Terenzio Mamiani della Rovere (Pesaro, 19 settembre 1799 – Roma, 21 maggio 1885)con Vincenzo Gioberti diede vita a Torino alla Società nazionale per la confederazione italiana.
La Società nazionale per la confederazione italiana, ideata e presieduta da Vincenzo Gioberti, è stata un'organizzazione che ha avuto un ruolo importante, sia pure limitato al solo 1848, nell'ambito della prima fase del Risorgimento italiano(quello federalista), in particolare per la sua caratterizzazione anti-ministeriale (in riferimento al ministero di Cesare Alfieri di Sostegno) e per le discussioni accademiche, per lo più improntate al federalismo, che si sono svolte nel suo seno.
Formata da uomini politici, intellettuali , sia liberali moderati che conservatori, venne fondata il 6 settembre 1848[1], e incardinata su alcuni principi fondamentali, quali l'indipendenza dell'Italia dall'influenza delle potenze Europee e il mantenimento sia dell'unione tra diverse realtà politiche (Piemonte, ducati e provincie lombardo-venete , ecc...) sotto la monarchia costituzionale dei Savoia, sia dell'integrità territoriale e politico-amministrativa degli altri stati e regni già costituiti nella penisola, la Società aveva lo scopo di promuovere «con tutti i mezzi legittimi» il raggiungimento di un patto federativo italiano[2].
Con queste finalità essa organizzò un Congresso nazionale, che ebbe luogo a Torino dal 10 al 27 ottobre del 1848. Vi presero parte numerose figure di spicco del risorgimento piemontese e lombardo, ma anche toscano, romano e meridionale (da Carlo Luciano Bonaparte a Pietro Leopardi, da Terenzio Mamiani a Giuseppe Massari, da Silvio Spaventa a Domenico Ricciardi, da Pietro Sterbini a Pier Angelo Fiorentino , alcuni dei quali o erano già "marci o lo sarebbero presto diventati), tutte richiamate dal carisma del teorizzatore del neoguelfismo Gioberti[3].
Le discussioni sviluppatesi nel Congresso torinese, pur mettendo in luce le difficoltà di stabilire un accordo sull'ordinamento nazionale, portarono all'approvazione di uno schema di Confederazione tra Regno di Sardegna, Lombardo-Veneto, Granducato di Toscana, Stato Pontificio, Regno di Napoli e di Sicilia, stabilendo anche la proposta di una Costituente federale, composta di rappresentanti eletti, in numero paritetico, da ciascun Parlamento, nonché l'abolizione della pena di morte per i reati politici[4]. Tale proposta fu, successivamente, presenta al Parlamento romano dal Mamiani, che il 26 ottobre aveva anche inviato gli indirizzi del Congresso al re.
Purtroppo il progetto Confederale falli a causa delle ambizioni Sabaude e dell'azione settaria internazionale appoggiata e finanziata dal governo Inglese.