[...] È forse necessario che per godere di infallibilità i Papi siano tutti santi? Giammai, poiché ragionando in questo modo Gesù sarebbe stato uno sprovveduto. La santità è nel cuore, ed il cuore solo Dio può leggerlo, non noi comuni uomini qui in terra, pertanto non potremmo mai sapere chi realmente è santo e chi non lo è, quindi non potremmo neanche sapere chi può godere di infallibilità e chi no. Potrebbe esserci qualcuno che apparentemente vive in maniera encomiabile, tuttavia la sua sarebbe solamente ipocrisia. Se dunque noi dovessimo basarci su detto criterio, in realtà non avremmo mai certezza della nostra fede che, sebbene molti oggi lo neghino, dipende soprattutto dalle definizioni di Magistero solenne, ordinario ed universale.Noi non siamo Protestanti o neo Gallicani.
È forse necessario che per godere di infallibilità i Papi siano tutti dei geni della cultura e della scienza teologica? Assolutamente no. Se così fosse, noi uomini dovremmo essere altrettanto geni della cultura e della scienza teologica e verrebbe meno anche la fiducia che si deve al Pontefice ed alla Chiesa docente.
È forse necessario che per godere di infallibilità i Papi operino tutti con intenzione in «foro interno» purissima o sovrannaturale? Non è possibile, poiché anche in questo caso sorgerebbe il dubbio, visto che solo Dio indaga i cuori e si addentra nelle menti, mentre noi possiamo solo guardare al «foro esterno», da cui possiamo comunque dedurre qualche dato, tuttavia non esserneassolutamente certi.
È forse necessario che per godere di infallibilità i Papi debbano ottenere sempre ancheil consenso di ogni singolo vescovo sparso nel mondo, nessuno escluso? Perfino questo non è possibile, poiché, semmai si dovesse riuscire a riunire tutto l’episcopato, nessuno escluso, comunque potrebbe sempre sorgere qualche divergenza di opinione, qualche parere - anche unico - ma contrastante ad oltranza.
È forse necessario che per godere di infallibilità i Papi, si debba escludere categoricamente qualche raggiro nascosto? Sebbene il Conclave è ben disciplinato, comunque nessuno potrà mai garantire che dietro le quinte tutto scorra come l’acqua limpida di un fiume, sotto il sole di mezzogiorno in estate. Anche in questo caso gli impugnatori dell’autorità di Magistero potrebbero pertanto sollevare delle obiezioni, ecco perché, ai fini della conservazione del Deposito della fede, ciò non è utile, sarebbe come chiedere a Dio un miracolo non necessario. È scritto: «Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli»[1].
È forse necessario che per godere di infallibilità i Papi obbligatoriamentedebbano pregare ed investigare ogni singolo argomento? Certo, è necessario e prudente che ogni decisione sia comunque il risultato di un’attenta investigazione e di tanta preghiera, tuttavia Gesù Cristo non ha legato l’infallibilità a questa condizione, ha invece predicato il discernimento e la preghiera. Un dubbio del genere ci lascerebbe timorosi che non abbiano pregato ed esaminato abbastanza la faccenda, e la nostra fede non sarebbe, per logica conseguenza, mai certa.
È forse necessario che per godere di infallibilità la Chiesa debba per forza essere riunita in Concilio ecumenico? Non è necessario, poiché sulle questioni dogmatiche ogni Chiesa locale ha la garantita infallibilità, sempre se è confermata dal sommo Pontefice e Vicario di Cristo. La Chiesa sparsa per il mondo, quando «unita al Papa», sulle questioni dogmatiche è infallibile quanto la Chiesa riunita in Concilio ecumenico.
È forse necessario che per godere di infallibilità la Chiesa, fin dai suoi primi Pastori, deve essersi sempre e obbligatoriamente espressa senza alcuna pressione politica, umana, di timore, di compiacenza, ecc…? No, anche questa condizione non è richiesta. Gli eretici di tutti i tempi hanno sempre poggiato le loro obiezioni su questo fatto, eppure sono sempre crollati come la casa costruita sul fango. Chi può veramente affermare, senza calunniare, che non vi siano mai state situazioni del genere? Dice la Scrittura: «Prendi come modello le sane parole che hai udito da me, con la fede e la carità che sono in Cristo Gesù. Custodisci il buon deposito con l’aiuto dello Spirito Santo che abita in noi»[2].
L’Abbé Barbier, che ha ispirato ancora questo mio breve capitolo, ne «I Tesori di Cornelio ALapide» conclude usando queste parole:
«Dunque da nessuna delle riferite condizioni dipende l’infallibilità promessa alla Chiesa: le promesse di Gesù Cristo sono assolute e non legate a condizioni. L’infallibilità è annessa (al Papa) e alla decisione del maggior numero dei vescovi riuniti di comunione e anche di sentimento al Papa. Quindi, o i primi pastori sieno santi o no; sparsi o assembrati; abbiano diritta intenzione o sinistra; vi siano passate brighe, o no; abbiano giudicato per mire politiche, di interesse, o di che altro; si pretenda che siasi mancato nella forma canonica, nell’uniformità dei sentimenti; che il giudizio dei vescovi non fu preceduto da un esame sufficiente; che non si è fatto ricorso alla Scrittura e bilanciato l’affare coi monumenti della tradizione; che si mettano innanzi tutti i pretesti, i cavilli, i raggiri, le finezze, gli artifici, le sottigliezza inimmaginabili; che si blateri che la procedura non procedette regolarli, che la sentenza non è stata canonica; nulla di tutto questo, né qualunque altra cosa che possa inventare la malizia della mente umana aguzzata dall’eresia, importa un bel nulla [...]».[3] [...]
Tratto da APOLOGIA DEL PAPATO, EffediEffe (c) 2014, p. 470 ss., introduzione ad INFALLIBILITÀ PROMESSA E CONDIZIONI ...