Fonte: http://radiospada.org/
«Questa è l’ultima ora. Come avete udito che deve venire l’anticristo, di fatto ora molti anticristi sono apparsi. Da questo conosciamo che è l’ultima ora. Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri … » (1 Gv. 2, 18 ss). Dunque, chi confonde la “Chiesa” con gli “uomini di Chiesa” induce ad attribuire a questa le colpe dei suoi membri. In realtà, oggi certi promotori – in alto e in basso – di un ecumenismo a tutti i costi non fanno che deplorare le colpe della Chiesa, preoccupati che questa si riconcili con quanti, nei secoli scorsi, essa avrebbe offeso.
Sembra che ebrei, musulmani, protestanti di tutte le sette, greci scismatici di tutti i riti, credenti di tutti i culti, ecc. abbiano molte e grosse pecche da rimproverare alla Chiesa Cattolica: dal nepotismo alla simonia, dall’oscurantismo all’ambizione del potere, dall’ipocrisia alla corruzione dei costumi, dalla cupidigia delle ricchezze alla complicità coi tiranni …
Per letterati e storici di tutte le ideologie sono un boccone ghiottissimo particolarmente certi episodi come l’Inquisizione, le Crociate, il caso Galileo (in altri studi abbiamo esposto la verità sulle questioni, non alterata dalla cultura atea ed intollerante) e innumerevoli altri, meno noti, ma non meno discussi e incresciosi, la cui responsabilità si fa ricadere sulla Chiesa. Non c’è iniziativa infelice di papi, legati pontifici, cardinali, vescovi, ecc. che non le sia attribuita.
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In breve:
– la Chiesa non dispone di altra «spada» che di quella spirituale:
a) le Crociate, la storia ne è testimone, furono indette dai Papi esclusivamente per difendere i pellegrini e per arginare il violento fanatismo mussulmano, che procurava migliaia di vittime innocenti e persecuzioni truci, mirante all’espansione in Europa; gli uomini che si macchiarono di crimini durante le Crociate furono dei peccatori, errarono diabolicamente, in prima persona per interessi personali e per peccato, disubbidirono alla Chiesa che, invece, non li incaricò mai di abusare ma solo di difendere;
b) la motivazione della condanna di Galileo G. fu erronea, fu errore umano della commissione teologica, in quanto la stessa, sbagliando, suppose che la teoria copernicana fosse contraria alla Rivelazione. La Chiesa non ha colpe, difatti «l’ipotesi matematica» della teoria eliocentrica non fu mai condannata ed ebbe come estimatori già Paolo III (a cui Copernico dedicò la sua opera), Gregorio XV e ben altri 13 Papi. La sentenza contro la teoria copernicana non ebbe mai il senso di una «definizione ex cathedra», ma il Papa fu coinvolto esclusivamente in qualità di Capo di un particolare dicastero della Curia romana, la quale suole agire in suo nome senza mai compromettere, come ovvio, l’infallibilità del Magistero.
– quando le pene ecclesiastiche non bastano, si vale del «braccio secolare»:
a) l’Inquisizione è stato il tribunale istituito dall’autorità ecclesiastica in collaborazione col potere civile per reprimere l’eresia. Ha la sua preistoria nei primi secoli del Cristianesimo, prima e dopo Costantino; ma, formalmente, come istituzione giuridica, è sorta nelle epoche successive, secondo le necessità oggettive della difesa della fede, e la natura dei rapporti tra Chiesa e Stato, differenti da una nazione all’altra. Per questo, sogliono distinguersi tre generi d’inquisizione: medievale, spagnola e romana. È storicamente dimostrato che all’erezione del Tribunale dell’Inquisizione la Chiesa fu costretta dall’esasperata e incontenibile reazione del popolo e dagli interventi inesorabili del potere civile, avocando a sé la causa dell’eresia, di sua esclusiva competenza. Il programma d’Innocenzo IV, a cui si deve la definitiva organizzazione del Tribunale, è chiaro: «Sorvegliare l’eresia, mettere al riparo da ogni persecuzione chi era disposto a tornare alla fede, contenere entro giusti limiti lo zelo degli inquisitori col precisare e regolare minuziosamente la procedura, e così preparare la via alla pacificazione». Ora, se all’autorità ecclesiastica spettava giudicare l’eresia dal punto di vista religioso, a quella civile si riconosceva il diritto-dovere di punirla dal punto di vista sociale. La Chiesa si riservava solo il giudizio dell’ortodossia col ricorso a tutti i mezzi riconosciuti allora necessari per la resipiscenza del reo e la prevenzione contro il propagarsi dell’errore. Da sempre, essa ha aborrito dall’effusione del sangue e dalla pena di morte; eccessi che rimetteva al «braccio secolare», libero di applicare le sue proprie e indipendenti leggi contro l’eresia, anche in virtù di un principio fondamentale riconosciuto, indiscutibile, da tutte le genti e le culture del mondo antico: «quod in religionem divinarli committitur, in omnium fertur iniuriam» (Cod. Theod., I, t. 5, n. 4). Di volta in volta furono commessi errori anche gravi dai due poteri, civile ed ecclesiastico (uomini di Chiesa e non Chiesa). La Chiesa tuttavia dovrà sempre respingere con fermezza la principale di tutte le accuse dell’anticlericalismo: quella dell’intolleranza in materia di fede e costumi. Accusa suggerita soprattutto dallo scetticismo, che nega al pensiero umano la possibilità di distinguere il vero dal falso; e dall’immanentismo che presume di risolvere tutto essere-in-sé nell’essere-di-coscienza, sfociando in un soggettivismo fatalmente anarchico e nichilista.
