Hildegard von Bingen |
Certamente il Medioevo fu il
periodo storico in cui la Chiesa poté esercitare la sua massima influenza sulla
società ed è da questa evidenza che si giustifica la leggenda nera dei
“secoli bui”, creata dai sedicenti “illuministi” dell’800.
Ancora oggi resiste l’esclamazione del “torniamo al medioevo” quando
qualcosa non gira per il verso giusto.
Eppure, fior di storici hanno dedicato la loro
vita a smontare questo antistorico pregiudizio, primo fra tutti
l’agnostico Jacques Le Goff, secondo il quale addirittura non è
mai esistito il Rinascimento, poiché si è trattato semplicemente di un lungo
Medioevo, dal VI al XVII secolo. Nessun “uomo nuovo”, il progresso è il
Medioevo stesso, disse: «Il Medio Evo è stato sempre
considerato come un periodo di passaggio tra l’Antichità e la Modernità, ma
passaggio significa soprattutto sviluppo e progresso. Nel Medio Evo progressi
straordinari ci sono stati in tutti i campi, con i mulini a vento e ad acqua,
l’aratro di ferro, la rotazione delle culture da biennale a triennale. Ma non
c’è nessuna rottura fondamentale tra Medioevo e Rinascimento,
tra il 14esimo e il 17esimo secolo». Nel Medioevo nascono la scienza, gli
ospedali moderni, le università, l’anatomia, la notazione musicale (pentagramma)
ecc.: in nessun periodo storico si è assistita ad una tale accelerazione
del progresso. Tanto che il prestigioso storico della scienza francese
Jean Gimpel ha scritto: «La prima rivoluzione
industriale risale al Medioevo. I secoli XI, XII, XIII hanno creato una
tecnologia sulla quale la rivoluzione industriale del secolo XVIII si è
appoggiata per il suo sviluppo. Le scoperte del Rinascimento hanno avuto
solamente un ruolo limitato nell’espansione dell’industria» (J. Gimpel,
“La révolution industrielle du Moyen Age”, Éditions du Seuil 1975, pp.
256). Interessante a questo proposito anche l’articolo intitolato “Le radici medioevali della Rivoluzione
industriale“, scritto dal prof. Terry S. Reynolds,
professore emerito di Storia presso la Michigan Technological University.
Anche quando si parla del ruolo della
donna nella società, spesso si contrappone la libertà femminile di oggi
alla presunta ghettizzazione presente nel Medioevo. Proprio Le Goff invece ha
spiegato: «l’idea che la donna sia uguale all’uomo ha
determinato la concezione cristiana della donna e ha
influenzato la visione e l’atteggiamento della Chiesa medievale
nei suoi confronti» (J. Le Goffe, “Un lungo Medioevo”, Dedalo 2006,
p. 92). Anzi, ribadì in un’intervista per “Avvenire”,
«credo che tale rispetto della donna sia una delle grandi innovazioni
del cristianesimo; pensiamo alla riflessione che la chiesa ha condotto
sulla coppia e sul matrimonio, fino a giungere alla creazione di tale
istituzione, ora tipicamente cristiana, formalizzata dal quarto concilio
Lateranense nel 1215, che ne fa un atto pubblico (da cui la pubblicazione dei
bandi) e, cosa fondamentale, un atto che non può realizzarsi se non con il pieno
accordo dei due adulti coinvolti».
Recentemente lo ha riconosciuto anche lo storico Angelo Varni,
ordinario di Storia contemporanea presso l’Università di Bologna e Direttore
della Scuola Superiore di Giornalismo. Recensendo il saggio “Donna Domina.
Potere al femminile da Cleopatra a Margaret Thatcher”, a cura di collega
Donatella Campus, ha riflettuto sulla dimensione
politico-culturale del ruolo svolto dalla donna nelle epoche passate. «Ancora
sovrane, principesse e nobildonne a dar sostanza ad un ruolo di potere politico
ricoperto da donne nel Medioevo. Ce lo dimostrano i due persuasivi ritratti di
Matilde di Canossa e di Ildegarda di Bingen», disegnati nell’intervento nel
saggio di Francesca Roversi Monaco, docente di Storia
medioevale all’Università di Bologna. «Dove si descrive un’epoca che,
ad onta dei luoghi comuni sulle sue chiusure, apriva
spazi di presenza femminile ai vertici più alti della gestione della
cosa pubblica finanche internazionale, irradiantesi dalle corti e dai monasteri
affidati per vicende ereditarie e nobiltà di lignaggio alle loro cure».
Come abbiamo spiegato nel nostro apposito dossier, la storia del
cristianesimo è infatti costellata di donne sante, donne
imperatrici, donne leader, sopratutto nel Medioevo. Il prof. Varni ha inoltre
osservato che «fu la Rivoluzione francese a rimettere in
discussione simili opportunità tutte derivate dall’appartenenza di
casta: nella società borghese dell’uguaglianza dei diritti e dei doveri non
parve affatto naturale riconoscere alle donne una loro paritaria presenza nella
dimensione pubblica, mentre il positivismo ottocentesco si sforzava di trovare
ragioni oggettive per relegarle nei limiti del
privato».
Ecco dunque che ancora una volta la verità
ribalta la leggenda: si scopre che il Medioevo era il luogo di
apertura per la presenza femminile nella società, l’illuminismo,
invece, di chiusura e di relegazione nelle case. Chi vuole
tornare ai secoli bui dell’illuminismo?
Fonte: http://www.uccronline.it/