Fonte: Vota Franz Josef
Riportiamo qui da un'altra pagina (avendone avuto il permesso), per tutti i nostri lettori che non hanno avuto la possibilità di leggere nuovi scampoli di verità, che lentamente emergono dall'oblio. Probabilmente gli invasori, nonostante l'evidenza, non la smetteranno di gloriarsi, diranno che sono state azioni deprecabili ma necessarie, troveranno ogni scusa, ma tutto ciò non smuoverà i fatti di un millimetro.
Per circonstanziare l'evento, sappiate che Carzano è un piccolo paese vicino a Borgo Valsugana, situato proprio poco prima del restringimento della valle, non lontano dal confine col Veneto. Nel settembre del '17 il settore era relativamente calmo e difendevano la linea reparti di bosniaci assieme a compagnie dei k.k. freiwilligen Schützenregiment dell'alta Austria, più altri reparti di cui non ricordiamo l'appartenenza. Vi è da ricordare inoltre che l'imperatore si trovava in visita nel settore di Levico. Per chi fosse interessato all'evento, consigliamo un libro tradotto e pubblicato negli anni '90 (in qualche biblioteca si può ancora trovare) dalla cassa rurale di Scurelle e Castelnuovo, dal titolo "Storia dell'imperial regio reggimento degli Schützen volontari dell'Alta Austria nella guerra 1915-1918". trovate il link in fondo al post.
"Oggi sfatiamo con questo scritto il mito del sogno di Carzano, raccontando la nuda e vergognosa storia di questo fatto d'armi pontificato per anni ma che dovrebbe solo far arrossire di vergogna il comando del regio esercito italico.
La storiografia ufficiale sino ad oggi diceva che:
La notte del 18 settembre 1917, data fissata per l'operazione, all'1e30 minuti i congiurati di Ljudevit Pivko (sloveno)aprirono la strada agli Italiani che, salendo da Scurelle, trovarono varchi aperti nei reticolati, ai quali era stata tolta la corrente elettrica; le linee telefoniche e telegrafiche erano state interrotte e, soprattutto, i soldati nemici addormentati con l'oppio fornito dagli Italiani e aggiunto nel rancio della sera dai collaboratori di Pivko.
Le truppe d'assalto italiane 40.000 uomini, dotate di un equipaggiamento pesante (coperta, telo, tenda, razioni, viveri per più giorni, armamento pesante) furono guidate, inspiegabilmente, attraverso un camminamento largo 80 centimetri anziché sulla strada larga 4 metri.
Le operazioni subirono un forte rallentamento e solo i bersaglieri del 72º Battaglione, inviati per primi oltre il confine, raggiunsero il paese.
Il maggiore Pettorelli Lalatta, che si trovava già a Carzano, accortosi del disguido, percorse il tragitto a ritroso e, soltanto a Spera, trovò un buon contingente di soldati, fermi, sdraiati a terra per l'impossibilità di proseguire nel camminamento largo solo 80 cm ed intasato di feriti.
Fallì così il piano meticolosamente studiato da Pivko e Lalatta.
Per lunghi anni, per pudore, sia gli austriaci (scossi dal tradimento subito), sia gli italiani (dimostratisi incapaci nello sfruttare un'occasione unica), hanno preferito far cadere, su questa importante e significativa pagina di storia militare, un velo di silenzio.
Da 4 o 5 anni il museo della prima guerra mondiale di Borgo Valsugana è in possesso del diario del capitano Valerio Cossa dell'ottavo reggimento d'artiglieria italiano, che nel mese di settembre del 1917 comandava una batteria di pezzi da 149 in batteria sulla piana del Tesino,Scorrendo; la lettura delle pagine del diario si arriva alla mattina del 18 settembre, dove noi troviamo il 72° regg. bersaglieri attestato nelle adiacenze della chiesa di Carzano , già sollecitato più volte dal comando italiano per la ripresa di una rapida avanzata ma impossibilitato nell'eseguire detto ordine dai rinforzi austriaci giunti dopo la sorpresa iniziale e che nel frattempo inizia la ritirata per ritornare nelle proprie linee; qui leggiamo che la batteria del capitano Cossa riceve l'ordine di effettuare dalle ore 12,35 alle ore 13.00 un tiro di PUNIZIONE sulla chiesa di Carzano dove erano attestati i bersaglieri italiani battendola con tiro a granata. Si tenga presente che la zona della chiesa di Carzano era in posizione defilata ed irraggiungibile da parte dell'artiglieria austriaca, posizionata sul fondo della Valsugana, perché in angolo morto mentre era perfettamente visibile da parte dei 149 italiani della piana del Tesino che in quella mezz'ora fecero strage orrenda di bersaglieri italiani. Faccio notare che ogni pagina del diario del capitano Cossa è firmata pertanto è certa l'originalità del documento.
Ora mi domando: in primis come mai il museo di Borgo Valsugana non abbia reso pubblico e non abbia fatto la dovuta pubblicità ad un documento cosi importante, che finalmente fa emergere la cruda e vergognosa verità sui fatti di Carzano sino ad oggi mistificati da irreali e false ricostruzioni.
Per secondo poi trovo patetica la ricostruzione bugiarda fatta sino ad oggi di questi importanti fatti dove si nota un vergognoso tradimento da parte di un'ufficiale austriaco(fatto reale) e si tiene nascosta la notizia di come il comando italiano abbia volutamente assassinato un gran numero di propri bersaglieri solo perché non eseguivano un assurdo ed irrealizzabile ordine dell'alto comando(fatto sino ad oggi nascosto e taciuto).
Per ultimo mi dispiace immensamente per il Sig Tommaso Bordoni Jr che da questo scritto scoprirà purtroppo che il proprio nonno, morto a Carzano come bersagliere il 18 settembre del 1917, non mori come lui pensava da eroe per la gloria italica ma morì barbaramente assassinato dal proprio comando militare assieme a moltissimi altri bersaglieri che li a Carzano non ebbero nessuna colpa se non quella di essere soldati italiani.
Mi scuso per aver condensato in così poche righe un fatto cosi importante che meriterebbe la stesura di un intero capitolo di un libro di storia militare.
Allego alcune fotocopie del diario del capitano Valerio Cossa dell'ottavo reggimento d'artiglieria italiano, la fotografia del povero bersagliere Tommaso Bordoni, alcuni scritti del nipote ed alcune nostre cartoline austriache della prima guerra mondiale."