Appena 25 anni dopo, con la sua mamma ancora vivente, il processo fu annullato, Giovanna fu riconosciuta innocente e il Papa scomunicò come eretico il vescovo che l'aveva condannata
di Paolo Gulisano
Il 6 gennaio dell'anno di Nostro Signore mille quattrocento dodici, a Domrémy, nella Marca di Lorena, veniva alla luce una bambina di nome Giovanna, figlia di Giacomo d'Arco e sua moglie Isabella. Giovanna d'Arco, la Pulzella d'Orléans, è una delle figure più affascinanti della storia europea. Assurta nel corso dei secoli a simbolo dell'identità nazionale francese, venne messa in soffitta dalla Rivoluzione del 1789, scalzata da nuovi miti e simboli. Troppa religiosa, addirittura mistica, la Pulzella che aveva combattuto per la libertà di Francia ma anche nel nome di Cristo per il nuovo potere giacobino. Giovanna venne poi riscoperta nel corso della Prima Guerra Mondiale, invocata dai combattenti – credenti e no- a difesa della Patria minacciata da nuovi invasori. Era stata beatificata nel 1909 da papa Pio X, e dopo la guerra, nel 1920, venne proclamata santa da papa Benedetto XV.
La protettrice dell'indipendenza della Francia, a cui venne eretto un maestoso santuario nel suo villaggio lorenese, in realtà ha un significato e un'importanza che vanno molto oltre i confini gallici. Giovanna, nata al crepuscolo del Medioevo, incarnò il meglio dei valori cavallereschi di quell'epoca, così come lo spirito religioso profondo e attento ad ogni manifestazione della potenza di Dio, ma allo stesso tempo fu un segno di contraddizione, fu un'irregolare, fu bruciata sul rogo come eretica, dopo essere stata processata da un tribunale inquisitorio al soldo di un potere politico, quello inglese. La vicenda di Giovanna infatti si colloca al culmine della Guerra dei Cent'Anni tra Francia e Inghilterra.
Giovanna era cresciuta in una Francia divisa, occupata dagli eserciti inglesi, prostrata moralmente, priva di una guida salda. La ragazza di Lorena, contadina adolescente, alta e robusta, di corpo vigoroso e mente limpida, una mattina d'estate udì una voce che le parlava della Fede e della sua osservanza, e alla fine le ordinava di ricercare il Re di Francia non ancora incoronato, spodestato dai nemici, per salvarlo e incoronarlo a Reims. Ebbe in seguito altre visioni: l'Arcangelo Michele, Principe della Milizia terrena, Santa Caterina e Santa Margherita, e Giovanna viveva in loro compagnia, consacrata, esitante, trascinata. Intorno a lei c'era il mondo, ma c'erano anche quegli esseri. Intanto l'Inghilterra si preparava a sferrare un attacco tremendo contro il paese occupato, e così nel 1428, la coraggiosa diciassettenne andò a cercare il re. Nonostante questi si fosse celato tra i suoi cortigiani, Giovanna andò dritta fino a lui, come ad un bersaglio, senza esitare o volgersi, gli si inginocchiò davanti e gli chiese truppe per soccorrere Orléans assediata, vincere e quindi accompagnarlo fino a Reims, per esservi unto e incoronato, secondo la volontà di Dio. Allora Carlo la prese un po' in disparte per parlare a quattr'occhi, dato che lo aveva riconosciuto. Ma quel che si dissero non ci è stato tramandato. Eppure, o avvenisse allora o più tardi, sappiamo questo: il segno da cui il re doveva riconoscere che lei veniva da Dio fu dato, e trasformò la mente di lui. Le fecero fare a Tours, da un armaiolo della città, un'armatura bianca, spessa e pesante; le diedero anche uno stendardo, per essere riconosciuta in battaglia, di lino bianco fino, cosparso di gigli di Francia, e la figura di Nostro Signore, con il mondo in mano, ed ai due lati angeli in adorazione, col motto Gesù, Maria. Il Re le avrebbe dato anche una spada nuova come l'armatura. Ma essa era decisa a non uccidere né ferire mai in combattimento, e non volle quella spada.