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Alcune considerazioni del dott. Gianpaolo Barra: … Detto questo, entriamo un po’ nel merito e qui emergono sorprese: quale stupore ci coglie tutti se esaminiamo quante sono state le condanne al braccio secolare. L’esame dei dati ci indica che i tribunali dell’Inquisizione furono estremamente benevoli, furono molto prudenti nel consegnare gli eretici al braccio secolare.
14. I dati, documentati storicamente, non mancano, basta conoscerli. Facciamo l’esempio di Bernardo Guy, che ha esercitato con una certa severità l’ufficio di inquisitore a Tolosa. Bene: dal 1308 al 1323 egli ha pronunciato 930 sentenze. Abbiamo l’elenco completo delle pene da lui inflitte: 132 imposizioni di croci – 9 pellegrinaggi – 143 servizi in Terra Santa – 307 imprigionamenti – 17 imprigionamenti platonici contro defunti – 3 abbandoni teorici al braccio secolare di defunti – 69 esumazioni – 40 sentenze in contumacia – 2 esposizioni alla berlina – 2 riduzioni allo stato laicale – 1 esilio – 22 distruzioni di case -1 Talmud bruciato – 42 abbandoni al braccio secolare e 139 sentenze che ordinavano la liberazione degli accusati.
15. L’Inquisizione di Pamiers ci fornisce i seguenti dati: dal 1318 al 1324 furono giudicati 98 imputati. Due furono rilasciati – per 21 manca ogni informazione e per questo si pensa che non subirono condanne – 35 condannati alla prigione e 5 abbandonati al braccio secolare. I rimanenti 25 furono assolti.
16. Queste proporzioni valgono anche per quella considerata la più terribile delle Inquisizioni, quella spagnola. Lo storico danese Gustav Henningsen ha analizzato statisticamente 44.000 casi di inquisiti tra il 1540 e il 1700 e ha rilevato che solo l’ 1°/o fu giustiziato.
17. Soltanto l’ 1% ! Questi dati contestano il mito della crudeltà dell’Inquisizione spagnola. E non solo. Lo storico statunitense Edward Peters ha confermato questi dati. Sentiamo che cosa scrive: “La vellutazione più attendibile è che, tra il 1550 e il 1800, in Spagna vennero emesse 3000 sentenze di morte secondo verdetto inquisitoriale, un numero molto inferiore a quello degli analoghi tribunali secolari”‘ … [cf. Dizionario di Apologetica, online, studio a cura di Gianpaolo Barra]
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– la sua carità si estende a tutti, amici, nemici e persecutori (carità non è sinonimo di insulsaggine; gli uomini di Chiesa, se non c’è altra strada, sono autorizzati lecitamente a difendersi dai persecutori);
– la Chiesa, in quanto società anche umana, è soggetta a difetti ed errori (dei singoli uomini che operano come tali e che si discostano, autonomamente, dalle verità immutabili di fede e morale. Esempi di errori commessi dalla Gerarchia che non influiscono sulla infallibilità e santità della Chiesa: prete massone, prete gay, prete pedofilo, prete violento, prete comunista, prete avido, prete eretico, ecc … sono errori umani dovuti esclusivamente al peccato del singolo individuo; la Chiesa -Corpo Mistico di Cristo- non sbaglia, non pecca e né ha mai comandato all’errante sì di sbagliare);
– Cristo ha istituito la Chiesa perché durasse sino alla fine dei tempi.
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La Chiesa sarebbe la prima colpevole di insuccessi diplomatici, riforme fallite, manovre equivoche, disposizioni dissennate, scismi secolari, scandali a non finire.
