Sant'Alfonso Maria de Liguori
Da: Discorsi sacri morali o sia sermoni compendiati per tutte le domeniche dell'anno, Bassano 1820 pag. 184-187.
SERMONE LIII.
PER LA DOMENICA XXIV. DOPO PENTECOSTE.
Della Bestemmia.
Cum ergo videritis abominationem desolationis — Matth, 24. 15. [«Quando adunque vedrete l'abbominazione della desolazione...»N.d.R.]
Tutti i peccati sono abbominati da Dio, ma più propriamente il peccato della bestemmia dee chiamarsi l'abbominazione di Dio, perchè quantunque tutti i peccati mortali sono di disonore a Dio, come parla l'Apostolo: Per praevaricationem legis Deum inhonoras: Rom. 2. 23. nondimeno gli altri peccati disonorano Dio indirettamente col trasgredire la sua legge, ma la bestemmia disonora direttamente Dio col maledire il suo santissimo Nome; onde scrisse S. Gio. Grisostomo, che niuna colpa inasprisce tanto il Signore, quanto il sentire il suo nome dagli uomini bestemmiato: Nihil ita exacerbat Deum, sicut quando nomen ejus blasphematur. Lasciate dunque, che in questo giorno, Cristiani miei, vi faccia vedere in due Punti:
Nel Punto I. Quanto sia grave il peccato della bestemmia .
Nel Punto II. Con quanto rigore Iddio lo punisce.
PUNTO I.
Quanto sia grave il peccato della bestemmia.
Che cosa è 1a bestemmia? è un detto ingiurioso contra Dio: Est contumeliosa in Deum locutio, così la definiscono i Dottori. Oh Dio con chi se la prende l'uomo, quando bestemmia? se la prende direttamente con Dio: Contra Omnipotentem roboratus est. Job 15. 25. E come, esclama S. Efrem, non temi, o bestemmiatore, che non discenda il fuoco dal cielo, e ti divori? e non si apra sotto di te la terra, e ti assorbisca? Non metuis, ne forte ignis de coelo descendat; et devoret te, qui sic os adversus Omnipotentem aperis? neque vereris, ne terra te absorbeat? S. Ephr. Paren. 2. I Demonii tremano al nome di Cristo, dice S. Gregorio Nazianzeno, e noi non temiamo d'ingiuriarlo? Daemones ad Christi Nomen exhorrescunt, nos vero Nomen adeo venerandum contumelia afficere non veremur? S. Greg. Naz. Orat. 21. Il vendicativo se la prende con un uomo suo pari; ma il bestemmiatore, quando bestemmia, par che voglia vendicarsi, con Dio stesso, che fa o permette quella cosa, che gli dispiace. Vi è una gran differenza tra l'offendere il ritratto del Re, e l'offendere la persona del Re; l'uomo è immagine di Dio, ma il bestemmiatore offende lo stesso Dio, dice S. Atanasio: Qui blasphemat, contra ipsam Deitatem agit. Chi offende la legge del Re, pecca; ma chi offende la stessa persona del Re, commette delitto di lesa Maestà; onde non gode grazia, ed è punito con castighi orrendi. Che dee dirsi poi di chi bestemmia, ed ingiuria la Maestà di Dio? Dicea nel suo Cantico Anna la Profetessa: Si peccaverit vir in virum, placari ei potest Deus; si autem in Dominum peccaverit vir, quis orabit pro eo? I. Reg. 2. 25. [«Se un uomo pecca contro un altr'uomo, può impetrarsi per lui pietà da Dio; ma se contro Dio pecca un uomo, chi farà orazione per lui?» Mons. Antonio Martini commenta: «Se la prende addirittura contro Dio chi l'offende nelle cose, che riguardano il suo culto, e il rispetto dovuto alle cose sante, le quali sono state destinate a rendere Dio propizio a' peccati degli uomini; onde chi di tali cose ne fa occasione, e strumento per offendere il Signore, dove troverà chi lo preghi per lui, e quali altri mezzi troverà per placarlo? Non vuol dirsi, che simili peccati sieno irremissibili, ove abbiasi riguardo alla misericordia di Dio, che non ha termine, ma che difficilmente rimettonsi.» N.d.R.] È così enorme dunque il peccato della bestemmia, che gli stessi Santi par che non abbiano animo di pregare per un bestemmiatore.
