Inno contrapposto al patriottico in segno di allegrezza per l'abbattuta demagogia
Or che abbattuto è l'albero
infame empio infernale
origine fatale di tanta iniquità
Splendan sereni ed illari
i giorni in questo lido
alziam un lieto grido
chiediamo al ciel pietà.
Viva l'impero vivano
le vincitrici schiere
veggio d'arte e bandiere
l'aria folgoreggiava.
Bello è il sentir d'ogni angolo
in si bel dì giocondo
di Francesco secondo
il nome risonar.
L'indegno democratico
non osa alzar la testa
se no per lui la festa
tragica si farà.
Fugga l'audace incredulo
dalle falangi al lampo
e cerchi asilo e scampo
in mezzo all'empietà.
O schiatta giacobina
dove t'asconde e celi
vendetta il mondo e il cielo
gridan contro di te.
Già nell'Italia tornano
i bei giorni felici
l'aquile vincitrici
già qui ferman il piè.
Non più del tempio vegonsi
ministri vilipesi
i sacri altari illesi
or son dall'empietà.
Al tacito cenobio
il monaco ritorni
a respirar suoi giorni
in santa carità.
La verginella profuga
timida mal sicura
alle sacrali mura
al pié rivolga e il cuor.
Tra le paterne braccia
canto del suo periglio
il più prodigo figlio
piange il passato error.
Fonte: Giuseppe Federici