L’accusa è grave, e più allarmante è la conclusione che se ne potrebbe trarre a favore dell’ecumenismo più confusionario e malaccorto: la religione professata da una “chiesa tale” non può essere l’unica degna di fede, superiore e preferibile alle altre.
Ciascuna è “vera”, sia pure a suo modo; quindi, capace di procurare la salvezza a quanti vi aderiscono, contro il “colonialismo missionario”, altra accusa mossa alla Chiesa Cattolica. Inoltre, si potrebbe persino obiettare che, se in passato questa spesso e gravemente ha errato, si avrebbero tutte le ragioni di temere che per l’avvenire commetta altri e anche peggiori errori; per cui non è affatto affidabile come “Maestra di vita”.
Con accuse del genere si comprende come un cattolico sprovveduto possa restare profondamente scosso, disarmato. Ma, evidentemente, ignora la natura intima della Chiesa quale essa si è sempre riconosciuta e presentata al mondo. Egli ha sempre creduto che la Chiesa è santa, come ha appreso dall’unanime professione di tutti i “simboli” (cf. Denzinger 1, 2, 3, 4, 5, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 19, 21, 22, 23, 26, 27, 28, 29, 30, 36, 41, 42, 51, 60, 61, 62, 63, 150, ecc.).
S. Paolo aveva dichiarato che la vera Chiesa di Cristo è «tutta gloriosa, senza macchia, né ruga o alcunché di simile», e quindi «santa e immacolata … », (Ef. 5, 27. Denzinger 493). Appunto per questo, il Concilio Ecumenico di Vienne, seguendo il solco dei Padri, la ritiene “sposa di Cristo” (coniux Christi), “Chiesa Madre” (unica et immaculata ac virgo sancta mater Ecclesia) (Denzinger 901).
I Documenti del Magistero pontificio e conciliare non cessano di affermare e spiegare che la Chiesa è il Corpo mistico di cui Cristo è Capo, lo Spirito Santo, l’Anima, i fedeli, i membri. La dicono ripetutamente “Sposa di Cristo”, “regno di Cristo”, “famiglia di Cristo”, “pienezza di Cristo”, “gregge di Cristo”. È “Madre”, “sacramento di salvezza”, “portatrice della Rivelazione”, ecc.
S. Ireneo, ai suoi tempi, aveva già tutto intuito e riassunto quando scriveva: «Nella Chiesa, Dio pose Apostoli, Profeti, Dottori e tutta l’azione dello Spirito, di cui partecipano quanti ricorrono ad essa; mentre se ne privano altri, seguendo una falsa dottrina e vivendo una pessima vita. Dovunque infatti è la Chiesa, ivi è lo Spirito di Dio, e dov’è lo Spirito di Dio, là è pure la Chiesa con la pienezza della grazia ».
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Se tale è la Chiesa, qualsiasi credente può chiedersi come possa essere peccatrice, attribuirsi delle colpe. Ma la risposta è facile dopo quanto finora ho tentato di chiarire. Se Cristo è il Capo, il Corpo che Egli si forma ed è vivificato dal suo Spirito (essendone l’Anima), si compone necessariamente di due elementi:
A) il primo elemento lo definisco formale, attivo, eminentemente soprannaturale, ed è costituito:
1. dal Cristo-Capo;
2. dal suo Spirito animatore;
3. dalla sua Grazia, che previene e vivifica, trasformando l’umanità nel Corpo mistico;
4. dalla struttura del medesimo, consistente nella distinzione dei “fedeli” nella duplice categoria dei “laici” e dei “chierici”; i quali, partecipi del sacerdozio di Cristo secondo i tre gradi del diaconato, del presbiterato e dell’episcopato, rappresentano visibilmente il Capo, nella cui Persona parlano ed operano, esercitando il potere di istruire, santificare e dirigere il popolo di Dio. Dunque, struttura soprannaturale, perché ideata da Gesù e da Lui realizzata secondo la diversa e graduale effusione del suo Spirito nei fedeli e nei membri della gerarchia; a loro volta forniti di poteri divini, perché derivati dal Sommo Sacerdote Gesù, Mediatore dell’umanità peccatrice presso il Padre.
Poteri, l’esercizio dei quali si svolge:
1. nel magistero (solenne o universale e ordinario) quale insegnamento infallibile della verità rivelata;
2. nel ministero sacro, riassunto nella celebrazione del Sacrificio eucaristico e nell’amministrazione dei sacramenti;
3. nel governo quale direzione della vita dei fedeli, secondo il dogma e la morale evangelica. Elemento, dunque, sovrumano, gratuito, dovuto soltanto alla liberalità di un Dio verace, fedele alle sue promesse, a cui preme condurre a termine l’impresa della redenzione, offrendo tutti i mezzi che la rendono possibile all’uomo d’ogni epoca e cultura, anche se questo resta sempre fallibile, potendo assecondare e anche rifiutare l’invito di Dio.
