martedì 12 marzo 2013

Sede vagante

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Bussarono alla porta.

Due rapidi tocchi, poi un’altro più distanziato. Io e mia moglie ci guardammo.
“E’ lui!” mi sussurrò.
Aprimmo la porta, con cautela. Due uomini intabarrati aspettavano sulla soglia. Mi bastò un’occhiata per capire che erano coloro che aspettavamo.
Mi scostai per farli entrare. Passando, Jurgen mi strinse le mani, con quel sorriso stanco che avevo visto tante volte sulla sua faccia nordica. Chiusi la porta. Mia moglie si stava già inginocchiando davanti all’altra persona, che aveva abbassato il cappuccio umido di pioggia.
Confesso che in quell’istante il mio cuore fece un balzo. Un volto che ricordavo, sia pure più giovane e senza quei sottili cambiamenti che qualche artista dei travestimenti aveva ritenuto opportuno imporgli. Ma non era possibile sbagliarsi. Mi inginocchiai anch’io, e anch’io baciai l’anello del Pescatore. “Santità”, dissi.
La sua mano, sorprendentemente forte, mi strinse la spalla. “Oh, lasciate perdere ed alzatevi. Sono io che dovrei inginocchiarmi, per quanto state facendo per me. In queste settimane la situazione è parecchio pericolosa. Rischiate molto.”
Mi raddrizzai. “Niente di eccezionale, Santità. Sono anni che ospitiamo “pellegrini segreti”. Siamo quasi abituati. Seminatori, pastori, anche qualche pescatore…e ora il timoniere.”
“E’ un grande onore”, aggiunse mia moglie.
“Sì, ma questa volta se vi scoprono non si accontenteranno di interrogarvi, multarvi o trattenervi qualche giorno”, disse Jurgen. “Per chi ospita sacerdoti le pene sono lievi, se non è recidivo. Persino chi ospita vescovi o cardinali se la può cavare con la confisca dei beni e un pochino di rieducazione. Però chi accoglie un Traditore dell’Umanità…”
Il Papa scosse la testa. “Quindi, cercherò di stare il meno possibile. Domattina presto partirò per la prossima casa sicura.”
Mia moglie fece per protestare, ma Jurgen alzò la mano. “Amici, come forse avete saputo siamo stati traditi. Eravamo tracciati, e non siamo del tutto certi di avere fatto perdere la pista. C’è la possibilità che riescano a risalire anche a voi. Meglio mettere il più strada possibile tra loro e noi.”
Fu una serata strana. Parlammo di come fosse precipitata la situazione in così poco tempo, in modo inaspettato. La persecuzione sempre più palese, le prime proibizioni. Di portare segni distintivi. Di chiamare le cose con il loro nome. Di predicare. Di fare discepoli. Nel silenzio generale, nell’assordante silenzio o addirittura nel compiacimento di tutti. Quel mandato di cattura, il giorno in cui le forze speciali avevano fatto irruzione in Vaticano. La carneficina, imprevista, deplorata: fatalità, errore umano l’avevano chiamata, reazione esagerata, e tuttavia giustificata dall’odiosità dei crimini. Quali crimini? Innanzitutto l’essere cristiani.
La verità era nascosta sotto le macerie annerite di S.Pietro. Che aveva cessato di essere la Santa Sede. Non c’erano più cardinali, il Papa era morto, la Sede era vacante, per sempre.
Si sbagliavano. La sede non era vacante, era semplicemente diventata vagante.
Gli ci erano voluti cinque anni per scoprirlo. Ufficialmente, intendo. L’avevano sempre saputo, ma avevano cercato di operare nell’ombra, per non dare speranza. Portare a termine la loro opera.
Mi fece vedere un dito ancora un po’ storto. “Non è mai guarito bene. Quella volta la Madonna mi protesse veramente. Credo che dopo abbia dovuto cambiare mantello, per come era ridotto male”. Bomba, fucile, veleno.
