E' vero che la Prammatica Sanzione di S.M.C. Carlo III di Spagna del 1759 determinò la separazione definitiva tra la Corona di Spagna e la Corona delle Due Sicilie ( e anche quella di Parma) così che il legittimo Re di Spagna non possiede voce in capitolo nei confronti del ramo di Napoli (e anche nei confronti di quello di Parma)? No! E ciò si può spiegare in 3 punti:
1º. Una prammatica sanzione è una norma di rango inferiore alle leggi fondamentali. In ogni caso, la prammatica del 1759 è complementare a dette leggi e non le contraddice.
1º. Una prammatica sanzione è una norma di rango inferiore alle leggi fondamentali. In ogni caso, la prammatica del 1759 è complementare a dette leggi e non le contraddice.
2º. Le monarchie di Napoli e Parma sono state costituite come suffraganee, vale a dire, semi-sovrane. Prova di ciò è che il Re di Napoli e i Duca di Parma utilizzavano il titolo di Infante di Spagna prima di quello inerente alla propria semi-sovranità o tra i titoli ad essi appartenenti.
3º. Ciò che Carlo III fece fu separare i rami (ramo maggiore, ramo di Napoli, ramo di Parma) per evitare il cambio di corone (se stesso alla morte dei suoi fratelli, è stato prima Duca di Parma, poi Re di Napoli e Sicilia e, infine, Re di Spagna) in modo che, non essendoci discendenza di Filippo V maggiore alla sua persona, succedesse il figlio a Napoli e in Sicilia ( così come il fratello ed i suoi figli mantennero la semi-sovranità su Parma). Per tutto il resto, rimangono in vigore le disposizioni legislative di successione spagnola.
La pretesa di una dinastia delle Due Sicilie o di Parma completamente indipendenti è storicamente e legalmente ridicola.
Ringraziamo gli amici della Comunión Tradicionalista per averci fornito il materiale presentato in questo articolo.
Redazione A.L.T.A.
3º. Ciò che Carlo III fece fu separare i rami (ramo maggiore, ramo di Napoli, ramo di Parma) per evitare il cambio di corone (se stesso alla morte dei suoi fratelli, è stato prima Duca di Parma, poi Re di Napoli e Sicilia e, infine, Re di Spagna) in modo che, non essendoci discendenza di Filippo V maggiore alla sua persona, succedesse il figlio a Napoli e in Sicilia ( così come il fratello ed i suoi figli mantennero la semi-sovranità su Parma). Per tutto il resto, rimangono in vigore le disposizioni legislative di successione spagnola.
La pretesa di una dinastia delle Due Sicilie o di Parma completamente indipendenti è storicamente e legalmente ridicola.
Riguardo agli “ostinati
relativisti” che si aggrappano, o cercano di aggrapparsi, a ciò che non c’è, e
nello specifico a coloro che rinnegano la condizione di Infanti di Spagna dei
membri dei rami Ispanoitaliani di Napoli e Parma, riporto una serie di “punti
esplicativi”.
Primo esempio:
Ricordiamoci che Ferdinando I di
Parma (Parma,
20
gennaio 1751 – Fontevivo, 9 ottobre 1802) non era figlio
del Re di Spagna! Egli era figlio di Filippo I di Parma, figlio a sua volta di
Filippo V di Spagna e fratellastro minore di Ferdinando VI di Spagna e fratello
minore di Carlo III di Spagna.
Un altro esempio sull'aggiunta del titolo di Infante di Spagna prima di quello inerente alla propria semi-sovranità o tra i titoli appartenenti ai membri dei rami Ispanoitaliani è il
seguente:
Infante di Spagna
(vale a dire un suddito del Re di Spagna), era il Duca di Parma Roberto I (1848-1907),
ed è qualcosa di universalmente conosciuto e riconosciuto:
L'Infante
di Spagna è un suddito del Re di Spagna e soggetto alle leggi di
successione spagnola! Per chi afferma che i re delle Due Sicilie o i duchi di
Parma non aggiunsero in tutti i documenti l’intera lista dei titoli a loro
correlati, vorrei ricordare che nemmeno il Re di Spagna usava la sua titolatura
completa in tutti gli atti legislativi, naturalmente.
