martedì 13 novembre 2012

Giacinto De Sivo e la storia negata delle Due Sicilie (Parte 1°) : Amor del popolo al trono.


Giacinto De Sivo



I brani che seguono, raccolti sotto il titolo - di nostra scelta - Giacinto De Sivo e la Storia negata delle Due Sicilie - sono tratti dalla Storia del Regno delle Due Sicilie dal 1847 al 1861.

 
La consuetudine al principato, otto secoli di colleganza fra re e popolo, la gratitudine e la simpatia, fan qui (nel Regno delle Due Sicilie. ndr) della monarchia un sentimento, che s'afforza negli affetti, nelle tradizioni, negl'interessi e nel bisogno del paese. Essa è lo stato nostro conveniente. Le menti napolitane sì n'eran convinte, che nel comunal pensiero re significa giustizia, repubblica subbuglio; perocché sebbene altri di fuori speculasse con sette e cabale a porre in questo paese qualche radice, avvizzì, per mal concio terreno. A' tempi ultimi la nobiltà, paga di entrare a corte, e d'aver giuste ricchezze e moderate leggi, fu quasi tutta pel trono; e la bassa gente era sì al trono devota che poco più l'era alla religione. Fidava nel re come pregava Dio; ne sapea più. Nella mezzana classe serpeggiava meglio il veleno di subite salite, e pigliar nome e uffizi onde smesso il freno religioso, vagheggiava forme di governo dove di leggieri potesse entrare. Costoro in ogni paese aspirano a novità, e insorgono, potendo. Ma qui potean poco, non essendo gente d'armatura.
Guatando il passato luccica meglio questo vero: che in tutte commozioni popolari trovi la devozione al re. Sicilia nel dugento ammazza a suon di vespro i Francesi dominatori violenti, e grida re lo Aragonese, erede della dinastia legittima. Napoli al cinquecento si leva contro il viceré Toledo, che volea l'inquisizione, ma co' viva a Carlo V. Nel seicento insorge con Masaniello contro i balzelli e la baronia, e pur grida i viva al re. A tempo de' genitori nostri, al sentir Francesi, i popolani nudi e senz'arme, combattonli co' sassi tre dì; e poco stante al veder repubblica vengon da tutte provincie in massa con un prete in testa a schiacciarla con quella rabbia che ne fe' sì tristo e famoso l'anno 1799. Quando poi Napoleone frustava mezza Europa, solo Calabria dice no sdegnosa, e sforzata ma non doma da il sangue pel suo re lontano. Nel 1820 il popolo lasciò i settarii soli ad Antrodoco. Nel 1848 la rivoluzione mandata e attizzata dallo straniero fu spenta con arme patrie. E nel 1860 la nazione, conquisa da oro e ferro estero, a lungo riluttò; e inerme e in ceppi ancora rilutta. Ne' Napolitani la monarchia patria è religione.

Di Redazione A.L.T.A.