B) Il secondo elemento lo definisco Corpo Mistico come sua componente materiale, passiva. Esso è costituito da tutti i “fedeli”, ciascuno dei quali, prevenuto dalla grazia, è illuminato, sollecitato e trasformato in “membro” di Cristo, in “porzione viva” della sua Chiesa. Elemento che, a sua volta, si ritrova sia nel laicato che nel Clero, e ciò per quel comune fondo di umanità che resta sempre in tutti. Alludo all’umanità che ha ereditato le tristi conseguenze del Peccato Originale, per cui è rimasta:
1. menomata nella sua apertura al vero, spiegando ignoranza, dubbi, errori, involuzioni, controversie..;
2. fiaccata nella volontà, resa suggestionabile dalle seduzioni del male, indolente, volubile, incline ad ogni degradazione..;
3. demolita nel morale, resa pusillanime, gretta, vile, restia ad ogni nobile sacrificio ed impresa..;
4. sconvolta dalla incessante tempesta delle passioni, che l’accecano e avviliscono fino all’abbrutimento. Ora, tali originarie condizioni di miseria non possono fare dell’uomo che l’elemento passivo o materia dell’azione medicinale ed elevante della Grazia di Cristo. Sull’uomo, infatti, incombe unicamente il dovere di ricevere, non dare, avendo di proprio solo una natura bisognosa di redimersi, esercitandosi in una passività vissuta come consapevole e cordiale docilità all’azione di Dio nel Cristo Mediatore. I due elementi descritti compongono “la Chiesa” quale “Corpo che prolunga la costituzione ontologica del Cristo- Capo”: Verbo sussistente nelle due nature divina ed umana. Divina, infatti, è la componente soprannaturale e soprannaturalizzante, detta appunto “formale”, “attiva”; umana, invece, quella che, in tutti i fedeli, è fondamentalmente menomata, soggetta al peccato… Ma, pur essendo tale, l’elemento è essenziale, necessario, immancabile, come, nel composto umano. Il corpo rispetto all’anima. Elemento che, costituito da uomini (non da angeli), rende visibile la società ecclesiale; quindi un vero sacramento di Cristo e, in Lui, di tutto il divino, che trascende i sensi e l’intero contesto spazio-temporale della realtà umana.
Appunto questo insopprimibile elemento risulta composto di fedeli giusti e peccatori:
a) nei fedeli giusti, la santità della Chiesa è partecipata in atto da coloro che vivono in grazia;
b) nei peccatori, la santità della Chiesa è partecipata solo in potenza, secondo le note che caratterizzano un cammino di conversione, nella disponibilità – più o meno sincera e prossima – a riconciliarsi con Dio, valersi dei mezzi di resipiscenza offerti dalla Chiesa.
S’intuisce che dall’elemento materiale passivo (e quindi dall’appartenenza al Corpo mistico) restano esclusi apostati ed eretici formali, apertamente alleati coi nemici della Chiesa. Ora – è opportuno sottolinearlo – la santità dei giusti, per quanto elevata, non è quella attiva, propria della Chiesa quale “Sposa di Cristo” e “Madre dei Santi”; bensì quella passiva dei fedeli che si lasciano assimilare al Cristo, riconoscendone in Lui l’unica Fonte. Santità autentica, anche se conseguita e vissuta drammaticamente, perché – fino alla morte – esposta al pericolo di soste e cadute anche gravi. Essa tuttavia resta una delle note fondamentali e distintive della vera Chiesa di Cristo. Nota rivelatrice e insopprimibile del Corpo mistico, perché prova concreta della vitalità che esso trae dal Cristo suo Capo, e dallo Spirito che l’anima.
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Se la vera Chiesa è essenzialmente santa della santità attiva propria della “Sposa di Cristo”; e della santità passiva; partecipata in atto da alcuni, e in potenza da altri, è assurdo ed ingiusto attribuire delle colpe alla “Madre dei Santi”, mentre ad essa spetta tutto il bene che la sua storia ha potuto e potrà registrare. I peccatori, che essa gesta nel proprio seno, le appartengono soltanto perché – per i soccorsi da lei offerti – si trovano nella privilegiata condizione di potersi ravvedere. Ma, finché si ostinano nel male, essi non riflettono il volto di Cristo, rifiutano il suo amore, si ribellano alle sue leggi, non fanno propria la vita del suo Corpo, rinnegano la Chiesa, la denigrano, provocando il disprezzo e le invettive dei suoi nemici, rendendosi complici della sua tentata demolizione. In breve: le colpe attribuite alla Chiesa sono esclusivamente proprie degli “uomini di Chiesa”, laici e chierici, in basso e in alto. Uomini, detti “di Chiesa”, solo perché appartengono ad essa come tralci secchi e sterili, ancora inseriti nella vite, ma prossimi ad essere recisi e gettati al fuoco.
In realtà, pur non essendo scismatici né eretici, la loro fede è in via di estinzione, sopraffatta dall’impeto di concupiscenze ereditate da una natura corrotta, alimentate nel terreno di coltura di un mondo dominato dal Maligno e per il quale Gesù non ha pregato (Gv 17, 9).
Soprusi, violenze, turpitudini, sacrilegi di cattolici empi e di sacerdoti rinnegati, non sono della Chiesa, ma del Mondo, che, sotto mentite spoglie, vi si è intruso per eclissare – più o meno coscientemente ed efficacemente – la luce dei suoi dogmi, offuscare la purezza della sua morale, profanare i suoi riti, sopprimere le sue tradizioni, secolarizzarla fino ad eliminare ogni residuo del “sacro”.
A loro volta filosofi, storici e letterati, ecc. più si accaniscono a biasimare la Chiesa, più condannano duramente se stessi, perché quel che le rimproverano è precisamente l’origine esclusiva della società di cui essi fanno parte, e della cultura da essi creata.
Le accuse mosse alla Chiesa sono la più rivoltante e vergognosa espressione dell’ipocrisia umana.
Riepilogando: attribuire alla Chiesa delle colpe è lo stesso che attribuirle a Cristo, perché ogni azione del Corpo spetta al Capo che lo dirige. L’unità soprannaturale che vincola il Corpo al Capo fa della Chiesa una Persona mistica, ossia quel Super-Soggetto che, nel Cristo, risponde di ogni opera meritoria dei fedeli, ossia di tutto il bene da essi compiuto in virtù della luce della sua sapienza, del fervore della sua grazia. Non ha detto forse che non possiamo nulla senza di Lui, come appunto “il tralcio” senza “la vite”? (Gv. 15,5).
E le colpe dei fedeli, le carenze, i disordini, i tradimenti, gli scandali del Clero? Se tutto il bene viene solo da Cristo, tutto il male è imputabile soltanto ad essi.
Ciò si deve al fatto che, pur essendo membri – più o meno qualificati e responsabili – della Chiesa, non traggono però dalla sua vitalità tutte le energie necessarie per salvare la propria identità di “cristiani”. Costituendo il suo elemento materiale-passivo, non si lasciano guidare interamente dal Cristo, animare e modellare dal suo Spirito, conseguendone perciò una loro appartenenza al suo Corpo soltanto esteriore, imperfetta, menzognera.
Se il “santo” non può affermare di essere la Chiesa, dovendo limitarsi a credere di esserne un elemento materialepassivo; il peccatore ostinato e impenitente, onestamente, non può ritenersi neppure tale, perché materia ribelle all’azione della Grazia, almeno finché non si converte. Egli è “l’anti-Chiesa”.
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Secondo San Tommaso, la Chiesa:
– è stata fondata da Gesù, nel sangue e nell’acqua, sulla base della fede di Pietro; essa, militante, discende da quella trionfante;
– è l’attuale regno di Dio;
– col Cristo suo Capo, la Chiesa forma una «persona mistica»;
– è retta dallo Spirito Santo;
– ottima la sua organizzazione;
– i suoi poteri sono quelli medesimi che aveva al tempo degli Apostoli;
– identica, nella Chiesa, la persona che governa e insieme ne dispensa i tesori;
– i Vescovi hanno la stessa autorità degli Apostoli a cui sono succeduti;
– la Chiesa (sacramento di Cristo) è stata istituita per amministrare i sacramenti;
– fuori della Chiesa (uomini privi di Battesimo sacramentale, di sangue, di desiderio implicito o esplicito) nessuno può salvarsi; chi conosce sufficientemente la Chiesa e volontariamente la rifiuta non può salvarsi, salvo contrizione finale;
– la Chiesa, destinata a propagarsi in tutto il mondo, non poteva né doveva restare nei confini del mondo giudaico;
