di Nicola Cavedini
Il Sacro Romano Impero fu storicamente la realizzazione pratica del dogma della Regalità sociale di Gesù Cristo, in base al principio che anche la società temporale, guidata dall’autorità legittima, debba riconoscere la vera ed unica religione rivelata da Dio per mezzo di Gesù Cristo, e conformarsi ai suoi principi.
Al di là di suddivisioni storiografiche più o meno precise (Sacro Romano Impero carolingio, SRI della Nazione Germanica, ecc) occorre sottolineare che la monarchia universale cattolica, modello dello stato cristiano, nacque nel preciso istante in cui il detentore della suprema autorità politica si convertì alla religione di Cristo. Costantino il Grande, dunque, il primo Imperatore cristiano, fu anche, in un certo senso, il fondatore storico del SRI quando, dopo la miracolosa battaglia al Ponte Milvio, promulgò nell’anno 313 d.C. il celebre editto di Milano, con cui era concesso ai cristiani, fino ad allora fuorilegge e nemici dello stato, di poter professare pubblicamente la vera religione. Non si sottolineerà mai abbastanza, quindi, l’importanza di questo grande santo e uomo politico in ordine alla nascita dello stato cattolico e dell’Occidente cristiano.
Il nome stesso con cui, a partire dal Medioevo, la monarchia universale cristiana è stata intitolata, ossia, appunto, Sacro Romano Impero, ne indica perspicuamente le note e caratteristiche imperiture, al di là delle contingenze storiche, che ne hanno influenzato la plurimillenaria vicenda. Si trattò infatti, di un (1) Impero, ossia di una a) monarchia (la miglior forma di governo, secondo il costante insegnamento della Chiesa e della sana filosofia) b) universale, ossia plurinazionale, unificata nell’eredità 2) romana, ovvero della civiltà naturale più perfetta, il mondo classico greco-romano, sul cui fondamento, come a proprio piedistallo, s’innestò 3) il Cristianesimo (Sacro), la religione rivelata.
Storicamente parlando il SRI ebbe varie vicissitudini, ossia translationes, nel senso che ne detennero l’autorità suprema diverse nazioni e casate principesche. Queste vicende però non ne mutarono mai la sostanza, restando sempre questa sublime istituzione il corrispettivo temporale della Chiesa cattolica, il suo naturale antemurale. Il concetto di translatio Imperii (trasferimento dell’Impero) si combina sempre, però, con quello speculare di Renovatio Imperii (Restaurazione dell’Impero). Il fatto cioè che ad una nazione, storicamente parlando, ne sia succeduta un’altra nell’Impero (i Greci, i Franchi, i Germani), ad una casata pricipesca ne sia subentrata un’altra (i Carolingi, i Sassoni, i Franconi, gli Svevi, gli Asburgo, i Lorena ecc.), è consistito in un trasferimento di potere, voluto dalla Provvidenza, che ha significato però, spesso, una renovatio Imperi, ossia la restaurazione della grande concezione che ne è sottesa, ovvero l’unificazione del genere umano, non solo nell’unica Chiesa, ma pure, seppur con gradi diversi, sotto la medesima autorità temporale.
Per comodità storiografica, la vicenda della monarchia universale cristiana, può suddividersi in vari momenti:
(1) Il periodo romano-bizantino da Costantino il Grande a Costantino VII Pogonato (313-800 d. C.) in cui l’Impero cristiano, gravando verso Oriente, attorno alla capitale Costantinopoli, esercitò un’autorità diretta sui territori cristiani di levante, accontendandosi, dopo il tentativo parzialmente riuscito dell’Imperatore Giustiniano nel VI secolo di restaurare l’autorità diretta imperiale in Occidente, dell’impiego di una potestà indiretta sui regni romano-barbarici europei, dominati da elites germaniche da secoli alleate con Roma (foederati), essendo le cosiddette invasioni barbariche più una ‘spiritosa invenzione’ di umanisti e romantici, che non una realtà storica. Tra questi regni occidentali, che riconobbero sempre la supremazia imperiale di Costantinopoli, emerse ben presto quello dei Franchi.
(2) La Renovatio Imperi carolingia (800-911) sotto i discendenti diretti del grande Carlo. La restaurazione dell’Impero in Occidente non consistette in altro che nell’esercizio diretto dell’autorità imperiale sui regni occidentali europei da parte di una dinastia germanica. Ciò coincise con una delle epoche di maggior splendore culturale e spirituale dell’Europa.
(3) Il periodo che va dalla Translatio del potere supremo dai Franchi orientali a quelli occidentali (tedeschi) operata da Ottone il Grande (962) fino al cosiddetto grande Interregno (1250), rappresenta senz’altro il periodo di massimo splendore dell’istituzione, ormai divenuta, per prescrizione secolare, appannaggio delle più potenti casate feudali del Regno di Germania (Duchi di Sassonia, Duchi di Franconia, Duchi di Svevia). Se quest’epoca vide sorgere delle contese col potere sacerdotale (la celebre Lotta per le investiture), occorre però ricordare che nessun Sacro Romano Imperatore mise mai in discussione, come fa invece il laicismo giacobino moderno, la necessaria alleanza e concordia tra Sacerdotium e Imperium, e la superiorità metafisica dell’ordine soprannaturale su quello temporale. Quelle lontane controversie, che ai contemporanei parvero spesso titanici scontri tra le due supreme autorità della terra, se paragonate, infatti, dopo secoli di rivoluzione anti-cristiana, all’immensa tragedia in cui è immersa la società odierna, che nega radiciter il dogma della regalità di Cristo Dio, elevando su cataste di cadaveri lo stato ateo contemporaneo, quelle controversie lontane, dicevo, appaiono innocenti trastulli di bambini.
