giovedì 28 maggio 2015

"Grande Guerra, per noi il centenario del tradimento".



Gli abitanti del Tirolo, del Litorale e della Valcanale, territori oggi abitati da circa 1,5 milioni di persone, sono "preda bellica" dell'Italia. Sono stati conquistati contro la volontà di circa il 99% degli abitanti. Non gli è stato permesso decidere in quale Stato vivere. I loro diritti naturali e la loro cultura, formatasi in quasi 5-600 anni di appartenenza alla Casa d'Austria più vari secoli di appartenenza al Sacro Romano Impero, furono schiacciati dalla prassi espansionistica di uno Stato esistente illegittimo che arrancava da 57 anni, formatosi con le armi e le usurpazioni .

Tale Stato, la quale "legittimità" si basa su una serie di opinioni mitologiche, non ha mai negato l'intento di voler imporre la propria mitologia alle persone via via conquistate con il motto "fatta l'Italia dobbiamo fare gli italiani", ancora oggi invocato da opinionisti ed addirittura da importanti membri delle Istituzioni. Questo "fare gli italiani" significa inculcare le credenze mitologiche nazionali negli abitanti fin dall'infanzia, generazione dopo generazione.
I principali elementi della "nazionalità" sono la lingua, usi e costumi, storia comune e sopratutto, la convinzione di appartenenza. L'ultimo elemento si gioca con l'accettazione del fatto compiuto e con la deliberata confusione tra le parole "cittadinanza" e "nazionalità". La "storia comune" esiste parzialmente solo dopo la conquista del 1918, perchè prima i territori appartenevano non solo a Stati diversi ma addirittura a diverse civiltà. La "storia comune" è quella di Stato, con i falsi storici della "teoria della liberazione" dall'oppressione di uno Stato che era più liberale e democratico di quello aggressore ma oltre a questo, era enormemente più gradito agli abitanti. In poche parole, la propaganda di Stato altresì detta "patriottismo", si basa sull'etnocidio dei popoli conquistati.
L'etnocidio è un modo di applicazione del "genocidio", principale crimine contro l'umanità. L'etnocidio è apparentemente incruento poichè non versa sangue umano, salvo i casi di repressione della resistenza. L'etnocidio significa:
"Forma di acculturazione forzata, imposta da una società dominante a una più debole, la quale in tal modo vede rapidamente crollare i valori sociali e morali tipici della propria cultura e perde, alla fine, la propria identità e unità (cit. Treccani).
Ogni abitante delle terre conquistate che manifesta contro l'etnocidio, è un paladino dei diritti umani, del diritto naturale, della fratellanza tra i popoli, della carità cristiana e dei principi egualitari sia socialisti che liberali. Uno Stato può gestire cittadini appartenenti a popoli e culture diverse anche in modo rispettoso, ma non è il caso dell'Italia che non si basa su principi confederativi. Essa potrebbe in via teorica, trasformarsi in una forma statale rispettosa, ma non è affar nostro indicarne il percorso, visto e considerato che la sua crisi esistenziale che oggi tocca uno dei più alti culmini della sua pur breve storia, non suscita soluzioni confederative e tolleranti ma solo reazioni centralistiche e l'inasprimento delle misure propagandistiche, con vere e proprie volontà di assoggettamento delle "periferie", ossia dei nostri territori.
Cari lettori, difendete la vostra storia, la vostra cultura e la vostra identità. Per rispetto dei vostri avi, di voi stessi, dei vostri eredi, per rispetto del genere umano, per amore della libertà.