2. Giungono alcune bocche sacrileghe a bestemmiare chi li mantiene! Dice il Grisostomo: Tu Deo benefacienti tibi, et tui curam agenti maledicis? [«Osi maledire Dio che ti ha colmato di benefici e ti conserva?»N.d.R.] Oh Dio, tu stai con un piede all'Inferno, che se Dio non ti mantenesse in vita per sua misericordia, saresti dannato per sempre; e tu in vece di ringraziarlo, nello stesso tempo ch'egli ti fa bene, lo bestemmi? Si inimicus meus (si lamenta il Signore) maledixisset mihi, sustinuissem utique. Ps. 54. 13. Se tu m'ingiuriassi nel tempo che ti castigo, più lo soffrirei, ma tu mi maledici nel tempo ch'io ti sto beneficando? O lingua diabolica, ti sgrida S. Bernardino da Siena, che cosa mai ti trasporta a bestemmiare il tuo Dio, che ti ha creato, e ti ha ricomprato col suo Sangue! O lingua diabolica, quid potest te inducere ad blasphemandum Deum tuum, qui te plasmavit, qui te pretioso sanguine redemit? S. Bern. Sen. Serm. 33. Alcuni arrivano a bestemmiare espressamente Gesù Cristo quel Dio ch'è morto in croce per loro amore! Oh Dio, se noi non avessimo da morire, dovremmo desiderare di morir per Gesù Cristo, per rendere qualche piccola gratitudine ad un Dio, che ha data la vita per noi. Dico,piccola gratitudine, perchè non vi è paragone tra la morte di una misera creatura colla morte di un Dio; e tu in vece di amarlo, e benedirlo lo maledici (dice S. Agostino): Flagellatus est Christus flagellis Judaeorum, sed non minus flagellatur blasphemiis falsorum Christianorum. S. Aug. in Jo. Vi sono stati anche alcuni, che hanno bestemmiata, o ingiuriata Maria Vergine questa buona Madre che tanto ci ama, e prega sempre per noi! Ma tali scellerati sono stati puniti orribilmente da Dio. Narra il Surio (nel giorno 7. di Agosto) che un empio bestemmiò la B. Vergine, e poi con un pugnale ferì la sua Immagine, che stava in una Chiesa; ma uscito che fu da quella, un fulmine lo colse, e lo ridusse in cenere. L'infame Nestorio, che similmente avea bestemmiato, ed indotti altri a bestemmiare contra Maria SS. dicendo che non era vera Madre di Dio, morì disperato colla lingua mangiata da' vermi.
3. Quis loquitur blasphemias? Luc. 5. 21. E chi è questi che bestemmia? un Cristiano? uno che ha ricevuto il santo Battesimo, nel quale la sua lingua è stata in certo modo consacrata? Scrive un dotto Autore che sulla lingua di chi ha da battezzarsi si pone il sale benedetto: Ut lingua christiani quasi sacra efficiatur, et Deum benedicere consuescat. Clericat. tom. I. Dec. Tract. 52. [«Affinchè la lingua del cristiano sia come consacrata e si abitui a benedire Dio.» N.d.R.] E poi questa lingua dovrà diventare una spada, che trapassi il cuore di Dio, secondo parla S. Bernardino: Lingua blasphemantis efficitur quasi gladius cor Dei penetrans? Tom. 4. Serm. 35. Perciò dice poi lo stesso Santo, che niun peccato contiene in se tanta malizia quanto la bestemmia: Nullum est peccatum, quod habeat in se tantam iniquitatem sicut blasphemia. E prima lo disse S. Grisostomo: Nullum hoc peccato deterius, nam in eo accessio est omnium malorum, et omne supplicium. Lo stesso scrisse S. Girolamo, dicendo che ogni altro peccato, paragonato alla bestemmia, è meno: Nihil horribilius blasphemia, omne quippe peccatum comparatum blasphemiae levius est. S. Hier. in Isa. c. 18. E qui bisogna avvertire, che la bestemmia de' Santi, e delle cose, e giorni santi, come de' Sacramenti, della Messa, di Pasqua, Natale, Sabato santo, sono della stessa specie delle bestemmie contra Dio, perchè, secondo insegna S. Tommaso, siccome l'onore che si fa a' Santi, ed alle cose, o giorni santi, si riferisce a Dio; così l'ingiuria che si fa a' Santi ridonda contra lo stesso Dio, ch'è il fonte della Santità: Sicut Deus in Sanctis suis laudatur (come si legge nel Salmo 150.: Laudate Dominum in Sanctis ejus); ita et blasphemia in Sanctos in Deum redundat. S. Th. q. 13. a. 13. a. 1. ad 2. Ed è un peccato massimo contra la Religione. Ib. a. 3.
