giovedì 1 maggio 2014
Crimea: sanzioni economiche alla Russia? Cobden si opporrebbe
Proponiamo la traduzione integrale in italiano dell’articolo Ron Paul, Richard Cobden, and the Risks of Opposing War tratto dal Ludwig von Mises Institute, di Ryan McMaken editorialista della rivista The Free Market. (Traduzione di Luca Fusari)
Fin dal XIX° secolo il liberalismo classico e il libertarismo, sua moderna variante, si sono opposti alla guerra tranne nei casi di evidente autodifesa. Vediamo questa chiara posizione contro la guerra tra gli anti-federalisti del XVIII° secolo in America (che si opponevano a tutti gli eserciti permanenti) e all’interno del famoso Discorso d’addio di George Washington. Thomas Jefferson ha spesso inveito contro la guerra anche se in alcune occasioni agì contro la propria ideologia professata.
Dall’altra parte dell’Atlantico, il liberalismo fece progressi significativi in Gran Bretagna con la crescita dell’Anti-Corn Law League alla fine del 1830. Alla testa di essa vi fu un liberale radicale di nome Richard Cobden, salito alla ribalta per tutti gli anni ’40 del XIX° secolo, oggi è noto per la sua difesa attiva del laissez-faire come membro della Camera dei Comuni, e anche per il suo strenuo anti-interventismo negli affari esteri.
Per un certo tempo la sua stella politica crebbe ma al momento della guerra di Crimea si concluse; Cobden era stato messo da parte sia da una classe dirigente che da un pubblico entusiasta per l’impero e per la guerra. Prima della guerra Cobden viaggiò in Europa come ospite d’onore in occasione delle conferenze internazionali di pace, sostenendo il libero mercato, le libertà civili e il libertarismo ovunque fosse.
La sua carriera politica si concluse con la sua opposizione alla guerra e il suo rifiuto di conformarsi alla propaganda nazionalista. Come l’odierna crisi in Crimea, la crisi di Crimea dei primi anni ’50 del XIX° secolo fu provocata dagli sforzi di varie cosiddette grandi potenze nel tentativo di far pendere l’equilibrio globale del potere in loro favore. La prima tra quelle che afferrò il potere globale fu l’Impero britannico.
Già negli anni ’30 del XIX° secolo, i britannici furono in preda ad una serie di isterie nazionali montate da una serie di esperti anti-russi ossessionati dall’aumento delle spese militari britanniche in nome della “difesa” contro i russi. Come spesso accade quando avviene una guerra, l’argomento pro-militarista tra gli inglesi si basava sulla perpetuazione e l’aumento dei sentimenti nazionalistici nel pubblico circa il fatto che i russi fossero insolitamente aggressivi e sinistri.
Cobden, ovviamente, era molto meglio informato sulla questione rispetto al tipico britannico, e pubblicò un opuscolo sulla Russia nel 1836, in realtà considerò la politica estera russa favorevolmente rispetto alla politica estera iper-aggressiva assunta dall’Impero britannico.
Cobden iniziò confrontando l’espansione russa con l’espansione britannica, sottolineando che «nel corso degli ultimi 100 anni, per ogni lega quadrata di territorio annessa alla Russia con la forza, la violenza, la frode o l’appropriazione, l’Inghilterra ne ha aggiunte a sé tre».
Tra gli auto-professati avversari a tale conquista, gli inglesi non riuscirono a comprendere che «se lo scrittore inglese invoca indignazione sulle conquiste di Ucraina, Finlandia e Crimea, perché gli storici russi non possono evocare ricordi altrettanto dolorosi su Gibilterra, il Capo e l’Hindostan?».
In un interessante parallelo con la contemporanea crisi di Crimea, gran parte dell’opposizione alla Russia tra i militaristi britannici si basava sull’affermazione secondo cui i russi avevano annesso porzioni della Polonia con mosse aggressive che erano state ritenute dagli inglesi come del tutto ingiustificate.
