata, dal momento che Carlo d’Asburgo, che sino ad allora aveva seguito le operazioni militari in Catalogna, ora, lontano dal fronte, ha fretta di portare a termine vittoriosamente il conflitto per la successione al trono di Spagna.
Il Regno di Napoli viene a trovarsi così ancora una volta in prima linea per quanto riguarda gli sforzi – finanziari e di altro genere – volti ad accelerare il ritmo delle operazioni belliche in Catalogna. L’eccezionale pressione fiscale del 1713 permise alle entrate statali di raggiungere quasi 3.000.000 di ducati, cifra che sarà superata solo agli inizi degli anni trenta del secolo. Tale maggiore capacità contributiva è da mettere in relazione da un lato con l’aumento di popolazione – che da più fonti e indizi risulta essere in atto nel Regno già dalla fine del ‘600 – dall’altro con la stessa guerra, la quale, pur sottraendo capitali al meccanismo di accumulazione e alterando la struttura della spesa pubblica, con la preferenza data alle spese militari, stimolò in pari tempo l’economia del Paese, agendo da acceleratore sull’intero sistema economico.
È solo verso la fine della guerra di successione spagnola (1714) però che gli Austriaci cercheranno più concretamente di intervenire nella vita economica del Regno, facendo subentrare agli espedienti ideati e formulati i più duraturi indirizzi di ripresa economica, sfruttando in parte l’onda ascendente del nuovo ciclo, che culminerà nella fase espansiva del 1718, anno di guerra anche questo.
La produzione agricola degli anni immediatamente seguenti alla fine della guerra di successione di Spagna aumenta – non aumenta tuttavia la produttività, a causa del persistere di tecniche agricole quanto mai arretrate –, sia perché il Regno fruisce di due annate eccezionalmente buone nel 1713 e nel 1715 e di buone annate ininterrottamente dal 1716 sino a tutto il 1721, sia perché si assiste, sotto la spinta demografica, ad un’espansione della terra messa a coltura. Sono questi inoltre gli anni in cui la Giunta di Commercio, sorta nel 1710, e la Giunta delle Arti, creata nel 1711, tipici strumenti di politica mercantilistica, avviano la loro attività, contribuendo con la loro analisi della realtà economica del Regno ad una migliore conoscenza dei suoi problemi e delle sue esigenze economiche. Sono questi anche gli anni (1710-14) in cui più si discute sulla linea di politica portuale da seguire, se valorizzare, cioè il porto flegreo di Pozzuoli o volgersi invece al litorale adriatico. Le entrate derivanti da tratte di grani e orzi raggiungono nel 1713 e nel 1715 cifre vicino ai 100.000 ducati, mai più raggiunte nell’intero periodo austriaco, mentre si assiste, tra il 1713 ed il 1715, ad una ripresa delle esportazioni di vino, delle saccarie (le entrate dalle relative tratte raggiungono nel 1713 la cifra record dell’intero periodo austriaco) e dei seccamenti e salumi (le entrate derivanti dalle relative tratte nel 1715 rappresentano uno dei gettiti provenienti da tali generi più cospicui di tutto il periodo austriaco).
Anche il settore tessile mostra una certa ripresa in questo periodo. Nel 1717, ad esempio, si ha la cifra più alta di immatricolati all’Arte della seta di tutti i primi 34 anni del ‘700 per quanto riguarda i mercanti, mentre per quanto concerne i maestri la quota del 1717 sarà superata solo da quella del 1722. Il gettito derivante alla R. Corte nel 1713 dalle Grana due a libbra di seta che si tinge di nero rappresenta il più alto del periodo 1713-34. A riprova di questa fase di espansione economica è lo stesso espandersi della circolazione bancaria, che tocca dei vertici negli anni 1716-17.

Antonio Di Vittorio