4. Sicchè, ripigliando il detto di S. Girolamo, la bestemmia è più grave del furto, più grave dell'adulterio, dell'omicidio. Tutti gli altri peccati, scrive S. Bernardino, provengono o dalla fragilità, o dall'ignoranza; ma questo peccato della bestemmia proviene dalla propria malizia: Omnia alia peccata videntur procedere partim ex fragilitate, partim ex ignorantia; sed peccatum blasphemiae procedit ex propria malitia. Cic. Serm. 33. Perchè procede da una mala volontà, e da un cert'odio conceputo contra Dio; onde il bestemmiatore si rende simile a' dannati, i quali, come dice S. Tommaso, ora non bestemmiano colla bocca, poichè non hanno corpo, ma bestemmiano col cuore, maledicendo la divina Giustizia che li punisce: Detestatio divinae Justitiae est in eis interior cordis blasphemia. S. Th. 2. 2. q. 13. a. 4. E soggiunge ivi esser credibile, che dopo la resurrezione, siccome i Santi in Cielo anche colla voce loderanno Dio, così i reprobi nell'Inferno colla voce lo bestemmieranno: Et credibile est, quod post resurrectionem erit in eis etiam vocalis blasphemia, sicut in Sanctis vocalis laus Dei. Giustamente dunque un autore chiama la bestemmia linguaggio d'inferno, dicendo che il Demonio parla per la bocca de' bestemmiatori, siccome Dio parla per la bocca de' Santi: Blasphemia est peccatum diabolicum, loquela infernalis; sicut enim Spiritus Sanctus loquitur per bonos, ita Diabolus per blasphemos. Mansi discurs. 7. n. 2. Quando S. Pietro nel palagio di Caifas negava Gesù Cristo, giurando che non lo conoscea, gli dissero i Giudei, che il suo parlare lo palesava per suo Discepolo, mentre avea lo stesso linguaggio del suo Maestro: Vere et tu ex illis es, nam et loquela tua manifestum te facit. Matth. 26. 73.Così può dirsi ad ogni bestemmiatore: Tu sei del paese dell'Inferno, e vero discepolo di Lucifero, mentre già parli col linguaggio de' dannati. Scrive S. Antonino, che i dannati nell'Inferno non s'impiegano in altro, che in bestemmiare e maledire Dio: Non aliud opus in inferno exercent, nisi blasphemare Deum, et maledicere. Part. 2. tit. 7. cap. 3. E adduce a tal proposito il testo dell'Apocalisse:Et commanducaverunt linguas suas prae dolore, et blasphemaverunt Deum coeli. Apoc. 16. 10. et 11. [«E pel dolore si mangiavano le proprie lor lingue, e bestemmiavano il Dio del cielo.» N.d.R.] E poi soggiunge S. Antonino, che chi ha il vizio di bestemmiare, già appartiene al numero de' dannati, mentre usa il lor mestiere:Qui ergo hoc vizio detinetur, ostendit se pertinere ad statum damnatorum, ex quo exercet artem eorum. Ibid.