Vorrei
riportare un Concordato con la Santa Sede come un esempio di atto legislativo
di alto livello nel quale viene riportato il titolo di Infante di Spagna prima
degli altri titoli:
Sono
stati Infanti di Spagna, e quindi sudditi del Re di Spagna, tutti i Re di
Napoli e tutti i duchi di Parma dalla restaurazione ispanica di questi stati da
parte di Don Filippo V.
I
membri del ramo Due Sicilie usarono il titolo di Infante di Spagna, cosa che
smisero di fare e ripresero pubblicamente nel corso del travagliato secolo XIX,
specie dopo che la successione spagnola
subì le complicazioni derivanti
dall’usurpazione liberale. Durante la terza guerra carlista riutilizzarono quel
titolo apertamente, pur non essendo né loro né i membri della ramo di Parma
figli o fratelli del Re di Spagna.
Per essere più chiari , se il successore alla Corona delle Spagne è un fratello o un cugino del Re, per esempio, non è Principe
delle Asturie, titolo che spetta solo al
primogenito del regnante, ma è Infante ereditario.
In maniera definitiva con Filippo V e, fuori da ogni dubbio, con Carlo III, i figli degli Infanti di Spagna che non sono incorsi in causa di esclusione sono Infanti di Spagna a loro volta. E’ questo il caso dei Borbone-Parma e Borbone-Due Sicilie i quali usarono questo titolo apertamente durante la Terza Guerra Carlista, come detto precedentemente.
E’ impossibile per un Borbone possedere il diritto al Trono delle Spagne senza essere Infante di Spagna. Quando Ferdinando II delle Due Sicilie protestò contro la "prammática sanzione" con la quale Ferdinando VII pretendeva di alterare l’ordine successorio spagnolo, lo fece tra le altre ragioni anche perché tale atto pregiudicava i propri diritti al Trono più alto (quello di Spagna). Ciò implica, anche se non l’ha usato (diplomáticamente) in questo documento, che si riconosceva come Infante di Spagna:
In maniera definitiva con Filippo V e, fuori da ogni dubbio, con Carlo III, i figli degli Infanti di Spagna che non sono incorsi in causa di esclusione sono Infanti di Spagna a loro volta. E’ questo il caso dei Borbone-Parma e Borbone-Due Sicilie i quali usarono questo titolo apertamente durante la Terza Guerra Carlista, come detto precedentemente.
E’ impossibile per un Borbone possedere il diritto al Trono delle Spagne senza essere Infante di Spagna. Quando Ferdinando II delle Due Sicilie protestò contro la "prammática sanzione" con la quale Ferdinando VII pretendeva di alterare l’ordine successorio spagnolo, lo fece tra le altre ragioni anche perché tale atto pregiudicava i propri diritti al Trono più alto (quello di Spagna). Ciò implica, anche se non l’ha usato (diplomáticamente) in questo documento, che si riconosceva come Infante di Spagna:
Per chi non demorde e si
aggrappa al “Per la grazia di Dio” e non “Per la grazia del Re di Spagna” è
utile ricordare che "Per la grazia di Dio" governa qualunque
governante. La dottrina cattolica insegna che tutti i poteri vengono da Dio. Questo non ha nulla a che
fare con la dottrina del “diritto divino” dei re, che è protestante.
Per
concludere, osservate attentamente lo stemma reale delle Due Sicilie: nelle
armi reali delle Due Sicilie, che sono quelle di Spagna con aggiunte, è chiaro
che appartengono ai Borbone di Spagna. Il linguaggio araldico era molto chiaro
per i nostri antenati.
Infine, ricordiamoci che ciò non significa che il Regno delle Due Sicilie fosse un "Viceregno", appellativo scorretto da usare anche quando ci si riferisce al periodo così detto spagnolo, ma che il Re delle Due Sicilie (come il Duca di Parma), essendo Infanti di Spagna, erano (e sono) sudditi del Re di Spagna al quale devono la propria infeudazione. Ringraziamo gli amici della Comunión Tradicionalista per averci fornito il materiale presentato in questo articolo.
Redazione A.L.T.A.