giovedì 12 giugno 2014

Maggio 1915: i "liberatori" occupano Villesse

Villesse nel 1866



Il 20 maggio 1915 partirono tutti i giovani fino alla classe 1897, il 22 maggio vennero requisiti tutti i carri e i buoi ancora presenti in paese. Il 23 domenica di Pentecoste il parroco don Nicodemo Plet raccomandò ai regnicoli di rimpatriare per evitare l’internamento e quel giorno avvenne la dichiarazione di guerra.

La pattuglia incontrata dal giovanissimo Igino chiese acqua in un’osteria, facendola assaggiare prima alla moglie dell’oste. Arrivarono poi altre truppe che vennero accolte dal podestà Marcuzzi, dal segretario comunale Portelli e da don Plet. Sulla sponda destra del Torre c’erano pattuglie austriache che avevano il compito di rallentare l’avanzata, non avevano la divisa portavano solo una fascia giallo-nera al braccio.

Fu grazie a loro che Gradisca seppure così poco distante venne occupata solo il 5 giugno. (fonte italiana, secondo le memorie del loro principale "007" capitano De Rossi, l'Austria avrebbe inserito i più anziani componenti del Landsturm in borghese, per compiere atti di spionaggio ed attentati. Sembra che la prima segnalazione sullo spirito lealista della popolazione sia giunto al Regio Esercito proprio dal De Rossi, che nelle sue memorie narra di un suo viaggio d'anteguerra fino al Matajur; il paese di Villesse viene esplicitamente citato nelle sue memorie come "austriacante". Le memorie di De Rossi sono poco attendibili, tra le varie ci sono dei suoi fantastici interventi a Venezia nel caso Redl, molto poco credibili se non risibili. Tuttavia il Regio Esercito sapeva che tutta la popolazione della Contea era lealista, a differenza dei soldati ai quali era stato promesso che sarebbero stati accolti a braccia aperte e ringraziati per la "liberazione". Tutte le truppe facevano assaggiare gli alimenti alla popolazione, come segnalato anche dalle memorie di Rommel, NdA)

Il 27 maggio giunse a Villesse il 3° battaglione del 13° RF (brigata Pinerolo) al comando del maggiore Domenico Citarella che aveva rifiutato di ricevere don Plet e il podestà Marcuzzi che volevano rendergli omaggio.

Citarella ordinò il coprifuoco dalle 7 di sera, ordinò che porte e finestre venissero lasciate aperte e vietò l’uso di luci e lumi, tutto filò liscio per la notte, ma in lontananza si sentivano gli spari. Nel frattempo il maggiore aveva fatto trattenere il podestà, don Plet e un’altra persona come ostaggi in caso si fossero verificate manifestazioni ostili alle truppe italiane. (gli spari notturni erano tirati da Imperial-Regie pattuglie che si infiltravano per intimorire gli invasori; in un'occasione catturarono tutti gli ufficiali di un Reggimento e documenti molto importanti. Grazie a queste tattiche combinate con la disorganizzazione ed incapacità degli italiani, la loro avanzata fu ritardata di un mese, dando tempo ai buoni Imperiali , di predisporre i trinceramenti sul Carso, rudimentali ma più che sufficienti per sterminarli in clamorosa inferiorità numerica nel corso della Prima Battaglia ed in episodi precedenti, come la strage dell'isola dei morti a Gradisca; NdA).

 Il 28 maggio le sparatorie che si udivano nei pressi di Villesse convinsero il maggiore che fra i paesani e gli austriaci ci fossero degli scambi di informazioni o collaborazione, così il 28 maggio ordinò che nessuno uscisse più dal paese.

Il 29 maggio ci fu la piena del Torre e il maggiore credette che fosse opera degli austriaci che avevano aperto qualche chiusa a monte per tagliarlo fuori dal grosso delle truppe ed attaccarlo, a nulla valsero i tentativi di persuaderlo che si trattava di un fenomeno naturale e frequente; fece così trasformare il paese in un campo trincerato facendo erigere delle barricate che chiudevano le cinque vie di accesso al paese.