5. Si aggiunge alla malizia della bestemmia la malizia dello scandalo, che porta seco per lo più la bestemmia, mentre questo è un peccato, che per lo più si commette esternamente, ed in presenza di altri. S. Paolo riprendeva i Giudei, perchè coi loro peccati eran causa, che i Gentili bestemmiassero il nostro Dio, e deridessero la sua legge: Nomen enim Dei per vos blasphematur inter gentes. Rom. 2. 24. Or quanto più rei sono i Cristiani, che colle loro bestemmie inducono gli altri Cristiani ad imitarli? Come va, io dimando, che in certe provincie non si sente alcuno che bestemmia, e se vi è, è raro; ed in altre provincie poi regna la bestemmia, in modo che può dirsi quel che diceva Dio per Isaia: Jugiter tota die nomen meum blasphematur. Isa. 52. 5. [«Di continuo, e tutto il giorno è bestemmiato il mio nome.» N.d.R.] Sicchè per le piazze, per le case, per le città, e per le ville non si sente altro che bestemmiare; come va? Ciò avviene, perchè gli uni imparano a bestemmiare dagli altri, i figli da' genitori, i garzoni da' padroni, i fanciulli da' grandi. Specialmente in certe famiglie par che si lasci per eredità la bestemmia. Il padre, è bestemmiatore, e perciò poi bestemmiano i figli, i nipoti, succedono in questa bella eredità gli altri discendenti. O padre maledetto! in vece d'insegnare ai figli suoi a benedire Dio, vuoi insegnarli a bestemmiare Dio, o li Santi suoi! Ma io li riprendo, quando li sento bestemmiare. Ma che servono queste tue riprensioni, quando tu dai loro mal esempio colla bocca tua? Per carità, per carità, padre di famiglia, non bestemmiare mai, ma specialmente guardati di bestemmiare avanti i figli tuoi, perchè questo è un peccato, che non so come Dio potrà più sopportarti. E quando senti, che qualche volta il tuo figlio bestemmia, riprendilo aspramente; anzi come dice S. Grisostomo: Contere os ipsius, manum tuam percussione sanctifica. Hom. 1. ad Pop. Fracassagli la bocca, che così santificherai la tua mano. Certi padri, se il figlio non fa qualche servizio a tempo, lo stroppiano di bastonate; se poi lo sentono bestemmiare li Santi, se ne ridono, o pure non parlano. Narra S. Gregorio (Dial. 4. cap. XVIII.) che un fanciullo ai cinque anni, figlio di un nobile Romano, era solito di vilipendere il nome di Dio, e 'l padre lasciava di riprenderlo. Un giorno si vide il figliuolo assalito, come disse, da certi uomini neri, corse ad abbracciarsi col padre, ma quelli che erano tanti Demonii tra le braccia del padre l'uccisero, e se lo condussero all'Inferno.
PUNTO II.
Con quanto rigore Iddio punisce il peccato della bestemmia.
6. Dice Isaia (1. 4.): Vae genti peccatrici, blasphemaverunt Sanctum Israel. Guai a' bestemmiatori, e guai eterni, poichè scrive Tobia, che tutti quei che bestemmiano, saranno condannati: Condemnati erunt omnes, qui blasphemaverint te. Tob. 13. 16. Dice Dio per bocca di Giobbe; Imitaris linguam blasphemantium; condemnabit te os tuus, et non ego. Job 15. 5. et 6. Dirà nel condannarlo: Non son io che ti condanno all'inferno, la tua stessa bocca, colla quale hai ardito di maledire me, o i Santi miei, è quella che ti condanna. Poveri bestemmiatori! seguiranno i miseri a bestemmiare nell'Inferno per loro maggior pena, poichè le stesse bestemmie ricorderanno sempre loro, che per la bestemmia son perduti in eterno.
7. Ma non solo nell'Inferno, anche in questa terra son castigati i bestemmiatori. Nella legge antica erano lapidati da tutto il popolo: Et qui blasphemaverit nomen Domini, morte moriatur; lapidibus opprimet eum omnis multitudo. Lev. 24. 16. Nella Legge nuova poi dall'Imperatore Giustiniano eran condannati a morte. S. Luigi Re di Francia (come riferisce Homobon. de Cas. res. p. s. 2. c. 1) castigavali con far loro traforar la lingua, e marcar la fronte con un ferro infocato; e se alcuno dopo ciò tornava a bestemmiare, volea che irremissibilmente morisse giustiziato. Scrive un altro Autore (Navarr. cons. 11. de offic. ord.) che le leggi escludono i bestemmiatori come infami dal far testimonianza di giudizio. E come si ha dalla Costituzione di Gregorio XIV., erano prima esclusi anche dalla sepoltura. Nell'Autentica: Ut non luxur. hom. si dice, che per le bestemmie vengono le carestie, i terremoti, e le pesti; Propter blasphemias et fames, et terraemotus et pestilentiae fiunt. Ti lamenti poi bestemmiatore, che fatichi, stenti, e ti vedi sempre pezzente, e dici: Non so che cosa sia, che mi vedo sempre in miseria! qualche scomunica vi sarà alla casa mia. Che scomunica! non sai che cosa sia? e la maledetta bestemmia, che tieni in bocca, questa ti fa stare sempre maledetto da Dio, e povero.
8. Oh quanti esempi funesti poi potrei narrarvi di bestemmiatori, che han fatta mala morte. Rapporta il P. Segneri (to. 1. Rag. 8.) che nella Guascogna due uomini, che aveano bestemmiato il Sangue di Gesù Cristo, poco appresto furono uccisi in una rissa, ed i cani gli fecero in minuti pezzi. Nel Messico un certo bestemmiatore, essendo ripreso, rispose: Voglio far peggio di prima. Nella notte gli si trovò cucita la lingua sotto il palato; e così il misero se ne morì senza dar segno di penitenza. Narra Dresselio, che uno bestemmiando restò cieco di tutti due gli occhi. Un altro bestemmiando S. Antonio, uscì una fiamma dall'Immagine dell'istesso Santo, e lo bruciò vivo. Narra il Sarnelli nel suo libro contra la bestemmia, che in Constantinopoli, avendo uno bestemmiato Dio, cominciò a lacerarsi le carni come un cane arrabbiato, e così morì. Narra il Cantipratense (cap. 48.) d'un certo chiamato Simone da Tornaco, che dopo aver costui bestemmiato, gli si stravolsero gli occhi, e caduto a terra mugghiava come un bue, e così muggendo spirò. Nel Mercurio Gallicano (lib. 10.) si narra, che un certo condannato alla forca, chiamato Michele, questi in sentirsi stringer la gola dal capestro, proruppe in una bestemmia, e così morì; ma che avvenne di più! quando spirò, gli cadde il capo dal busto, e gli restò la lingua da fuori pendente dal collo nera come un carbone. Lascio per più non tediarvi altri casi terribili, che si possono leggere nel detto libro del P. Sarnelli.
9. Ma per concludere. Dimmi bestemmiatore mio, se qui ci stai; che ne ricavi da questa maledetta bestemmia? tu non ne ricavi gusto; dice il Bellarmino, questo è un peccato senza gusto. Non ne ricavi guadagno, perchè (come ho detto) la bestemmia è quella, che ti fa stare sempre pezzente. Non ne ricavi onore; gli stessi bestemmiatori pari tuoi, quando bestemmi ne hanno orrore, e ti chiamano:Bocca di dannato. Dimmi, perchè bestemmi! Padre, è l'uso fatto. Ma che ti pare? l'uso fatto si può scusare avanti a Dio? Se un figlio bastonasse il padre, e poi dicesse: Padre mio compatiscimi, perchè ci ho fatto l'uso; lo compatirebbe il padre? Dici, che bestemmi per la collera che ti fan pigliare i figli, la moglie, il padrone. Ma come? la moglie, il padrone ti danno collera, e tu te la pigli coi Santi? che vi colpano i Santi? Essi pregano Dio per te, e tu li vuoi bestemmiare? Ma il Demonio allora mi tenta. E se il Demonio ti tenta, fa come faceva un certo giovane: era questi tentato di bestemmia, andò a consigliarsi coll'Abate Pemene, il quale gli disse, che quando il Demonio in ciò lo tentava, rispondesse: E perchè voglio bestemmiare quello Dio, che mi ha creato, e mi ha fatto tanto bene? io voglio sempre lodarlo, e benedirlo, e così il Demonio lasciò di tentarlo. Quando hai qualche collera, mancano parole al dire, senza che bestemmi? Dì allora: Maledetto il peccato: Signore ajutami: Madonna dammi pazienza. E se per lo passato hai fatto il mal abito a bestemmiare, ogni mattina da ogg'innanzi, quando ti alzi, rinnova il proposito di farti forza a non bestemmiare in quel giorno: e poi recita tre Ave a Maria Ss., che ti ottenga la grazia di resistere alle tentazioni che avrai.