Durante quest’epoca la mistica allenza tra le due massime autorità del genere umano era ben rappresentata dalla splendida cerimonia d’Unzione e Incoronazione dell’Imperatore che si svolgeva a Roma da parte del Sommo Pontefice. Questi, coadiuvato dai Cardinali Vescovi di Ostia e Porto, conferiva al sovrano, già unto e incoronato Re di Germania e d’Italia, l’unzione con l’olio benedetto e gli consegnava le insegne del potere (corona, spada ecc.). Infine – per sottolineare la natura divina del potere imperiale e la necessaria collaborazione coll’autorità pontificale – il novello principe partecipava alla Messa papale dove svolgeva l’ufficio del Suddiacono, porgendo al Sommo Pontefice al momento dell’Offertorio il Calice e l’acqua per il Sacrificio. Poi era comunicato dal Papa sub utraque specie, ossia riceveva entrambe le specie eucaristiche, pane e vino, Corpo e Sangue di Cristo, alla maniera sacerdotale. La natura semi-sacerdotale – per così dire – del potere imperiale, era, così, ben indicata dalla liturgia dell’Incoronazione del Pontificale Romano. La natura sacra del sovrano cattolico per eccellenza, tale che gli permettava di accedere ai Vasi Sacri della Messa (prerogativa esclusa ai semplici laici) come un Suddiacono, significava la cura e la dedizione che a tale carica erano connesse per la vera religione e la sua Chiesa.
4) La fase decadente dell’autunno del Medioevo (1273-1439) vide, col declino della civiltà classico-cristiana medioevale, anche la decadenza dei due sommi poteri. Il Papato venne infatti sconvolto prima dalla cosidetta Cattività Avignonese (1305-1378), con l’abbandono di Roma, poi col ben più grave Scisma d’Occidente (1378-1415) per cui il medesimo Conclave elesse più Papi al medesimo tempo. Il Sacro Impero, a sua volta, dovette subire l’assalto delle monarchie nazionali, quella francese in primo luogo, superiorem non recognoscens, che non riconoscevano più, nemmeno in tesi, la supremazia del monarca universale, il Romano Imperatore, sui sovrani dei regni particolari. Questo spirito di superbia, che provocò una serie interminabile di guerre per la supremazia europea, fu l’avvisaglia di ben più devastante bufera, quella scatenata dall’empio Lutero nel 1517.
5) Nell’epoca moderna (1439-1806), caratterizzata dal predominio della Casa d’Austria (1439-1746) e dei Duchi di Lorena, che furono gli ultimi Imperatori Romani, il SRI, pur scosso all’interno del Regno di Germania dallo scisma religioso e contrastato all’esterno dagli assalti dell’Islam, alleato della Francia cattolica, non mancò ancora di mandare gli ultimi bagliori della sua antica grandezza. Gli Imperatori Romani restavano i più potenti monarchi della Cristianità e i popoli europei, soprattutto quelli cattolici, guardavano a loro come ai naturali difensori dell’ordine cristiano e della Chiesa romana. La ‘Restaurazione’ del 1815, pur avendo sconfitto Napoleone Bonaparte, il distruttore materiale del SRI, non volle essere purtroppo una nuova renovatio della monarchia universale, e quindi non fu una vera restaurazione. Gli Asburgo-Lorena, che detenevano il titolo imperiale, si avviarono così, per tutto il XIX secolo, verso la catastrofe finale della prima guerra mondiale, che con la dissoluzione della monarchia austro-ungarica, spazzo vià dall’Europa le ultime vestigia della grande istituzione.
Può sembrare che ricordare oggigiorno il SRI sia frutto solo di sterile nostalgia, apparendo impossibile la rinascita di tale istituzione. Tuttavia lo stato cattolico e la società cristiani, alleati della Chiesa, di cui il SRI fu storicamente la realizzazione più sublime, sono un elemento essenziale della dottrina cristiana. Lo stato cattolico non è un accidente storico. È vero piuttosto il contrario: lo stato cattolico è necessario, a fianco della Chiesa romana, non solo per la prosperità temporale degli individui, delle famiglie e dei popoli, ma soprattutto per il conseguimento della salvezza eterna delle anime. Per questo, quando la SS. Vergine promise a Fatima nel 1917 il trionfo del Suo Cuore Immacolato, quale esito finale e paradossale delle ultime convulsioni della rivoluzione anti-cristiana che oggi domina nel mondo, la Santa Vergine, in fondo, attestò, non solo la prossima restaurazione della Chiesa Cattolica e la diffusione universale della sua divina dottrina, ma anche la renovatio dell’unica società possibile e dell’unica autorità politica legittima, quella cattolica, quella del Sacro Romano Imperatore.