Christophe de Beaumont du Repaire |
In una lettera che scriveva a Cristoforo de Beaumont, arcivescovo di Parigi, G. G. Rousseau disse:
"Il principio fondamentale d'ogni morale, sul quale ho ragionato in tutti i miei scritti ..., si è che
l'uomo è naturalmente buono, amante della giustizia e dell'ordine; che non havvi alcuna perversità
originale nel cuore umano, e che i primi movimenti della natura sono sempre retti".
Sta qui, abbiamo detto, l'errore radicale, l'errore-padre di tutti i falsi dogmi rivoluzionari, quello che
principalmente bisogna combattere, quello che fa mestieri annientare, se si vuol chiudere l'èra della
Rivoluzione. Le Play lo sapeva; le osservazioni fatte presso tutti i popoli ne lo aveano
profondamente convinto; perciò in tutte le sue opere egli si studia, tenacemente, si può dire, a tener
fisso lo sguardo de' suoi lettori sui fatti che dimostrano l'esistenza in noi della colpa originale.
È opportuno di far con lui questa constatazione prima di veder come gli errori del giorno ed i misfatti della Rivoluzione derivino dal falso dogma predicato da G. G. Rousseau; non si uscirà punto dalla Rivoluzione, non si eviterà l'abisso in cui ci spinge se non si ricostituisce la società sul principio teologico della caduta originale. "La teologia è la prima delle scienze - diceva Le Play - e tutte le altre sono false, almeno nelle loro conseguenze pratiche, se non vanno d'accordo con essa".(1)
"Per convincersi della falsità della dottrina di G. G. Rousseau - è Le Play che parla - non è punto
necessario imparare a governare gli uomini. Basta educare con premura i propri figliuoli. In ogni
famiglia numerosa i genitori hanno occasione di constatare che tutti i germi della perversità si
sviluppano contemporaneamente alle prime inclinazioni della natura".(2)
"Il fanciullo non è naturalmente inclinato al bene; tutt'altro, mostra anzi una tendenza innata al
male. Abbandonato a questa tendenza, manifesta una volontà non intelligente, quasi sempre
contraria agli interessi di tutti. Egli non cede che sotto la pressione della forza all'autorità di coloro
che lo proteggono nella sua propria debolezza, o che hanno il dovere d'invigilare alla prosperità
Jean-Jacques Rousseau |
solamente imperfetto, ma diviene sempre più insocievole".(3)
In appoggio di ciò che sto per dire, Le Play porta la testimonianza del più sapiente osservatore
dell'ultimo secolo, Darwin. Quest'uomo, che tanto ha interrogato la natura, si tolse l'incarico di
studiare giorno per giorno uno de' suoi figliuoli. Ora, prima che questi avesse raggiunta l'età di due
anni, egli aveva potuto riscontrare in lui, e notare nel suo giornale, in mezzo ad istinti di bontà,
d'intelligenza e d'affetto, questa sequela di sentimenti cattivi: la collera, la gelosia, il rispetto umano,
la dissimulazione e la menzogna".(4)
Non meno che Darwin, Le Play riconosceva nel fanciullo dei buoni istinti accanto ai cattivi. Essi
vengono dalla grazia del battesimo e dalle virtù acquisite dalla famiglia, dalle generazioni
precedenti, virtù che si trasmettono col sangue e coll'educazione; ma sempre non pervengono, anche
nei più favoriti ambienti, a superare i cattivi istinti. Nel capitolo XVIII della Réforme sociale en
France egli dice: "Secondo l'opinione che sola tengo per esatta, lo spirito del male dei fanciulli si
collega invariabilmente coll'amore del bene. L'inchiesta che ho aperta m'ha sempre rivelato su
questo punto l'accordo unanime degli uomini competenti. Io mi appello così ai padri di famiglia ed
alle autorità sociali che, secondati da scelti maestri, insegnano alla gioventù la vera scienza della
vita, quella che genera il rispetto di Dio, del padre e della donna. Secondo questi legittimi istitutori
delle nazioni, la propensione costante al bene non si riscontra che in qualche natura privilegiata, la
propensione al male è preponderante in molti altri; la mescolanza delle due tendenze è sempre il
segno distintivo della maggioranza. L'inclinazione eccezionale dall'infanzia al bene, si rivela qua e
là malgrado il contagio del cattivo esempio e le tentazioni più perverse; l'inclinazione persistente al
male è abituale in molti fanciulli nati da genitori i più virtuosi. Questa diversità di caratteri e questa
mescolanza di bene e di male si riproducono in tutte le razze, in tutti i climi, in tutte le classi di ogni
nazione. Sono manifesti nella maggior parte dei fanciulli di ogni famiglia, essi resistono lungo
tempo alla disciplina uniforme della scuola o del focolare domestico e talvolta anche ai duri
insegnamenti della vita".
