giovedì 24 gennaio 2013

La Monarchia sacra Parte Sesta : La Monarchia sacra e il Papato : La Constitut ioRomana di Lotario I (824)


 
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Leone III (Roma, 750Roma, 12 giugno 816)



Alla morte di S. Leone III (816) fu designato a succedergli Stefano IV (816- 817). Poiché era la prima elezione papale che avveniva dopo la restaurazione in Occidente dell’Impero, non si sapeva con certezza quale procedura seguire. Stefano, tutta- via, «fece rinnovare ai Romani il giuramento di fedeltà, ma compì tale gesto di sua libera iniziativa … poi comunicò la sua elezione a Ludovico e decise di andare personalmente in Francia», dove incoronò l’Imperatore. Ludovico il Pio (814-844) sollecitato da Pasquale I (817-824), che succedette a Stefano IV nel pontificato, emanò in quel medesimo 817 un diploma, ove confermava i possessi papali e le donazioni territoriali dei suoi predecessori, mentre l’elezione del pontefice era lasciata libera, fatto salvo l’invio presso il sovrano di un ambasce- ria che comunicasse il nome del prescelto317. Il clero romano, alla morte di Pasquale I (824) i cui ultimi anni di pontificato erano stati funestati da continui disordini, designò a succedergli Eugenio II (824- 827). Per ristabilire l’ordine ed evitare nuovi subbugli, Lotario I , figlio primogenito di Ludovico e Re d’Italia, di concerto con il sommo Pontefice, pubblicò l’11 novembre 824 una costituzione, che doveva regolare lo stato giuridico del popolo di Roma, la celebre Constitutio Romana. In ordine alla designazione del Papa, il documento stabiliva che il Pontefice non poteva essere consacrato ed intronizzato prima d’aver giurato fedeltà all’Imperatore. Il giuramento, infatti, che ogni cittadino romano era tenuto a prestare, si esprimeva al riguardo in questo modo: «Prometto io per Dio onnipotente, per questi quattro sacri Vangeli, per questa croce di nostro Signore Gesù Cristo e per il corpo del beatissimo Pietro principe degli apostoli, che da questo giorno in avanti sarò fedele ai nostri signori imperatori Ludovico e Lotario in [tutti] i giorni della mia vita, secondo le forze e le mie facoltà, senza inganno e cattiva volontà, con intatta fede come a mia volta promisi al signore apostolico; e che non consentirò che vi sia in questa sede romana altra elezione del pontefice se non secondo i canoni e con giustizia, per quanto potranno le forze e le mie facoltà; e colui che sia stato eletto con il mio accordo non venga consacrato pontefice, prima che assuma tale sacramento in presenza del missus del signore imperatore e del popolo con il giuramento, come il signore papa Eugenio ha fatto di propria iniziativa in adempimento di ogni cosa per iscritto».
L’Imperatore a sua volta s’impegnava solennemente a rispettare i diritti della Santa Sede.  La Constitutio Lothari dell’824, così, rimase a lungo la base delle relazioni tra Papa e Imperatore. Riprendendo la tradizione del passato, l’atto normativo di Lotario reinseriva l’intervento della monarchia sacra nella designazione del Pontefice. Il giuramento dell’eletto dinanzi al rappresentante imperiale, infatti, si situava prima della sua intronizzazione. Questo dava modo agli inviati del sovrano di controllare la regolarità dell’elezione. Se tutto si era svolto secondo i canoni, con la pronuncia del giuramento di fedeltà, la sanzione imperiale veniva a rafforzare la legittimità del nuo- vo pontefice, evitando così eventuali dissensi fomentati dalle avverse fazioni. Si configurava in tal modo un diritto di veto, e quindi un potere ‘negativo’ del monarca in ordine alla nomina papale. Se, infatti, la designazione del nuovo papa fosse stata irregolare o agitata da troppo scoperte dissensioni, la potestà temporale ave- va modo d’intervenire prima che quello divenisse papa a tutti gli effetti. Nell’826 Eugenio II convocò un concilio di vescovi suffraganei, che accolse le disposizioni dell’atto di Lotario. Gregorio IV, succeduto al brevissimo regno di Valentino I (827), durato 40 gior- ni, fu consacrato, così, soltanto dopo la verifica della regolarità della designazione ad opera del messo imperiale. La Constitutio cominciava a venir applicata.