venerdì 16 novembre 2012

Castelvetrano, basta con i miti garibaldini in Sicilia



di C. MIRTO – P. SCIANO’*

Un discutibile mito risorgimentale non può continuare a privare il Popolo Siciliano dei diritti fondamentali, quali quelli alla verità, al recupero della memoria storica ed alla giustizia, nell’accezione più ampia del termine. Ed i clamorosi “festeggiamenti” e le commemorazioni in onore dell’impresa garibaldina e dello stesso Garibaldi, che si sono svolti in questi giorni a Castelvetrano (e non solo a Castelvetrano) ripropongono con forza la questione. E ci obbligano, ancora una volta, ad una chiara presa di posizione che vuole essere anche una protesta più generale contro la “pratica” del lavaggio del cervello e contro i numerosi tentativi di imporre alla Sicilia una sorta di alienazione culturale che ci offende e ci mortifica. La verità è, infatti, un valore ed è, soprattutto, un diritto. Non può e non deve essere sostituita dalle falsità e dalle falsificazioni imposte dalla Cultura ufficiale italiana.
Non a caso il mito risorgimentale, nel suo complesso, è poco credibile ed è considerato da non pochi studiosi come inventato ad hoc dai vincitori per ingannare e sfruttare meglio i Popoli vinti, facendo loro credere che siano stati essi stessi protagonisti ed eroi dei fatti “gloriosi” che avrebbero portato alla vittoria il Regno Sabaudo!!! “Fatti” quasi sempre orrendi e tutt’altro che edificanti. E che sono ancora inconfessabili, dopo ben 152 anni! Ciò vale, in modo specifico, per tutto quanto si possa riferire alla “conquista” del sud, avvenuta nel 1860 e consolidata, negli anni successivi, a colpi di cannone. Una vicenda drammatica alla quale si cerca di dare un volto diverso da quello del colonianlismo e della vile occupazione militare anglo-sabauda-ungherese-garibaldina e mafiosa. Occupazione avvenuta grazie all’intervento inglese, con il vasto, fondamentale, supporto di truppe mercenarie straniere, che gli Agenti inglesi avevano reclutato, armato ed addestrato per venire a distruggere il Regno delle Due Sicilie, la sua economia, le sue industrie, le sue risorse umane,il suo ruolo nel Mediterraneo e nel Mondo. Repetita iuvant! E a ridurre la Sicilia e la Napolitania in colonie interne del Regno Sabaudo, nell’ambito del progetto “Unità d’Italia” che il Governo di Londra aveva già messo in cantiere sin dal 1815. Appunto!
In questa “manovra”, Garibaldi, Vittorio Emanuele II di Savoia, Cavour e tanti altri Padri della Patria furono i veri “beneficiati”, miracolati dalla sorte e dalla storia, nonostante le rispettive carenze e nonostante il loro ruolo fosse stato soltanto quello di “mosche cocchiere”. Non è un mistero che Garibaldi, oltre che dei corrotti, dei traditori dell’Esercito, della Marina e dello Stato Borbonico, si avvalesse, prevalentemente, di banditi comuni, di picciotti di mafia e di malfattori di ogni genere. Gli idealisti veri e propri erano ben pochi ed avevano ruoli marginali. La vera forza d’urto del nizzardo fu certamente la Legione Ungherese, dotata di un “organico” complessivo che superava 20.000 uomini. È appena il caso di ricordare al riguardo che, ad occupazione di Napoli avvenuta, il “dittatore” Garibaldi avvertì la necessità di riaprire l’arruolamento e l’ingaggio di altri mercenari ungheresi. E, a tal fine, con il Decreto datato “Caserta, 25 Settembre 1860”, autorizzò «[...] la formazione di due depositi ungheresi, per l’arruolamento ed organizzazione di quella Nazionalità, a Napoli ed a Messina, a’ quali si provvederanno tutt’i sussidi necessari per la loro formazione». Il Decreto fu controfirmato dal Ministro della Guerra Cosenz e dal Segretario Generale Bertani. E, come tutti gli altri Decreti garibaldini, anche questo riportava nell’intestazione la dicitura: «ITALIA E VITTORIO EMANUELE».
L’ulteriore, scandaloso, arrolamento di mercenari ungheresi confermò che né i Siciliani né i Meridionali erano accorsi ad arruolarsi nell’Esercito sabaudo-garibaldino, nonostante le promesse accattivanti di prebende, di pensioni, di assegnazioni di terre demaniali e di assunzioni nel pubblico impiego. E…. non è finita! Ma dobbiamo limitarci, seppure a malincuore. In questa sede abbiamo potuto fare, infatti, soltanto alcuni doverosi accenni alla grande tragedia del 1860. Non abbiamo potuto, per ragioni di spazio, fornire molte altre notizie importanti e le tante drammatiche testimonianze, inoppugnabili, in ordine alle ingerenze arroganti, asfissianti e…. determinanti (anche in azioni militari vere e proprie) dei rappresentanti del Governo di Londra. Ingerenze ad ogni livello e ad ogni pie’ sospinto, in aperta violazione dei princìpi del diritto internazionale allora vigente. Non abbiamo potuto fornire gli impressionanti “particolari” delle violenze, dei saccheggi e delle stragi compiute dall’armata sabaudo-garibaldina e dalle formazioni militari, oltre che dalla Legione Ungherese, composte da mercenari di altre nazionalità. Non abbiamo potuto parlare a sufficienza dell’intromissione della delinquenza comune e dei banditi più feroci nell’operazione “Conquista del Sud”. Né abbiamo avuto modo di parlare compiutamente del coinvolgimento della Mafia in Sicilia, della camorra nella Napolitania e delle altre organizzazioni similari. Tutte utilizzate e valorizzate soprattutto nelle operazioni di “controllo del territorio” e di creazione del consenso”, nonché nella manovra di “legittimazione” della invasione medesima. Non abbiamo parlato dei campi di concentramento e dei campi di sterminio che il Regno d’Italia istituì per gli ex soldati del Regno delle Due Sicilie che si erano rifiutati di disertare e/o di giurare fedeltà a quel “galantuomo” di Vittorio Emanuele II.
Non abbiamo parlato degli spietati genocidi. Né abbiamo fatto cenno alle tante, eroiche, rivolte delle coraggiose popolazioni del Sud e della Sicilia, ad iniziare proprio dalla Provincia di Trapani. Rivolte e sommosse soffocate nel sangue, che però riaffermarono il diritto del Popolo Siciliano al progresso, all’Indipendenza ed alla libertà. Analogo discorso vale, ovviamente, per la Napolitania e per gli altri civilissimi e valorosi Popoli del Sud. Ci permettiamo di ricordare, infine, che tutti questi fatti, messi assieme, costituiscono anche la Chiave di lettura della Questione Siciliana nonché della Questione Meridionale. E ci permettiamo di ribadire che c’è ben poco da festeggiare! Anzi: è una vergogna “festeggiare” le ricorrenze di avvenimenti tanto tragici, soprattutto da parte di chi conosce (o avrebbe l’obbligo di conoscere) la Verità.
Semmai è il momento di denunziare, anche a livello internazionale, il fatto, incivile e scandaloso, che al Popolo Siciliano ed ai Popoli del glorioso SUD si neghino, ancora oggi, il diritto alla Verità e il diritto alla memoria storica, senza i quali non si può avere piena consapevolezza del presente. Né speranza per il futuro.
*Frunti Nazziunali Sicilianu