– la Chiesa, col moltiplicarsi dei fedeli, non aumenta la perfezione di Cristo, ma tende a moltiplicare le anime che ne possono partecipare;
– Dio ha disposto che Roma, già capitale dell’impero, fosse il centro della Chiesa per meglio rivelare la sua vittoriosa potenza, sì che tutti apprendessero la fede dal suo Magistero;
– l’unico Tempio di Gerusalemme prefigurava l’unità della Chiesa militante e trionfante;
– la Chiesa è una come uno è il Cristo. Come unica è la fede degli antichi e dei moderni, così una è la Chiesa. La quale è un unico «corpo». La sua unità dipende dalla coordinazione di tutti al Cristo-Capo rappresentato dal Papa (se il Papa si macchia di crimini pertinaci contro la fede, la sua elezione fu illegittima oppure è decaduto -per vari motivi- dall’ufficio, se l’elezione fu valida, quindi la Sede è vacante, ma la Chiesa continua a esistere, sempre, in attesa di un successore legittimo, validamente eletto);
– la Chiesa trae la propria santità dalla Passione di Cristo;
– le sue preghiere sono degne di essere esaudite da Dio;
– la Chiesa (edificio) si consacra perché luogo dove si celebra l’Eucaristia;
– la Chiesa universale non può errare (dove per Chiesa universale si intende sempre e solo la Gerarchia legittima con a capo il Papa canonicamente eletto, validamente, e non decaduto);
– il Magistero della Chiesa non sarebbe autorevole, se cadesse in qualche errore (se vi sono contraddizioni -errori- in materia di fede e morale nel Magistero, non è magistero; vuol dire che chi lo ha approvato non è successore legittimo, quindi è «anti-papa», perché è impossibile che un vero Papa erri dottrinalmente con pertinacia, su questioni di fede e costume o anche implicitamente dogmatiche, quando egli conduce la Chiesa universale. La Sede è perciò vacante e va eletto un vero Pontefice successore, da ricercarsi nella Gerarchia legittima. Ivi dicasi per la Gerarchia che erra: è «anti-chiesa»).
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Non c’è società al mondo che sia stata più avversata della Chiesa; ma è anche più certo che non ce n’è stata un’altra meno capita; per cui nessuno dei dardi coi quali si è tentato di colpirla ha raggiunto il bersaglio. L’affermazione sembra paradossale e sarebbe storicamente errata, se non fosse possibile distinguere «la Chiesa» da quanti la rappresentano, clero e fedeli.
Tutti costoro, innegabilmente «uomini» con quanto di «umano» li caratterizza, non sono la Chiesa. Ora, con ciò si intende rilevare che essi non l’hanno concepita, non l’hanno fondata, non l’hanno costituita quanto alla sua struttura e ai poteri che esercita, non hanno ideato le verità che insegna, non hanno enunciato i principi morali in base ai quali essa legifera, approva e condanna.
Ma c’è di più: gli uomini che rappresentano la Chiesa molte volte hanno tentato di disgregarne la compagine con gli scismi; decapitarla, negando le sue verità con le eresie più radicali; demolirla, opponendosi alla sua Gerarchia; screditarla con l’esempio di una vita vergognosa.
Netta dunque la distinzione tra «Chiesa» e «gli uomini di Chiesa». Distinzione confermata dal fatto che la Chiesa non ha mai esitato a condannare i suoi stessi uomini quando questi hanno agito contro le sue verità, i suoi principi, le sue tradizioni, la sua origine (chi non lo ha fatto, o ha peccato personalmente o è anti-Chiesa, dipende dai casi). Ciò perché figli spuri, degeneri, «falsi fratelli», «guide cieche», pastori inetti e indegni. Contro costoro, giustamente, gli storici hanno potuto puntare l’indice, accusandoli di prepotenza, nepotismo, ipocrisia, licenza nei costumi, mondanità, simonia, ecc…; gli storici confondono Chiesa e uomini di Chiesa.
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Quanto a questioni di fede e di morale, il Papa che, ben conoscendo, non condanna l’eresia pubblica della Gerarchia (grave scandalo per le anime, crimine contro la fede e la morale) è, probabilmente, «anti-papa» o complice di poteri occulti. Cito:
a) Papa Innocenzo III: «Soltanto per il peccato che commettessi in materia di fede, io potrei essere giudicato dalla Chiesa»;
b) Papa Felice III: «Non resistere all’errore è approvarlo, non difendere la verità è ucciderla. Chiunque manca di opporsi ad una prevaricazione manifesta può essere considerato un complice occulto»;
c) Papa San Leone: «Anatematizziamo Onorio [Papa], che non ha istruito questa Chiesa apostolica con la dottrina della Tradizione apostolica ma ha permesso con un sacrilego tradimento che fosse macchiata la fede immacolata e non ha estinto, come competeva alla sua autorità apostolica, la fiamma incipiente dell’eresia, ma l’ha fomentata con la sua negligenza»;
d) Papa Adriano II: «Onorio è stato anatematizzato dagli Orientali: però si deve ricordare che egli è stato accusato di eresia, unico crimine che rende legittima la resistenza degli inferiori ai superiori, come anche il rifiuto delle loro dottrine perniciose»;
e) Papa Leone XIII: «Allorché manca il diritto di comandare o il comandamento è contrario alla ragione, alla legge eterna, all’autorità di Dio, allora è lecito disobbedire agli uomini per obbedire a Dio»;
f) San Tommaso d’Aquino: «Essendoci pericolo prossimo per la fede, i prelati devono essere ripresi, anche pubblicamente dai sudditi»;
g) San Roberto Bellarmino: «Così come è lecito resistere al Pontefice che aggredisce il corpo, così è anche lecito resistere a quello che aggredisce l’anima o che perturba l’ordine civile, o, soprattutto, a quello che tentasse di distruggere la Chiesa. Dico che è lecito resistergli non facendo quello che ordina e impedendo l’esecuzione della sua volontà».
h) Sant’Alfonso Maria de’ Liguori: con riferimento a quanto detto dallo stesso Bellarmino: «Che poi alcuni pontefici sieno caduti in eresia, taluni han cercato di provarlo, ma non mai l’han provato, né mai lo proveranno; e noi chiaramente proveremo il contrario nel fine del cap X. Del resto, se Dio permettesse che un Papa fosse notoriamente eretico e contumace, egli cesserebbe d’essere Papa, e vacherebbe il pontificato. Ma se fosse eretico occulto, e non proponesse alla chiesa alcun falso dogma, allora niun danno alla Chiesa recherebbe; ma dobbiamo giustamente presumere, come dice il cardinal Bellarmino, che Iddio non mai permetterà che alcuno de’ pontefici romani, anche come uomo privato, diventi eretico né notorio né occulto»; l’ipotesi (sulla vacanza della sede) alla quale fa riferimento Sant’Alfonso è la seguente: San Roberto Bellarmino nel De Romano Pontifice (Cap. XXX): “La quinta opinione (riguardo all’ipotesi del papa eretico) pertanto è vera; un papa che sia eretico manifesto, per quel fatto (per se) cessa di essere Papa e capo (della Chiesa), poiché a causa di quel fatto cessa di essere un cristiano e un membro del corpo della Chiesa. Questo è il giudizio di tutti gli antichi Padri, che insegnano che gli eretici manifesti perdono immediatamente ogni giurisdizione”.
i) Sempre in Verità della fede, parte III, cap. VIII, il Liguori scrive: “Niente ancora importa che ne’ secoli passati alcun pontefice sia stato illegittimamente eletto, o fraudolentemente siasi intruso nel pontificato; basta che poi sia stato accettato da tutta la chiesa come papa, attesoché per tale accettazione già si è renduto legittimo e vero pontefice. Ma se per qualche tempo non fosse stato veramente accettato universalmente dalla chiesa, in tal caso per quel tempo sarebbe vacata la sede pontificia, come vaca nella morte de’ pontefici. Così neppure importa che in caso di scisma siasi stato molto tempo nel dubbio chi fosse il vero pontefice; perché allora uno sarebbe stato il vero, benché non abbastanza conosciuto; e se niuno degli antipapi fosse stato vero, allora il pontificato sarebbe finalmente vacato.“
l) Nella versione del testo Verità della Fede, Volume primo, Giacinto Marietti, Torino, 1826, alla pagina 142, si leggono le parole del santo Dottore: “La seconda cosa certa si è, che quando in tempo di scisma si dubita, chi fosse il vero papa, in tal caso il concilio può esser convocato da’cardinali, e da’ vescovi; ed allora ciascuno degli eletti è tenuto di stare alla definizione del concilio, perchè allora si tiene come vacante la sede apostolica. E lo stesso sarebbe nel caso, che il papa cadesse notoriamente e pertinacemente in qualche eresia. Benché allora, come meglio dicono altri, non sarebbe il papa privato del pontificato dal concilio come suo superiore, ma ne sarebbe spogliato immediatamente da Cristo, divenendo allora soggetto affatto inabile, e caduto dal suo officio.“
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La materia di tante e tali accuse non è tratta dal seno della Chiesa, dalla luce dei suoi dogmi, dalla sublimità della sua morale, dalla sovrumana provvidenzialità dei suoi poteri, dall’eroismo dei suoi Santi; ma unicamente dallo spirito, dai criteri, dalle concupiscenze, dalle abitudini, dalle opinioni, dalla condotta, dalla cultura tipica del mondo. Dunque, le accuse contro gli uomini di Chiesa si ritorcono contro il mondo, a cui essi ancora appartengono, di cui hanno ereditato mentalità e costumi. Mondo che — per loro colpa — si è introdotto nella Chiesa, rappresentando I’«anti-chiesa», perché suo nemico più insidioso e potente.