Terminata la costruzione delle barricate (i fascinars ) venne dato l’ordine alla guardia comunale Portelli di radunare in piazza tutti gli uomini dai 16 anni in su. Risultarono 149 (parecchi si erano nascosti in casa) che vennero divisi in 5 gruppi e inviati alle barricate sotto minaccia di fucilazione. (questa è la versione itaiana, quella locale afferma che le barricate non erano costituite dalle fascine, chi sarebbe stato tanto scemo? Dicono che le fascine erano invece state apposte attorno a tutte le case del centro con la minaccia di incendiare il paese, e che le barricate erano composte da altri materiali meno evanescenti per le pallottole NdA).

Nella notte scoppiò un temporale e verso mezzanotte scoppiò il finimondo con una sparatoria nei pressi di una barricata, ne risultarono cinque morti fra gli ostaggi e molti feriti dei quali alcuni gravemente. Non fu mai chiaro cosa successe ma dalle indagini dell’inchiesta che venne aperta emerse che non fu mai trovata traccia di proiettili austriaci nei pressi della barricata e si giunse alla conclusione che tutto accadde accidentalmente forse a causa della stanchezza e del nervosismo. (questo narrano gli italiani ovviamente, delle versioni locali dicono invece che gli ostaggi già decimati erano stati schierati davanti al plotone di esecuzione e che un capitano ordinò il fuoco. Il Citarella fu in seguito sostituito ma non fu perseguito in alcun modo; proseguì bene la sua carriera e sembra che i fatti di Villesse la promossero. Nel suo paese di origine ci sono strade dedicate a vari Citarella, anche se non proprio al maggiore. La famiglia continuò per tradizione a far carriera nell'esercito italiano e grazie ad esso qualcuno si trasferì a meno di 1 ora di auto da Villesse, ma su questo tiriamo un regale omissis, NdA).

Citarella ordinò la perquisizione delle case e fu trovato il figlio 23enne della guardia comunale Portelli, che era morto nella "sparatoria delle barricate" , (virgolette nostre NdA) il quale fu trovato in possesso di una carta geografica, di un taccuino con annotazione riguardanti il 72° reggimento bosniaco (non esisteva alcun 72° reggimento bosniaco NdA) e 3000 corone, ciò bastò a Citarella per accusarlo di spionaggio e condannarlo alla fucilazione, eseguita su due piedi.

A nulla valsero le giustificazioni del parroco e del podestà, sulle somme di danaro e sulle carte in suo possesso, da un’inchiesta negli anni ’20 emerse che la somma era il ricavato della vendita di due manzi avvenuta pochi giorni prima dell’arrivo delle truppe italiane, la quasi totalità dei paesani ne era al corrente, l’annotazione riguardava il prelevamento della farina del comune di Sagrado per l’approvvigionamento del reparto bosniaco, dal momento che il Portelli lavorava come praticante in quel comune e per quel motivo era stato esentato dalla leva. (le versioni coincidono. Ora, immaginate che gli Zulù invadano il vostro paese o città, che trovino ad un vostro giovane parente una somma in euro e magari un documento che riguardi l'esercito italiano. Egli sarebbe fucilato e voi rimarreste straziati dal lutto per il resto della Vostra vita. Senza offesa per gli Zulù; siamo certi che non sono mai andati in giro per il mondo comportandosi in modo tanto prepotente, stupido, ignorante e disumano. Gli alti ufficiali del Regio Esercito si erano tutti addestrati nell'occupazione di villaggi nemici, durante la guerra di Libia; NdA).




Nota: Il pomeriggio del 25 maggio 1915 giunsero a Villesse tre cavalleggeri del battaglione Saluzzo in perlustrazione. Chiesero al giovanissimo Igino Fonzar se ci fossero nemici nei paraggi, egli rispose: "Per il momento, solo voi".

Entro 4 giorni il povero Luigino avrebbe assistito ad inimmaginabili atti di ferocia e di barbarie, che avrebbe narrato per il resto della propria vita, come tutti gli altri abitanti di Villesse che hanno tramandato la memoria alle successive generazioni, e queste stanno già tramandando ai loro eredi.

Prossimamente  un salto temporale: quando alla fine degli anni '50 giunse a Villesse il film "Sissi giovane Imperatrice" interpretato da Romy Schneider, al momento dell'Inno Imperiale. tutte le persone più adulte di circa 50 anni, si alzarono in piedi.

Di Redazione A.L.T.A.


Fonte e immagini: Vota Franz Josef