Per questa ricerca Le Play è in diritto di conchiudere: "Il fanciullo porta nascendo una inclinazione
decisa al male. Egli non viene iniziato alla cognizione ed alla pratica del bene se non dalla grazia
divina e dagli insegnamenti lasciati dalla saggezza di coloro che l'hanno preceduto". "Anche il
giovane adulto è inesperto, dominato dalla colpa originale ed inclinato ad atti di follia". "Salve rare
eccezioni che, per grazia divina, nascono coi caratteri della santità, lo spirito del male si sviluppa
come il complesso delle facoltà; sopravvive anzi al loro declinare, se non è stato domo dall'autorità
paterna che Dio ha costituita alla difesa della morale".
"Dal cuore del fanciullo, il male tende incessantemente ad introdursi nella famiglia; il fanciullo
porta, sin dalla nascita, nella famiglia un certo fermento d'indisciplina e di rivolta". Perciò "il primo
dovere dei genitori è quello di reprimere nelle nuove generazioni una inclinazione persistente al
male". Essi non devono adoperarvisi da soli, ma reclamare il concorso dei sacerdoti e degli istitutori
diretti dai sacerdoti. "Domare le viziose inclinazioni dell'infanzia è il primo scopo dell'educazione.
Ma tutti coloro che hanno avuto questo doveroso incarico sanno che, sotto questo rapporto, la
scienza dell'istitutore non può supplire all'autorità ed alla sollecitudine dei genitori".
"L'insegnamento scolastico si riduce a certe pratiche tradizionali che non potrebbero, per nessun
titolo, giustificare l'ascendente sociale che si vorrebbe conferire all'istitutore. Quindi il miglior
mezzo che siasi trovato per dar prestigio al suo ufficio si è di porlo come ausiliario del sacerdote
nell'insegnamento religioso". Il padre di famiglia, secondato dal sacerdote resterà nell'avvenire la
vera guida della gioventù.(5)
Ed altrove: "La dottrina del prete ha occupato in ogni tempo il primo posto nella stima degli uomini.
Essa risponde alle aspirazioni di tutte le condizioni e di tutte le età. Essa sola ha il potere di liberare
i popoli dalla barbarie e conservarli in uno di quei punti culminanti che di tempo in tempo ci offre la
storia ... Niente di simile si osserva nelle attribuzioni dell'istitutore primario. La dottrina scolastica
ha il suo genere di perfezione, essa deve esercitare la memoria e gli organi fisici, essa ha meno
influenza sull'intelligenza, e meno ancora agisce sulle facoltà morali".(6)
La società ha mestieri d'esser protetta non meno che la famiglia. "Il male si riproduce senza tregua
nella società per le propensioni innate delle nuove generazioni". "Nelle più prospere società, la
nascita dei figli è, a dir vero, una invasione di piccoli barbari. Essi vi riconducono l'egoismo, la
crudeltà e le altre inclinazioni della barbarie. Se i genitori tardano a domarli mercé l'educazione, la
decadenza diviene imminente. Questa propensione innata dei fanciulli al male, fu sempre un
ostacolo alla prosperità della società umana. È la grande debolezza dell'uomo. I saggi di tutti i tempi
l'hanno chiamata "la colpa originale"".
"Nonostante la grazia divina, questa sorgente resta inalterabile. Ma a questa sorgente permanente
del male, le società prospere oppongono senza interruzione alcuni rimedi. Gli effetti della colpa
originale possono sempre essere neutralizzati da buone istituzioni sotto l'alta direzione d'uomini,
divenuti migliori mercé queste medesime istituzioni, o portati al bene da una organizzazione
eccezionale. All'opposto, possono essere aggravati da istituzioni viziate, o dal regno dei malvagi. La
geografia e la storia insegnano che, sotto l'azione prolungata di queste cattive influenze, l'uomo può
cadere nell'ultimo grado dell'abiezione".