E sulle accuse di presunta pedofilia? Oltre ad essere, come abbiamo visto, dei singoli peccati di uomini deboli e di chi li protegge, come durante gli anni ’80 e ’90, con Giovanni Paolo II (resta il dubbio: sapeva?), oltre anche al fatto che il sesso o la violenza contro i minori è una pratica satanica e da condannare, sempre e ovunque, oltre ad essere episodi che nulla hanno a che vedere con la vera Chiesa di Cristo ed i veri preti, va ricordata la verità:
Arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite a Ginevra dal 10 giugno 2003. Dichiarazione ufficiale del 22 Marzo 2011: “La maggior parte del clero cattolico che ha commesso questi atti, non è rappresentata da pedofili, bensì da omosessuali attratti da maschi adolescenti“. Per questo si dovrebbe piuttosto parlare di “efebofilia”. “Di tutti i preti coinvolti negli abusi – ha sottolineato – dall’80 al 90% appartenevano a questo orientamento sessuale minoritario, impegnati sessualmente con ragazzi adolescenti fra gli undici e i diciassette anni”. Secondo gli ultimi dati disponibili , “solo l’1,5-5% del clero cattolico è stato coinvolto in storie di abusi sessuali su bambini“. “La maggior parte delle chiese americane coinvolte in storie di abusi sessuali, era protestante”; inoltre, “gli abusi sessuali nelle comunità ebraiche sono comuni”. “Gli abusi di questo tipo vedono più frequentemente coinvolti membri della stessa famiglia, baby sitter, amici, parenti o vicini”. “Siccome la Chiesa cattolica è stata impegnata a ripulire la propria casa, sarebbe bene se altre istituzioni o autorità, dove avviene la maggior parte degli abusi, facessero lo stesso, informandone i media”. [ http://www.radiovaticana.org/EN1/Articolo.asp?c=471925 ]
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BREVI RISPOSTE ALL’ANTICLERICALISMO
Avversione al Clero quale fenomeno storico particolarmente acuto nelle regioni d’Italia comprese nell’antico Stato Pontificio. Esso è associato ad un atteggiamento ostile alla Trascendenza, al Cristianesimo, al mondo cattolico coi suoi dogmi, i riti, la morale, la tradizione, la struttura giuridica. Remotamente deriva dall’Umanesimo paganeggiante, dalla Pseudo-Riforma protestante, dalle correnti filosofiche confluite nell’Illuminismo. Anticlericalismo che si è venuto definendo col formarsi degli Stati moderni succeduti alla Rivoluzione francese.
L’anticlericalismo può significare anche la giustificata avversione ai lati negativi della psicologia del Clero (errori umani e giammai errori della Chiesa), ogni volta che le comuni passioni umane sono state il fermento di una sua condotta moralmente biasimevole e spesso anche odiosa, in contrasto con l’eccelsa santità del Sacerdozio cattolico. La Chiesa stessa, sotto questo riguardo, può dirsi «anticlericale», come ha sempre dimostrato la sapienza della sua legislazione canonica e specialmente la severità delle sue sanzioni contro ministri indegni.
CHE COS’È L’IGNORANZA?
E’ la carenza di nozioni che bisognerebbe avere (il cattolico non può essere ignorante su fede e morale); mentre, se non si è tenuti ad acquistarle, si parla di «nescienza»; nessuno infatti è obbligato e capace di sapere tutto. L’ignoranza è colpevole quando è volontaria e superabile (non ci sono limiti evidenti, ostativi), nel qual caso equivale al rifiuto del bene e sottende insincerità e malafede.
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)
Fonti:
Catechismi della Chiesa Cattolica (ant. ’62);
Codex Iuris Canonici 1917;
Denzinger, EDB;
Conciliorum Oecumenicorum Decreta, EDB;
Dizionario del Cristianesimo, Synopsis 1992;
Summa Theologiæ, on line;
Dizionario di apologetica, on line.
Parte dello studio è tratto dagli scritti del sac. dott. P. Enrico Zoffoli (cf. Bollettino 444 Chiesa Viva).
Altre fonti e approfondimenti:
Dedicato alla memoria di padre Enrico Zoffoli, autore del Dizionario del Cristianesimo, principale fonte del presente, in sintesi. «Rèquiem aetèrnam, dona eis, Domine, et lux perpètua lùceat eis. Requiéscant in pace. Amen».