Cobden, tuttavia, comprese come la storia della regione fosse molto più torbida dei piccoli lindi scenari dipinti dai militaristi, riconobbe che nessuna delle due parti fosse angelica ed irreprensibile, e che molti dei territori “annessi” fossero popolati da russi che erano stati in precedenza conquistati ed annessi dai polacchi. Mentre i russi erano senza dubbio ostili verso i loro vicini, essi erano circondati a loro volta da vicini altrettanto ostili, con conflitti risalenti a decenni o addirittura a secoli prima.
Gli argomenti puerili e semplicistici dei militaristi britannici, i quali sostennero quello che sarebbe diventato un impero britannico globale, dispotico e razzista, aggiunse poco di valore a qualsiasi conoscenza pubblica effettiva delle realtà dell’Europa orientale. Per i suoi sforzi ad acquisire una vera comprensione dei conflitti globali, e per la ricerca di una politica di negoziazione anti-nazionalista, Cobden fu dichiarato non-patriottico e un amico del grande nemico russo durante la guerra di Crimea.
Cobden, che forse più di chiunque altro in Europa fece di tutto per promuovere costantemente la causa della libertà nel suo tempo, fu dichiarato un amico dei despoti. Le somiglianze con la situazione odierna sono naturalmente sorprendenti. La Crimea, una zona altamente ambigua per fedeltà etnica e nazionale, è descritta dall’Occidente come un territorio appartenente alle forze anti-russe, molto simile alle province polacche orientali della precedente guerra, nonostante la presenza di una popolazione fortemente in sintonia con il dominio russo.
Inoltre il successore all’impero britannico, gli Stati Uniti, con il suo sistema globale di Stati clientelari, di dittature, di burattini e di territori occupati dichiara di pronunciarsi su una “invasione” russa che, a differenza dell’invasione americana dell’Iraq, non ha comportato in sé ad alcuna vittima segnalata. Come è avvenuto con Cobden nel XIX° secolo, tuttavia, chi si limita a sottolineare questi fatti oggi guadagna l’etichetta di “anti-americano” o di “filo-russo”, come nel caso evidente di Ron Paul.
Come Cobden, Paul ha trascorso decenni nel denunciare regimi oppressivi a livello nazionale ed internazionale, solo per ora essere dichiarato “putiniano”, “pacifista”, “anti-patriottico” ed “anti-americano” da una schiera di ideologi del tutto disinteressati a familiarizzare con la storia di Ron Paul e i suoi appelli, il tutto mentre il Congresso dei regimi comunisti avverte circa un presunto desiderio di Putin di voler espandere l’influenza russa in Afghanistan.
Ovviamente la Russia non è stata l’unico bersaglio. Per coloro che possono ricordare la guerra in Iraq nel 2003, tutto questo dovrebbe sembrare un déjà vu dal momento che molti in quel periodo, tra cui alcuni libertari, sostennero che gli oppositori all’invasione fossero «sostenitori di Saddam Hussein» solo per aver sottolineato che l’Iraq chiaramente non disponesse di armi di distruzione di massa, e che il suo regime laico era probabilmente preferibile alla omicida oligarchia islamista che lo ha sostituito.
Ron Paul rimane in buona compagnia con personaggi del calibro di Cobden, Henry Louis Mencken, William Graham Sumner, e praticamente tutti i membri dell’Anti-Imperialist League, tra cui Edward Atkinson che incoraggiò i soldati americani nelle Filippine all’ammutinamento. Questi erano i coerenti radicali oppositori del militarismo che si sono opposti alla violenza del governo con grande rischio per se stessi e la loro reputazione.
Invece alcuni moderni libertari americani, quando sono fuori dallo Stato russo, preferiscono trascorrere il loro tempo affermando quello che tutti già sanno: la Russia non è un paradiso libertario.