giovedì 10 gennaio 2013

La Monarchia sacra Parte Sesta : La Monarchia sacra e il Papato : Papa S. Bonifacio I e l’Imperatore Onorio (419)

 
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Papa Bonifacio I (Roma, prima del 370Roma, 4 settembre 422)  42º Vescovo di Roma e Papa della Chiesa Cattolica,  venerato come Santo. Fu Papa dal 29 dicembre 418 alla sua morte.
 


Consimili episodi spinsero la monarchia sacra, sollecitata dai Pontefici Romani, ad intervenire ripetutamente nelle nomine papali. Alla morte di Papa S. Zosimo (418), infatti, l’antipapa Eulalio disputò la tiara al legittimo pontefice S. Bonifacio I (418-422). Il prefetto dell’Urbe, il pagano Sim- maco, intervenne allora per sostenere la candidatura dell’antipapa, giudicato più favorevole all’Imperatore d’Occidente, Onorio, che risiedeva a Ravenna, poiché Bonifacio, per i suoi passati legami con Costantinopoli, era considerato aderente alla fazione di Teodosio II , che regnava sulla Pars Orientis. Eulalio fu, quindi, intronizzato a forza in San Giovanni in Laterano, la basilica papale all’interno dell’Urbe. Onorio, intervenendo a vantaggio dell’antipapa filo-occidentale, ordinò, infine, a S. Bonifacio di abbandonare Roma. Questi, tuttavia, riuscì a far conoscere le proprie ragioni al sovrano, che decise allora di convocare i due competitori alla sua presenza per l’8 febbraio 419, minacciando la decadenza dalla carica per chi non fosse comparso. L’Imperatore riunì altre- sì a Ravenna un consesso di vescovi, per emettere la sua decisione sulla base del loro consiglio. L’udienza però non ebbe l’esito sperato. Entrambi i contendenti rimasero sulle proprie decisioni. Così, il sovrano decise di rimandare la sentenza definitiva al 13 giugno di quell’anno, interdicendo ad entrambi di entrare in Roma prima di quella data. Eulalio, però, senza tener conto dell’ordine imperiale, vi fece ritorno il 18 marzo 419, cercando d’impossessarsi con la violenza della basilica laterana. Venne allora cacciato su ordine del sovrano che riconobbe per legittimo papa San Bonifacio302. Il Pontefice, temendo che dopo la sua morte, potessero rinnovarsi i gravi disordini, che avevano funestato la sua elezione, inviò all’Imperatore il 1° luglio 419 la lettera Ecclesiae meae per supplicarlo di vegliare, durante la sede vacante, sul corretto svolgimento dell’elezione papale, conforme ai canoni. Il principe, prendendo spunto dalla missiva papale, pubblicò un rescritto, poi inserito nel Corpus iuris canonici, che stabiliva che, qualora fossero fatte due elezioni contemporaneamente da due fazioni opposte, nessuno dei due eletti potesse salire sulla cattedrale pontificia. Ma, fatta una nuova elezione, diveniva sommo pontefice colui che avesse raccolto l’unanimità dei suffragi: «Nell’eventualità che due prelati siano ordinati contro il giusto e per la temerità di fazioni, nessuno dei due sia affatto il futuro papa, ma rimarrà nella sede apostolica sol- tanto colui che, con una nuova elezione, sarà eletto dal novero dei prelati dal divino giudizio con la unanimità dei consensi».