martedì 19 gennaio 2016

IL LEGAME TRA LA CORNA DELLE DUE SICILIE E QUELLA DI SPAGNA


La Penisola italiana, e il Regno di Napoli e di Sicilia all'ascesa
di Alfonso V d'Aragona (I di Napoli e Sicilia).
E’ storica e tradizionale la vincolazione politica delle Sicilie alla Corona aragonese; fin dalla fine del secolo XIII con la presenza in Sicilia, e in Sardegna, della milizia catalana. Dal secolo XIV il dominio fu pacifico e di accordo, rispondendo allo spirito imperiale spagnolo, una vera federazione basata sull’unione personale e nei mutui fueros. Nel secolo XV, Alfonso V d’Aragona conquistò il Regno di Napoli (con maggiore diritto degli Anjou, discendendo dalla dinastia catalana come da quella castellana, per ambo i lati discendente dalla Casa di Svevia) legandolo al Regno d’Aragona e divenendo Alfonso I di Napoli.

Durante il secolo XVI e XVII, Sardegna, Sicilia e Napoli, e i presidi di Toscana e Milano, formarono parte della grande confederazione ispanica, corrispondendo al Re cattolico dal 1556 il Vicariato perpetuo del Santo Impero in Italia.

La Guerra di Successione Spagnola fece naufragare la vincolazione dei due Regni di Sicilia con  l’Aragona, così come la vincolazione dei Paesi Bassi con la Castiglia. Ma Filippo V di Spagna, con proprio desiderio aumentato dalla benevola influenza di Isabella Farnese, sua seconda moglie, si dedicò alla restaurazione dell’Impero spagnolo in Italia.
Don Carlo di Borbone: Duca di Parma dal 1731
al 1735; Re di Napoli come Carlo VII dal 1734
al 1759; Re di Spagna come Carlo III dal 1759
al 1788.

Ciò ebbe inizio nel Ducato di Parma, dove, morto il Duca Antonio si estinse la linea maschile dei Farnese. Passo a regnare in quelle contrade nel 1731 l’Infante Don Carlo, fino al 1735, essendo divenuto Re di Napoli nel 1734, dove regnò fino al 1759, ascendendo al Trono di Spagna con il nome di Carlo III,  lasciando a Napoli suo figlio terzogenito Don Ferdinando. Con questa formula, più flessibile politicamente rispetto al dominio diretto, si assicurava l’egemonia spagnola in Italia anche nel secolo XVIII. Il Re di Spagna non diede la proprietà degli Stati di Napoli e Sicilia agli Infanti titolari, ma la riservò per se, dando  a questi i suddetti Stati come infeudazione, con diritto a titolarsi Re, ma conservando per il Monarca spagnolo l’uso di questi titoli, che continuarono a figurare nella larga enumerazione dei regni del Re cattolico, così come la sua autorità sugli Infanti feudatari, senza che ciò significasse in realtà un annullamento dell’indipendenza delle Due Sicilie, ma piuttosto un alleanza perpetua fondata su basi molto più salde di quanto potesse essere con un semplice Trattato. Allo stesso modo, venendo a mancare la successione sul Trono di Napoli, questa spetta al Re di Spagna che nomina un Infante per la successione; mentre se viene a mancare la successione in Spagna il Re di Napoli è chiamato alla successione lasciando uno dei suoi figli o fratelli a Napoli o, rinunciando al Trono spagnolo, nominare uno di questi alla successione spagnola. Accadde così quando Carlo VII di Napoli succedette al Trono di Spagna divenendo Carlo III e lasciando a Napoli il terzogenito Don Ferdinando.

 
Da sinistra: Ludovico I d'Etruria, la Regina
Infanta Maria Luisa con i figli Maria Luisa Carlotta e
Carlo Ludovico.




E 'curioso che il tiranno d'Europa, l’usurpatore Napoleone Bonaparte, per creare il Regno d'Etruria si accordò con le autorità spagnole e l’Infanta Maria Luisa, e suo figlio, nipote dell’inflessibile Duca Ferdinando I di Parma, anche se con intenzione di mantenerlo per pochi anni, rispettando  l'applicazione di condizioni simili per il Nuovo Regno, essendo il Ducato di Parma di esplicita proprietà della Casa di Spagna.

 






S.A.R. Alfonso di Borbone-Due Sicilie; Re
delle Due Sicilie dal 1894 al 1900.



L’instaurazione del ramo liberale in Spagna, non venne riconosciuto dai Borbone Hispanoitaliani, salvo alcune eccezioni nel tempo, come nel caso del ramo di  Napoli che, all’inizio del secolo  XX, vide la dolorosa e tardiva defezione del Conte di Caserta (Alfonso I delle Due Sicilie) il quale, morto suo fratello, l’integerrimo Francesco II delle Due Sicilie, trascinò con se l’intero ramo dei Borbone-Napoli privando i suoi membri del diritto alla successione in Spagna e nelle Due Sicilie. Infatti, come da noi riportato nei precedenti scritti, i Sovrani di questi Stati italiani, come principi reali della dinastia  borbonica spagnola, erano Infanti di Spagna,  titolo che frequentemente anteponevano all’espressione  dei propri titoli reali.  





Stemma di S.A.R. Sisto Enrico di Borbone.
Chiaro è che i discendenti di colui che fu generalissimo del Reale Esercito di Carlo VII di Spagna, avendo perduto la legittimità di origine e quella di esercizio, sono impossibilitati giuridicamente ad ascendere al Trono di Spagna e a quello di Napoli, e a fregiarsi dei titoli connessi: essendo Infanti e feudatari, sono tenuti a mantenersi fedeli al Re di Spagna (legittimo); una volta venuta meno la fedeltà essi perdono i diritti tanto al Trono di Spagna quanto a quello delle Due Sicilie, a maggior ragione in quest’ultimo caso, essendo stati infeudati.

Essendo Infanti di Spagna e infeudati, venuti meno alla fedeltà nei confronti di colui nel quale risiede il Vicariato del Santo Impero in Italia , il Re Cattolico, la loro esclusione è maggiormente sostenuta. Ricordiamoci che Carlo IV di Spagna stava per detronizzare suo fratello Ferdinando IV di Napoli per molto meno.

Ciò interessa, ovviamente, anche il diritto di fregiarsi dei titoli connessi che spettano ad oggi a S.A.R. Sisto Enrico di Borbone.


Redazione A.L.T.A.

Fonte:

¿QUIÉN ES EL REY? di
FERNANDO POLO;
NOTA AL CAPITOLO XI; NOTA 10.