Quanto è grande oggidì in Francia la moltitudine di coloro che sono caduti in questa abiezione
estrema! "I nostri compatrioti persistono a propagare coi loro discorsi, coi loro scritti, colle loro
leggi gli errori che G. G. Rousseau ha coordinato sistematicamente nel Contratto Sociale. Traviati
da questo sofista, essi ripudiano nei punti fondamentali della vita sociale, le più costanti tradizioni
del genere umano e la pratica dei popoli più prosperosi. Vedono l'ideale della famiglia
nell'indipendenza individuale di certe razze nomadi e selvaggie. Erigendo a dogma la perfezione
originale dell'umanità, e guidati da una logica inflessibile, attribuiscono ai governi costituiti la
sorgente del male che deriva dalla natura stessa dell'uomo. I mali che desolano la Francia dopo la
propagazione degli scritti di Rousseau, derivano la maggior parte da questo errore fondamentale. Mi
sono studiato a combatterlo fin dal principio de' miei lavori. Ho spiegato come la decadenza diviene
imminente dal momento che le società trascurano di opporre a questo flagello naturale dei cattivi
istinti che il fanciullo porta nascendo, la disciplina e l'educazione ... I Francesi per gli errori del
Contratto Sociale si son posti fuori degli insegnamenti dell'esperienza, e senza tregua, s'impigliano
in novità imprudenti od in vie sconosciute che li conducono alle rivoluzioni ed alle catastrofi".(7)
L'una dopo l'altra, pur troppo, tutte queste catastrofi noi le abbiamo subite. Senza dubbio, Le Play
non assegnava loro come causa unica la negazione del peccato originale, ma certamente egli pure
vedeva in questa negazione una delle loro cause più certe e più radicali. Perciò, dopo le rovine del
1870-71 egli diceva: "Errori inauditi produssero in alto come in basso un male che rode e dissolve il
corpo sociale. Questo male ci ha gettati nello stato in cui ci troviamo, e dimanda un pronto rimedio.
Bisogna innanzi tutto che uomini eminenti, ricchi di virtù e di patriottismo, scuotendo il giogo delle
idee dominanti, ritornino al concetto del vero e si adoprino a propagarlo".(8) "Non vi ha altra regola
di riforma se non quella di cercare il vero e confessarlo, avvenga ciò che può avvenire".(9) "L'errore
ancor più che il vizio perde i popoli".(10)
Note:
(1) Lettera del 25 marzo 1875.
(2) La Réforme sociale en France.
(3) Méthode sociale, p. 73.
(4) Darwin, Esquisse d'un Enfant, "The Mired" 1877.
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(5) Le Play, passim. - De Maistre ha fatto questa osservazione: "Tutte le nazioni del mondo, spinte
da questo solo istinto che mai inganna, hanno sempre confidato l'educazione della gioventù ai preti,
e ciò non appartiene solamente al cristianesimo. Tutte le nazioni hanno pensato egualmente. Alcune
anche, nell'alta antichità, fecero della scienza stessa una proprietà esclusiva del sacerdozio. Questo
concerto unanime merita una grande attenzione, poiché non è mai avvenuto ad alcuno di
contraddire impunemente il buon senso dell'Universo" (OEuvres complétes, VIII, p. 165).
Ed altrove, parlando di ciò che era avvenuto durante la Rivoluzione e che noi rivediamo a' nostri
giorni, egli disse: "La coscienza paterna, il più incorruttibile dei giudici, non è ingannata dai
ciarlatani repubblicani. Si son visti in certi dipartimenti uomini altolocati confidare i loro figliuoli a
quei medesimi preti che essi oltraggiavano nei loro manifesti civili e che avrebbero condannato alla
morte se la gendarmeria nazionale glieli avesse condotti dinanzi" (VIII, p. 439).
(6) Réforme sociale, t. III, pp. 64-65.
(7) L'organisation de la famille, p. 109.
(8) Le Play, d'après sa Correspondance, p. 223.
(9) Ibid., p. 359.
(10) Ibid., p. 414.