Seguirono a questo soprannaturale esordio due anni di imprese gloriose e dolorose, con alti e bassi bellici, ma la Francia si era doppiamente risvegliata grazie alle sue gesta: si era risvegliato l'amore per la Patria e la Devozione a Dio. Ma la politica non sopporta figure mistiche, idealiste e sognatrici: venne così la caduta e la rovina. Ma non bastava: il potere voleva anche che il suo nome cadesse nel fango del discredito. Era arrivata in nome di Dio, e in nome di Dio doveva essere condannata. Fu ordinato il processo ecclesiastico: era accusata di eresia, stregoneria e bestemmia. Bisognava che Giovanna fosse gravata d'infamia per sempre, per vendicare l'onore offeso degli inglesi, che manovravano l'inquisitore, il vescovo Pierre Cauchon.
Il processo durò per lunghi mesi, interrogando Giovanna e facendo ricerche febbrili ovunque di testimonianze contro di lei. Alla fine il tribunale usò addirittura come prova di eresia il fatto che si vestisse da uomo. Tutte le sue gesta, tutti i suoi prodigi, vennero considerati effetto di stregoneria, e la sua incrollabile fiducia in Dio una prova di superbia e di sfida alla Divinità stessa.
Alla fine venne la condanna al rogo. Non le fu nemmeno permesso di sentire la Messa cui aveva anelato in tutto quel periodo di abbandono, ma ricevette il Corpo del Signore.
Domandò anche un crocifisso dalla chiesa, e dopo che l'ebbe sollevato davanti a sé, baciandolo con fervore, mentre i soldati inglesi tumultuavano, la torcia fu avvicinata alle fascine, ed in mezzo al fumo la udirono proclamare con fermezza che in verità la sua missione veniva da Dio, e la udirono pregare i santi.
Per impedire che le sue reliquie venissero venerate, fu dato ordine di gettare le ceneri nella Senna.
Anni dopo, nel 1456, quando ormai le truppe inglesi avevano perso la propria influenza, la Chiesa, con un rescritto di papa Callisto III, riaprì l'inchiesta su Giovanna d'Arco: il tribunale che l'aveva condannata fu riconosciuto come illegittimo, il processo annullato e Giovanna fu riabilitata e riconosciuta innocente. Il papa inoltre scomunicò postumo come eretico Pierre Cauchon.
Giovanna, scandalo e follia, rappresenta dopo 600 anni, in una società ostile al cattolicesimo, la fede dei semplici, conservata con gioia e ardore da una ragazza dal cuore puro. Giovanna è, soprattutto, la donna della pietà, che non conosce paura. Pietà per il proprio popolo umiliato, pietà per un regno senza un re, pietà per le colpe e le mancanze dei suoi compagni d'armi, e per l'uomo che diventa re tra dubbi e viltà. Pietà per la Fede trascurata, dimenticata, per i cuori induriti, che lei scioglie con la preghiera e con il suo esempio. Pietà per se stessa, per una giovane donna chiamata ad un destino tanto più grande di lei.
L'eroismo di Giovanna non è solo quello mostrato sul campo di battaglia, o davanti al tribunale dell'inquisizione, ma in primo luogo quello dell'obbedienza alla chiamata di Dio.
La protettrice dell'indipendenza della Francia, a cui venne eretto un maestoso santuario nel suo villaggio lorenese, in realtà ha un significato e un'importanza che vanno molto oltre i confini gallici. Giovanna, nata al crepuscolo del Medioevo, incarnò il meglio dei valori cavallereschi di quell'epoca, così come lo spirito religioso profondo e attento ad ogni manifestazione della potenza di Dio, ma allo stesso tempo fu un segno di contraddizione, fu un'irregolare, fu bruciata sul rogo come eretica, dopo essere stata processata da un tribunale inquisitorio al soldo di un potere politico, quello inglese. La vicenda di Giovanna infatti si colloca al culmine della Guerra dei Cent'Anni tra Francia e Inghilterra.
Giovanna era cresciuta in una Francia divisa, occupata dagli eserciti inglesi, prostrata moralmente, priva di una guida salda. La ragazza di Lorena, contadina adolescente, alta e robusta, di corpo vigoroso e mente limpida, una mattina d'estate udì una voce che le parlava della Fede e della sua osservanza, e alla fine le ordinava di ricercare il Re di Francia non ancora incoronato, spodestato dai nemici, per salvarlo e incoronarlo a Reims. Ebbe in seguito altre visioni: l'Arcangelo Michele, Principe della Milizia terrena, Santa Caterina e Santa Margherita, e Giovanna viveva in loro compagnia, consacrata, esitante, trascinata. Intorno a lei c'era il mondo, ma c'erano anche quegli esseri. Intanto l'Inghilterra si preparava a sferrare un attacco tremendo contro il paese occupato, e così nel 1428, la coraggiosa diciassettenne andò a cercare il re. Nonostante questi si fosse celato tra i suoi cortigiani, Giovanna andò dritta fino a lui, come ad un bersaglio, senza esitare o volgersi, gli si inginocchiò davanti e gli chiese truppe per soccorrere Orléans assediata, vincere e quindi accompagnarlo fino a Reims, per esservi unto e incoronato, secondo la volontà di Dio. Allora Carlo la prese un po' in disparte per parlare a quattr'occhi, dato che lo aveva riconosciuto. Ma quel che si dissero non ci è stato tramandato. Eppure, o avvenisse allora o più tardi, sappiamo questo: il segno da cui il re doveva riconoscere che lei veniva da Dio fu dato, e trasformò la mente di lui. Le fecero fare a Tours, da un armaiolo della città, un'armatura bianca, spessa e pesante; le diedero anche uno stendardo, per essere riconosciuta in battaglia, di lino bianco fino, cosparso di gigli di Francia, e la figura di Nostro Signore, con il mondo in mano, ed ai due lati angeli in adorazione, col motto Gesù, Maria. Il Re le avrebbe dato anche una spada nuova come l'armatura. Ma essa era decisa a non uccidere né ferire mai in combattimento, e non volle quella spada.
Seguirono a questo soprannaturale esordio due anni di imprese gloriose e dolorose, con alti e bassi bellici, ma la Francia si era doppiamente risvegliata grazie alle sue gesta: si era risvegliato l'amore per la Patria e la Devozione a Dio. Ma la politica non sopporta figure mistiche, idealiste e sognatrici: venne così la caduta e la rovina. Ma non bastava: il potere voleva anche che il suo nome cadesse nel fango del discredito. Era arrivata in nome di Dio, e in nome di Dio doveva essere condannata. Fu ordinato il processo ecclesiastico: era accusata di eresia, stregoneria e bestemmia. Bisognava che Giovanna fosse gravata d'infamia per sempre, per vendicare l'onore offeso degli inglesi, che manovravano l'inquisitore, il vescovo Pierre Cauchon.
Il processo durò per lunghi mesi, interrogando Giovanna e facendo ricerche febbrili ovunque di testimonianze contro di lei. Alla fine il tribunale usò addirittura come prova di eresia il fatto che si vestisse da uomo. Tutte le sue gesta, tutti i suoi prodigi, vennero considerati effetto di stregoneria, e la sua incrollabile fiducia in Dio una prova di superbia e di sfida alla Divinità stessa.
Alla fine venne la condanna al rogo. Non le fu nemmeno permesso di sentire la Messa cui aveva anelato in tutto quel periodo di abbandono, ma ricevette il Corpo del Signore.
Domandò anche un crocifisso dalla chiesa, e dopo che l'ebbe sollevato davanti a sé, baciandolo con fervore, mentre i soldati inglesi tumultuavano, la torcia fu avvicinata alle fascine, ed in mezzo al fumo la udirono proclamare con fermezza che in verità la sua missione veniva da Dio, e la udirono pregare i santi.
Per impedire che le sue reliquie venissero venerate, fu dato ordine di gettare le ceneri nella Senna.
Anni dopo, nel 1456, quando ormai le truppe inglesi avevano perso la propria influenza, la Chiesa, con un rescritto di papa Callisto III, riaprì l'inchiesta su Giovanna d'Arco: il tribunale che l'aveva condannata fu riconosciuto come illegittimo, il processo annullato e Giovanna fu riabilitata e riconosciuta innocente. Il papa inoltre scomunicò postumo come eretico Pierre Cauchon.
Giovanna, scandalo e follia, rappresenta dopo 600 anni, in una società ostile al cattolicesimo, la fede dei semplici, conservata con gioia e ardore da una ragazza dal cuore puro. Giovanna è, soprattutto, la donna della pietà, che non conosce paura. Pietà per il proprio popolo umiliato, pietà per un regno senza un re, pietà per le colpe e le mancanze dei suoi compagni d'armi, e per l'uomo che diventa re tra dubbi e viltà. Pietà per la Fede trascurata, dimenticata, per i cuori induriti, che lei scioglie con la preghiera e con il suo esempio. Pietà per se stessa, per una giovane donna chiamata ad un destino tanto più grande di lei.
L'eroismo di Giovanna non è solo quello mostrato sul campo di battaglia, o davanti al tribunale dell'inquisizione, ma in primo luogo quello dell'obbedienza alla chiamata di Dio.
Fonte: CulturaCattolica, 06/01/2012