mercoledì 7 novembre 2012

La Monarchia Sacra Parte quarta : La Monarchia Sacra e i Concili : Dichiarazioni imperiali durante i Concili

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L’Imperatore Marciano, durante la VI sessione del Concilio di Calcedonia, che definì dogmaticamente la dottrina cattolica sull’Unione Ipostatica, così affermava:
«Chiamati dalla volontà divina a governare, in mezzo alle pressanti sollecitudini inerenti a tale carica, fin dall’inizio del nostro regno, noi non abbiamo avuto niente più a cuore che assicurare la perfetta e incrollabile corrispondenza delle convinzioni religiose con le vere e sante dottrine della fede ortodossa. Sventuratamente, alcuni uomini, per brama o per falso zelo, hanno diffuso tra il popolo delle idee singolari ed opposte all’antica tradizione e hanno dato origine ad un errore ormai assai diffuso. Per porvi rimedio, abbiamo riunito questo concilio, con la ferma speranza che il miglior frutto delle fatiche del viaggio sarà l’affermazione della vera religione … Lo scopo perseguito da Nostro Signore
fu che tutti gli uomini abbiano, riguardo a Dio, un solo e medesimo concetto, e che essi onorino la vera religione cattolica, che voi esporrete loro, seguendo i dogmi trasmessi dai santi Padri».
Giustiniano I , a sua volta, intervenendo al 5° Concilio ecumenico, riunitosi a
Costantinopoli nel 573, dichiarava:
«I pii ed ortodossi Imperatori, nostri predecessori, ebbero cura di sopprimere le eresie nascenti e di convocare delle assemblee di vescovi, per mantenere la pace nella Santa Chiesa di Dio con l’affermazione della pura dottrina rivelata. Così, quando il blasfemo Ario osò sostenere che il Figlio di Dio non era consustanzionale al Padre, ma che era una semplice creatura, Costantino, di pia memoria, riunì a Nicea 318 vescovi e con tale concilio, che egli sostenne con la sua presenza e che proclamò la consunstanzialità del Verbo, procurò la condanna dell’empietà ariana e la conservazione della vera Fede. […] Per questo [per dirimere la controversia dei cosiddetti Tre Capitoli] vi abbiamo convocato nella nostra regia città in modo che v’impegniate ad esprimere nuovamente le vostri intenzioni in ordine a tale questione […] Abbiamo anche richiesto al Papa [Vigilio]per mezzo di nostri dignitari e di alcuni di voi di venire a raggiungervi e discutere con voi l’affare dei detti Capitoli, così da arrivare ad una conveniente formula dottrinale».
L’Imperatrice Irene, intervenendo durante le sessioni del 7° Concilio ecumenico del 787, che condannò l’errore iconoclasta, ribadisce con forza il medesimo diritto dei sovrani cristiani di indire tali riunioni ecclesiastiche per il bene della religione rivelata:
«Desiderando esser partecipi della felicità e della nobiltà di figli di Dio, noi ci sforziamo di condurre tutto il nostro impero romano alla pace e all’unità. Vogliamo in particolare impegnarci per il bene delle sante Chiese di Dio e ci interessiamo vivamente alla perfetta intesa dei sacerdoti dell’est, del nord, dell’ovest e del meridione. Ora, secondo la volontà di Dio, questi sacerdoti sono qui presenti nelle persone dei loro rappresentanti e costoro sono latori della risposta alla lettera sinodale del nostro santissimo Patriarca. Tale, infatti, è stata, in ogni tempo, la legge dei concili della Chiesa cattolica che crede, in tutto il mondo, nel Vangelo. Per la volontà e l’ispirazione di Dio, noi vi abbiamo dunque riunito, o santissimi sacerdoti, incaricati di presentare a Dio il sacrificio incruento della sua alleanza, perché rendiate un giudizio conforme alle definizioni dei concili ortodossi». Neppure i contemporanei, ossia i vescovi e gli stessi Papi, misero in discussione o negarono ai sovrani cattolici il diritto di convocare i concili.
Nel decreto sinodale del 1° Concilio di Nicea è espressa chiaramente l’idea che
esso fu adunato per volontà dell’Imperatore, ispirato da Dio. Eusebio di Cesarea, nella sua Vita Constantini, afferma, a sua volta, che il sovrano, «per opporre al nemico della Chiesa un esercito divino, convocò un Concilio ecumenico, invitandovi con una lettera piena di deferenza, i vescovi di tutto il mondo».
I documenti ufficiali del Concilio di Efeso non sono meno evidenti. All’inizio di ogni sessione i Padri ricordano che l’assise è stata indetta dall’Imperatore romano, ripetendo il concetto per una trentina di volte! Il Papa contemporaneo al Concilio, Celestino I, scrivendo a Teodosio II , dopo essersi felicitato che tale azione a vantaggio della religione, rafforzerà anche l’impero, prosegue:
«Noi pure, in virtù del nostro potere sacerdotale, consacriamo i nostri sforzi a questo celeste compito e assistiamo nelle persone dei nostri legati al concilio, che voi avete ordinato»