Fonte: Vota Franz Josef
"La grande filantropa baronessa Morpurgo mi raccontò che i più poveri tra i poveri andarono da lei a chiederle delle stoffe nere. Il cordoglio era profondo, in ...ogni luogo la gente diceva. "Poveri bambini, povero Imperatore".
Trieste a lutto per la morte dell'Arciduca Francesco Ferdinando |
All'inizio sembrò che l'Italia volesse rimanere fedele alla Triplice Alleanza, il ministro della Marina disse al nostro addetto navale che il carbone per l'I.R. Flotta era pronto a Taranto.
La mobilitazione suscitò a Trieste un'enorme ondata di entusiasmo popolare. Ogni sera una delle bande militari attraversava la città, era sempre seguita da una grande massa di persone che acclamavano ed accompagnavano sopratutto la Radetzky marsch, la Prinz Eugen e Oh du mein Oesterreich! Le parate si fermavano davanti alla Luogotenenza o a Villa Necker, dove veniva suonato l'Inno Imperiale e i manifestanti gridavano con entusiasmo Viva l'Austria, Viva la Germania!
Dalla scalinata esterna notavo degli esaltati, schedati dalla Luogotenenza come "irredentisti", ma ammiravo il tatto della gente comune che gridava "Evviva la Triplice" per non dire Viva l'Italia. Mi abbonai subito ai più importanti giornali del Regno d'Italia e vi lessi le dure critiche riservate ai triestini per aver acclamato la marcia di Radetzky. Non c'era alcun dubbio sull'atteggiamento che avrebbe tenuto il nostro alleato ormai "neutrale".
Dopo l'8 gennaio organizzai un battaglione studentesco di volontari, che inquadrai nello Seebatallion Triest. I giornali italiani sputavano veleno contro questi "franchi tiratori", promettendo loro il patibolo.
Il 23 maggio ricevemmo la dichiarazione di guerra. I triestini erano così adirati che la sera stessa demolirono ed appiccarono il fuoco alla redazione del Piccolo, a diversi caffè e club italiani. A notte avanzata il Luogotenente mi telefonò dicendo che il battaglione di guardia e la polizia non riuscivano a tenere l'ordine, chiese aiuto. Gli inviai da Basovizza, una compagnia del 154° battaglione di militari di leva."
Liberamente tratto da "Denn Österreich lag einst am Meer", di Alfred Koudelka.
La mobilitazione suscitò a Trieste un'enorme ondata di entusiasmo popolare. Ogni sera una delle bande militari attraversava la città, era sempre seguita da una grande massa di persone che acclamavano ed accompagnavano sopratutto la Radetzky marsch, la Prinz Eugen e Oh du mein Oesterreich! Le parate si fermavano davanti alla Luogotenenza o a Villa Necker, dove veniva suonato l'Inno Imperiale e i manifestanti gridavano con entusiasmo Viva l'Austria, Viva la Germania!
Dalla scalinata esterna notavo degli esaltati, schedati dalla Luogotenenza come "irredentisti", ma ammiravo il tatto della gente comune che gridava "Evviva la Triplice" per non dire Viva l'Italia. Mi abbonai subito ai più importanti giornali del Regno d'Italia e vi lessi le dure critiche riservate ai triestini per aver acclamato la marcia di Radetzky. Non c'era alcun dubbio sull'atteggiamento che avrebbe tenuto il nostro alleato ormai "neutrale".
Dopo l'8 gennaio organizzai un battaglione studentesco di volontari, che inquadrai nello Seebatallion Triest. I giornali italiani sputavano veleno contro questi "franchi tiratori", promettendo loro il patibolo.
Il 23 maggio ricevemmo la dichiarazione di guerra. I triestini erano così adirati che la sera stessa demolirono ed appiccarono il fuoco alla redazione del Piccolo, a diversi caffè e club italiani. A notte avanzata il Luogotenente mi telefonò dicendo che il battaglione di guardia e la polizia non riuscivano a tenere l'ordine, chiese aiuto. Gli inviai da Basovizza, una compagnia del 154° battaglione di militari di leva."
Liberamente tratto da "Denn Österreich lag einst am Meer", di Alfred Koudelka.