Alla fine si era saputo, nonostante le smentite. C’era ancora un Papa, che pellegrinava di nascosto di casa in casa come da millenni non accadeva.
Stasera era a casa nostra.
Mia moglie si scusò per la frugalità del pasto. Il Papa rise. “Nelle ultime due settimane ho digiunato così spesso che mi aveste dato acqua e pane duro le avrei mangiate con gusto. Nell’ultima città non abbiamo osato neanche andare ad acquistarci un panino. Invece qui sembra tutto molto buono!”
Benedisse la mensa, cominciammo a mangiare. Almeno ci lasciarono arrivare alla frutta.
Il bussare alla porta ci raggelò. Mi alzai.
“Nostro figlio”, dissi.
Aprii con prudenza la porta.
Mio figlio entrò. Capii subito. “Stanno arrivando”.
Il Papa e Jurgen si alzarono in piedi di scatto.
Feci loro segno di sedersi. “Inutile. A quest’ora devono avere già circondato la casa.”
Mia moglie andò alla finestra, mi chiamò con un cenno. Sbirciai tra le imposte socchiuse.
Una lunga fila di veicoli neri si muoveva per la strada. I pochi passanti schizzavano al riparo dei cancelli. Poi i motori si fermarono, le portiere si spalancarono e dozzine di uomini in assetto di combattimento ne uscirono correndo.
Fortunatamente, si diressero nella direzione sbagliata.
Sospirai. Fossimo stati a casa nostra e non in un anonimo appartamento a qualche isolato a quest’ora saremmo stati spacciati. “Per adesso tutto bene. Lasciamoli sfogare. Ma è bene che non vi fermiate oltre, se sanno di noi potrebbero individuare anche questa casa.”
Il volto del Papa era serio. “Mi dispiace che siate stati compromessi.”
Strinsi le spalle. “A casa nostra non troveranno niente. Torneremo e diremo che eravamo andati al cinema. Non hanno prove, ci torchieranno un po’ e ci lasceranno andare.”
“E se non lo facessero? Se invece vi trattenessero e vi interrogassero con i loro metodi?”
Mi cavai una busta dalla tasca. “Qui dentro c’è il prossimo indirizzo. Nemmeno io so qual è. Non possiamo dire ciò che non sappiamo.”
“Vi chiedessero di abiurare? In Francia già lo fanno.” Chiese Jurgen.
Fu mia moglie a rispondere. “Che ci provino.”
“Voi, piuttosto. Cosa succederà se vi dovessero prendere?” domandai.
Il Papa sorrise. “Rinuncerei immediatamente, è chiaro. Come forse sai, dato che nel samizdat è circolato, ho scritto una bolla apposta. “Mala tempora”. Rinuncia automatica, e i cardinali, che ormai sono ben trentacinque, eleggerebbero il mio successore. Le porte degli inferi non prevarranno neanche stavolta, sebbene ci siano andate vicino. Molto vicino.”
“E il Conclave della Chiesa Nuova?” chiesi.
Si rabbuiò. “Faccenda triste. Non avrei mai creduto che quei due, due vescovi che avevo nominato personalmente, avrebbero ceduto così. Non oso pensare quali pressioni…”
Jurgen sbuffò. “Pressioni? Promesse, piuttosto. Sappiamo tutti chi eleggeranno. Almeno Giuda i soldi li ha gettati via, alla fine.”
“Il fatto che alla fine un Conclave l’abbiano voluto fare dimostra che le cose non stanno andando come pensavano. Di fedeli ce ne sono ancora.”
“E nessuno si lascerà ingannare” ribadì mia moglie.
Sbirciai dalla finestra. “Credo sia il momento. Meglio andiate, ora.”
Mi inginocchiai un’ultima volta. Mi benedisse. “Mi spiace che non ci sia stato tempo per altro. Preghiamo di poterci rivedere, in futuro. Se rimarremo.”
E uscì dalla porta.
Mentre se ne andava, ancora in ginocchio, mormorai: “E da chi andremo, altrimenti? Solo qui ci sono parole di vita eterna.”