martedì 20 novembre 2012

DINANZI ALLA STORIA FURONO BRUTALMENTE CANCELLATI .



Dopo l'Unità, la Nuova Italia, mette a ferro e fuoco l'intero Sud portando scompiglio all'ex Regno delle Due Sicilie. Il popolo del Sud insorge e si inizia a pensare ad una rivolta anti-Savoiarda partendo proprio dalle Calabrie la zona più calda ma anche quella più predisposta alle sollevazioni.
I prezzolati dei Savoia insabbiarono quanto in queste righe raccontato immolando sull'altare dello Stato Italiano la vera storia. Il malcontento generale e le stragi che i Sabaudi commisero contro i fratelli meridionali furono spunto per una nuova insurrezione, stavolta non contro l'ex Corona del Borbone, ma contro le angherie dei nuovi padroni.
Viene organizzata una rivolta proprio partendo dalla punta estrema di Calabria Ulteriore per mano di Tommaso Clary e Fulco Ruffo principe di Scilla presero dei contatti per riconquistare la terra amata e ricondurla all'amato Borbone spodestato ed esiliato. L'incarico venne della spedizione venne affidato a Josè Borges di origine spagnola, tuttavia organizzata l'insurrezione a tavolino Clary riceve lettera da quest'ultimo in cui si citano tali parole: ”il Bòrges si recherà nelle Calabrie per proclamare l'autorità del legittimo Re Francesco II …..”.

La “rivoluzione” forgiata sulla scia della rivoluzione del Cardinale Ruffo seguì alla lettera gli eventi dell'esercito Sanfedista, tuttavia se da un lato si auspicava alla riuscita dell'impresa la spedizione del Bòrges venne boicottata persino dalla stampa. Raccontata appunto prima di essere messa in atto. Lo spagnolo con un manipolo di connazionali parte da Marsiglia verso la metà di agosto e sbarcò notte tempo a Brancaleone accolti dalle fucilate del popolo che non riconobbe lo spirito di liberazione dell'eroe.
Furono traditi in molte occasioni e questa ne fu la prova tangibile mille volte il generale Franchini descrisse l'ardore del Bòrges come ottimo elemento. 87 giorni durò l'impresa duri difficili e persino raccontati nella loro drammaticità dalle stesse parole dello spagnolo, il quale si sente più volte venduto al nemico, con il suo gruppo di spagnoli e qualche temerario regnicolo attraversò tutto l'ex Reame Matese, abruzzese, persino a Napoli l'impresa è descritta nelle parole di Giacinto De' Sivo nella sua opera Storia del Regno delle Due Sicilie annota questo: ”perduti metà dei suoi spagnoli, pure seguito da pochi generosi regnicoli, con tutto 22 uomini attraversa (….) inseguito, atteso, circondato da 50 battaglioni e 7 generali“ chi vuol capire capisca.
Patendo la fame la sete, la pioggia e la neve e rigorosi stratagemmi giunge al Tagliacozzo dove la guida li denuncia al capo bastione e fa convergere sul posto l'esercito e accerchia il manipolo lo stesso De' Sivo dice ancora nella sua cronaca: ”un nazionale prima di proclamare fuoco tira al petto ed uccide lo spagnolo“ Catturati e condotti a Santa Maria li spogliò di ogni cosa e li rivestì di luridi cenci al fine di farli sembrare briganti. Perfino si scrive nelle cronache del periodo: ”anche uno schiaffo al Bòrges fu dato“, li uccisero nel modo più atroce li assassinarono in tutta fretta, furono fucilati alla schiena e senza processo per non aver tradito chi li aveva aiutati e per pigliarsi il denaro.
Sebbene davanti alla storia questo evento fu cancellato è doveroso oggi riportarlo in auge per vari motivi lo stesso Fulvio Izzo autore di “Fratelli Bandiera Risorgimento senza eroi” Descrive così l'avvenimento: ”la nuova Italia piemontesizzata, non usò ne clemenza né giustizia e non lo fece nemmeno con il generale Bòrges”.
 
Fonte: