venerdì 4 novembre 2011

Carlo I° D'Asburgo-Lorena e la rivoluzione comunista in Italia.

 
 
Grazie,  Maestà

Se gli sforzi dell'Imperatore Carlo I d'Asburgo per porre fine alla prima guerra mondiale e portare la pace ai popoli europei in Italia sono praticamente sconosciuti, in quanto nessuno ha mai avuto interesse a favorire la diffusione di un' immagine positiva della "tirannica" dinastia, ancora più ignoto è il debito enorme che ogni italiano ha verso l'ultimo Imperatore. E' infatti dimostrato che Carlo, tra il 1917 ed il 1918, ha impedito che in Italia scoppiasse la rivoluzione comunista. Scopriamo insieme come andarono i fatti.

Lo stato maggiore tedesco aveva già sperimentato con successo nei confronti della Russia la strategia di reimpatriare nei paesi d'origine i rivoluzionari esiliati prima dell'inizio del conflitto (vedi la notissima storia del treno che attraversando l'intera Germania riportò Wladimir Lenin nelle terre dello Zar). Questi, pensavano i tedeschi, causando rivolte ed ammutinamenti avrebbero portato al crollo degli eserciti nemici. Una tattica cinica, ma intelligente: sappiamo infatti come andarono le cose in Russia.
Orbene, nell'autunno del 1917 era pronto a Zurigo un treno carico di sobillatori di origini italiana, proprio nei giorni in cui violente agitazioni operaie in Romagna e Piemonte erano costate la vita a 60 persone. L'arrivo di quegli agitatori in un paese già sconvolto dalla disfatta di Caporetto avrebbe dato all'Italia il colpo di grazia: con tutta probabilità la rivoluzione avrebbe trionfato. L'Austria-Ungheria avrebbe imposto un pesante armistizio agli italiani e avrebbe potuto concentrare le sue divisioni sugli altri fronti di guerra. E allora, perchè Carlo impedì che quel famoso treno attraversasse il territorio austriaco (dalla neutrale Svizzera infatti non poteva passare) per giungere nella terra dei nemici?
La sofferta decisione fu dovuta alla devozione dell'Imperatore verso il Santo Padre: la rivoluzione che sarebbe scoppiata in Italia avrebbe portato alla proclamazione di una Repubblica marxista, che avrebbe messo in pericolo l'esistenza stessa della Chiesa in Italia (vedi "Dialettica dell'armistizio", di Nerio de Carlo). L'Asburgo pagò caro il suo nobile gesto: da lì a un anno avrebbe perso la guerra ed il Trono, ma nessuno uomo di buona volontà, a distanza di novant'anni può scordarsi del suo cuore. Se la nostra terra non è stata disumanizzata da molti decenni di comunismo, sappiate chi dovete ringraziare.
images  
             informazione tratte dalla rivista "Mitteleuropa", n°1 2008